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Mucche a basse emissioni

ll progetto RuminOmics è un programma finanziato dalla Comunità Europea a cui partecipano quattro enti di ricerca: Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, Università di Nottingham (UK), Wageningen University and Research Centre (NL) e AgResearch New Zealand (NZ). Lo scopo principale di questo progetto è trovare soluzioni sostenibili ed economicamente vantaggiose per abbattere le emissioni di gas serra negli allevamenti. La ricerca non è ancora terminata ma gli studiosi hanno di recente reso pubblici i progressi finora raggiunti.

Il progetto prende in considerazione il maggiore numero possibile di aspetti che in qualche modo possono essere collegati alle emissioni di gas serra. Innanzitutto si è guardato alle emissioni di metano dei bovini, questo, infatti, è un fattore che ha il suo peso nel conteggio globale delle emissioni ad effetto serra. Il potere del metano come gas serra è pari a 25 volte quello dell’anidride carbonica e il metano di origine animale corrisponde al 80% del metano totale emesso dall’agricoltura, ovvero il 35% di tutto il metano emesso di origine antropica (fonte FAO).

I ricercatori del progetto RuminOmics hanno visto che la quantità di metano prodotta dipende dal tipo di bovino e dalla sua dieta. Studi hanno evidenziato che a seconda del tipo di bovino preso in esame le emissioni possono raddoppiare o anche triplicare. Una parte degli studi si è quindi concentrata sulla selezione di un tipo di bovino in grado di produrre la stessa quantità di latte ma a più basse emissioni ad effetto serra.
Un’altra sezione è dedicata alla dieta vista la chiara correlazione tra quest’ultima e la quantità di emissioni.
Dalle prime stime emerge che la combinazione di bovini a basse emissioni con una dieta apposita potrebbe portare ad una riduzione di emissioni di metano anche di un quinto.
Un’altra sezione è dedicata alla microbiologia del rumine dei bovini. I ricercatori hanno fondate ragioni per credere che la genetica influisca anche sulla microbiologia dell’intestino, ma per esserne certi hanno bisogno di ulteriori studi.

Le ricerche genetiche finora condotte si sono limitate a miglioramenti di aspetto, fertilità e dimensioni. I ricercatori del progetto RuminOmics confidano che in un futuro abbastanza prossimo anche il fattore “basse emissioni” potrà attrarre gli allevatori di bovini. Aggiungono, infatti, che a loro avviso una diminuzione di produzione di metano dovrebbe portare ad una maggiore produzione di latte. Questa affermazione deriva dal fatto che per la formazione del metano il bovino utilizza dell’energia che, in un certo senso, viene “sottratta” da altre attività quale appunto la produzione di latte. Di conseguenza, limitando le emissioni, il bovino ha una maggior quantità di energia da convogliare sulla produzione di latte.

Per il momento, l’unico miglioramento di applicazione immediata per abbattere le emissioni di metano consiste nel modificare la dieta. La selezione genetica e l’analisi microbiologica dell’apparato digerente richiedono tempi maggiori. I bovini, infatti, hanno un rumine, uno stomaco e un sistema digerente molto più complesso del nostro.
I ricercatori stimano che per avere una selezione di bovini che presenti una riduzione di emissioni pari ad un 10% ci vorranno ancora 10-15 anni. Però, aggiungono, con la selezione del genotipo giusto probabilmente non saranno necessarie diete speciali e questo comporterebbe un abbattimento dei costi.
I risultati delle ricerche aprono strade per applicazioni analoghe anche in altri ruminanti quali capre e pecore.

Il progetto continuerà ancora per due anni e si stima che i primi risultati saranno disponibili sul mercato in 3-5 anni.

Per saperne di più:
Youris.com
Progetto RuminOmics
Università Cattolica del Sacro Cuore
University of Nottingham
Wageningen University and Research Centre
AgResearch New Zealand