Mercato Ballarò a Palermo

Nuovi modelli di produzione e consumo innovano il mercato agricolo-alimentare

Farmer’s markets, Gruppi di Acquisto Solidale, Community Supported Agriculture e orti urbani sono solamente alcuni tra i nuovi modelli di produzione e consumo di cibo. Secondo la FAO, l’agricoltura urbana è una “via d’uscita alla povertà alimentare” perché consente l’accesso sicuro al cibo, soprattutto verdura e frutta fresche, anche alle persone più povere o con redditi bassi. In Italia le aree verdi destinate alla realizzazione di orti pubblici, nelle città capoluogo, hanno ormai raggiunto un’estensione pari a quasi 2 milioni di metri quadrati. 


Cambia il modo di produrre e consumare il cibo

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di nuovi modelli di produzione e consumo nel mercato agricolo-alimentare, accompagnati da una maggiore sensibilità nei confronti del valore etico e sociale del cibo, che si sono contrapposti (e si contrappongono) alla standardizzazione e omologazione dei prodotti agroalimentari imposti dalla grande distribuzione organizzata (GDO). Associazioni di categoria, associazioni di cittadini o di consumatori e altri soggetti si sono attivati per sostenere nuovi modelli produttivi e commerciali che privilegiano comportamenti fondati su principi di “consumo critico” del cibo. Secondo questi principi, del cibo vanno conosciute con certezza, oltre alla provenienza, alla tipicità e all’origine locale, anche le sue radici nella storia e nelle tradizioni culturali del luogo in cui è stato prodotto (vedi Slow Food). In questo contesto, i cosiddetti farmer’s markets, ovvero i “mercati contadini”, hanno acquisito un ruolo di primo piano. Questi privilegiano la vendita diretta dal produttore al consumatore, in linea con i principi della “filiera corta” e in contrapposizione a quelli della “filiera lunga”. In quest’ultima, a differenza della prima, intervengono uno o più operatori prima che il prodotto possa essere venduto al consumatore, i quali riducono fortemente il guadagno degli agricoltori. I “mercati contadini” consentono inoltre strategie produttive, commerciali e distributive volte a ridurre gli sprechi alimentari e l’impronta ecologica derivante dalle produzioni agricole di tipo industriali. Essi comportano poi vantaggi economici sia per i produttori, che non devono più sottostare alle rigide imposizioni della GDO, sia ai consumatori, che pagano un prezzo inferiore per lo stesso prodotto. A questo proposito, conviene sottolineare le iniziative organizzate dai Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), costituiti da cittadini, che si organizzano per rifornirsi di prodotti agricoli da aziende e produttori locali. Nella stessa direzione si muovono le Community Supported Agriculture (CSA), costituite da consumatori organizzati, che propongono un modello alternativo di approvvigionamento dei prodotti agricoli (Tabella 1). Si stima che a livello europeo siano attivi oltre 2.770 CSA (dati della URCENCI).

 

Reti Alimentari Alternative

Obiettivi

Farmer’s market (Mercati contadini)

Produzioni sostenibili, stagionalità dei prodotti, consumo locale.

Gruppi di Acquisto Solidale (GAS)

Acquisti diretti dai produttori sulla base di accordi tra gruppi di cittadini e  gli stessi produttori. 

Agricoltura urbana

Benefici ambientali ed energetici, integrazione e inclusione sociale.

Community Supported Agriculture (CSA)

Produzioni alimentari basate su progetti comuni tra consumatori e produttori.

Tabella 1. Reti alimentari alternative nel sistema agricolo-alimentare

 

Il ruolo chiave dell’agricoltura urbana

Tra i nuovi modelli di produzione e consumo di cibo, un ruolo di primo piano è ricoperto dall’agricoltura urbana che, secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), è una “via d’uscita alla povertà alimentare” perché consente l’accesso sicuro al cibo, soprattutto verdura e frutta fresche, anche alle persone più povere o con redditi bassi. La sicurezza alimentare non è un problema che interessa solamente le città del Sud del mondo. Anche nei paesi cosiddetti “occidentali” l’agricoltura urbana ha trovato grande interesse da parte di amministrazioni locali, associazioni e cittadini. A Montreal, ad esempio, l’agricoltura urbana viene praticata permanentemente in alcune aree appositamente adibite nei parchi municipali. Vancouver si è dotata di un’agenzia municipale per l’amministrazione della politica alimentare urbana. Negli Stati Uniti, dove almeno 30 milioni di persone non possono permettersi di acquistare una quantità di cibo sufficiente, l’agricoltura urbana contribuisce ad ampliare la dieta delle classi più povere che, nella generalità dei casi, è iperproteica, povera di vitamine e fibre, basata essenzialmente su junk foods (“cibo spazzatura”). L’agricoltura urbana è in rapida crescita anche in Italia, dove le aree verdi destinate alla realizzazione di orti pubblici, nelle città capoluogo, hanno raggiunto un’estensione pari a quasi 2 milioni di metri quadrati. Si tratta prevalentemente di terreni di proprietà comunale, divisi in piccoli appezzamenti e adibiti alla coltivazione familiare (dati della Coldiretti). A questo proposito, conviene sottolineare che nella Legge di Stabilità 2018 è stato inserito, per la prima volta nel nostro Paese, il cosiddetto “bonus verde” che prevede detrazioni IRPEF del 36% per le spese sostenute per lavori di “sistemazione a verde” di aree scoperte private di edifici esistenti, per la realizzazione di coperture verdi e giardini pensili, fino ad un massimo di 5 mila euro. Tra le possibili applicazioni del bonus verde rientra anche la realizzazione di orti urbani per la produzione di piante alimentari negli spazi condominiali. L’agricoltura urbana rappresenta oggi uno strumento efficace per fronteggiare problematiche legate alla povertà alimentare e, al contempo, una strategia sostenibile per le amministrazioni pubbliche che intendono sviluppare esternalità positive in termini di miglioramento microclimatico delle aree urbane, inclusione sociale, servizi di pianificazione territoriale e nascita di nuove “professioni verdi” (green jobs).

 

Il successo della “filiera corta”

Alla base del successo di questi nuovi modelli di produzione e consumo di cibo, tra i quali l’agricoltura urbana, vi è da parte dei consumatori e delle aziende agricole la preferenza ad avere un sistema agricolo-alimentare fondato, non più sulle caratteristiche immateriali del prodotto e sulle capacità manageriali e commerciali tipiche della GDO, bensì su una dimensione che assegni al prodotto un valore aggiunto, in linea con le peculiarità geografiche e storiche del territorio, delle esperienze e delle tradizioni locali, alle quali si accompagnano l’impiego di sistemi, processi e tecniche che minimizzano l’uso di energia da fonti fossili, le emissioni di CO2 e l’impatto ambientale.


Fonti per approfondire:

I farmers’market: la mano visibile del mercato. Davide Marino, Clara Cicatiello. Franco Angeli ed. 2010.

 

Nota:

L’immagine d’intestazione dell’articolo mostra uno scorcio dello storico mercato Ballarò a Palermo. La foto è stata scattata da Andrea Campiotti (autore dell’articolo).