PAC 2023-27: dibattito aperto sui vincoli ecologici

Di Alessandro Campiotti


La Corte dei conti europea sottolinea che la PAC 2023-27 risulta più ecologica della precedente, ma le numerose deroghe ed esenzioni introdotte rischiano di minare il raggiungimento degli obiettivi in materia di clima e ambiente. Nuove colture adattabili ai cambiamenti climatici e agroforestazione sono tra le soluzioni per garantire la produzione e promuovere la biodiversità.

Foto di Alessandro Campiotti

Dopo quasi due anni dall’entrata in vigore nel gennaio del 2023, la politica agricola comune (PAC), che regolamenta il settore agricolo degli stati membri dell’Unione europea (UE), non sembra soddisfare al meglio i requisiti in materia di neutralità climatica, contenimento dell’inquinamento atmosferico e contrasto alla perdita di biodiversità. È quanto emerge dalla relazione “Piani della politica agricola comune” recentemente pubblicata dalla Corte dei conti europea, che ha valutato i risultati fin qui ottenuti dalla PAC 2023-27, mettendo in luce una serie di aspetti che, nell’attuale situazione, limiterebbero il raggiungimento degli obiettivi prefissati in fase di programmazione. Per comprendere meglio l’attenzione rivolta nei confronti della PAC, bisogna considerare che si tratta di un ambito di intervento fondamentale per l’UE, per il quale sono stati stanziati circa 387 miliardi di euro, pari al 31% del bilancio europeo 2021-2027. L’intero budget fa capo a due fondi, anche chiamati pilastri della PAC, di cui il primo, Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA), è legato ai pagamenti diretti a sostegno del reddito degli agricoltori, e attualmente gestisce 291 miliardi di euro, mentre il secondo, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), ne gestisce 95.

Da quando è entrata in vigore per la prima volta nel 1962, dopo l’istituzione avvenuta nel 1957 con i Trattati di Roma, la PAC ha più volte cambiato volto e indirizzo, per far fronte alle diverse sfide poste dal contesto internazionale e orientare gli obiettivi di sviluppo e ammodernamento del settore primario affinché diventasse competitivo sul mercato globale. Nei primi anni, l’interesse prioritario era volto a perseguire l’incremento della produzione alimentare, per garantire ai cittadini dell’allora Comunità Economica Europea le risorse adeguate a prezzi accessibili, e assicurare allo stesso tempo un tenore di vita equo alla popolazione agricola, tramite l’imposizione di un prezzo minimo per i prodotti. Tra gli anni ’60 e ‘70, questa politica di sostegno ai prezzi incentivò gli agricoltori ad investire in nuove tecnologie, favorendo la meccanizzazione del settore agricolo, che consentì di aumentare la produttività e colmare il deficit produttivo del dopoguerra. Nei decenni a seguire, la Commissione europea, tramite le diverse riforme della PAC, si trovò a gestire le questioni legate alle eccedenze produttive, all’inserimento delle quote di produzione, all’ottenimento di prezzi che fossero competitivi sul mercato internazionale, fino all’introduzione di nuovi criteri di accesso ai finanziamenti vincolati non solo alla qualità dei prodotti, ma anche ad un maggior rispetto per la tutela ambientale, il benessere animale e la biodiversità.

Ai fini di una maggiore promozione di questi aspetti, l’ultima programmazione, elaborata tra il 2018 e il 2021, è stata fortemente condizionata dal Green Deal europeo, un ambizioso piano di crescita approvato nel 2019, che ha tracciato una serie di obiettivi al 2030, come la riduzione del 55% delle emissioni di gas climalteranti, il contrasto alla perdita di biodiversità, il raggiungimento del 25% delle superfici agricole coltivate a biologico e la riduzione del 50% dell’uso di prodotti chimici più dannosi. Per tali ragioni, la PAC 2023-27 ha ridimensionato la quota di pagamenti diretti facilmente ottenibili dall’85% al 48% rispetto alla precedente PAC 2014-20, e ha vincolato il 25% ad un pacchetto di misure green chiamate Ecoschemi, basate su pratiche agronomiche rispettose dell’ambiente, del clima e del benessere animale, come l’introduzione di fasce di inerbimento tra le piante arboree, l’avvicendamento tra colture “miglioratrici” e “depauperanti” per promuovere la fertilità del suolo, la destinazione di superfici agricole per la crescita prati melliferi per il richiamo degli impollinatori.

Come era prevedibile, le modifiche introdotte hanno determinato preoccupazione e malcontento tra gli agricoltori e gli operatori del settore, che lamentano una ridotta libertà di impresa causata dalle nuove condizioni di accesso ai fondi europei. Alcune delle principali critiche sollevate si riferiscono al divieto di coltivare per due anni consecutivi le colture cosiddette “depauperanti” sulla stessa particella di terreno, che nel tempo potrebbe indebolire le filiere produttive locali, così come è stato espresso dissenso nei confronti dell’obbligo di mantenere il suolo coperto in determinati periodi dell’anno, limitando la possibilità di effettuare le lavorazioni del terreno. Per tali ragioni, le associazioni di categoria hanno organizzato manifestazioni in tutti i paesi europei per protestare nei confronti della nuova PAC, chiedendo la modifica delle misure più limitanti. In risposta a questa situazione la Commissione europea ha approvato l’attenuazione di alcuni requisiti di condizionalità, fornendo una serie di deroghe ed esenzioni. A questo proposito, la Corte dei conti europea, nella sua relazione, ha sottolineato che l’assetto della PAC emerso dalle ultime modifiche favorirà l’accesso ai finanziamenti da parte degli agricoltori, ma avrà risultati meno soddisfacenti in materia di clima e ambiente, rendendo “molto improbabile” il raggiungimento di alcuni obiettivi comuni al Green Deal. Un passo in avanti si potrebbe fare rimodulando alcuni sistemi colturali, in modo tale da selezionare specie vegetali più adattabili ai cambiamenti climatici in atto, e al tempo stesso potenziare la tecnica dell’agroforestazione, che consiste nell’integrazione di specie arboree e arbustive nei terreni coltivati, per rendere più complesso l’agroecosistema e in questo modo potenziarne la biodiversità e la resistenza.

Per approfondire:

Commissione europea: “Il Green Deal europeo”, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale delle regioni”. Bruxelles, 11.12.2019 COM (2019) 640 final.

Corte dei conti europea: Relazione speciale “Piani della politica agricola comune. Più verdi ma non all’altezza delle ambizioni dell’UE in materia di clima e ambiente” presentata in virtù dell’articolo 287, paragrafo 4, secondo comma, del TFUE.