Parte II cap.1 Risorse: L’acqua irrigua. Premessa
Ai fini del loro utilizzo irriguo le acque si possono distinguere in funzione di uno dei principali parametri di qualità: la concentrazione salina. Si distinguono quindi in acque dolci ed acque salmastre.
Le acque utilizzabili a scopo irriguo sono:
- Acque superficiali da corsi e invasi naturali o artificiali (fiumi, torrenti, laghi, bacini idrici delimitati da dighe o argini) dai quali l’acqua è immessa in canali mediante opere di deviazione e derivazione.
- Acque sotterranee da falde acquifere (freatiche, subalvee, artesiane) e sorgenti (d’emergenza, di trabocco, di contatto, di sbarramento, di fessura, subacquee o risorgenti).
Acque reflue urbane, industriali, zootecniche.
Il loro impiego e le caratteristiche chimico-fisiche che esse devono avere per essere utilizzabili sono soggetti ai limiti imposti da precise disposizioni di legge, prime tra tutte le Leggi n. 319/76 ed il D.Lgs 152/99. Esse necessitano di particolari accorgimenti sia nelle fasi di trattamento sia in quelle di utilizzo. I trattamenti di depurazione necessari prima dell’uso, in alcuni casi, non sono però sufficienti a ridurre, entro livelli accettabili, fenomeni di inquinamento, soprattutto microbiologico, a carico del terreno, della coltura e dell’aria. Questo obbliga inoltre ad una scelta dei volumi e dei metodi di irrigazione più idonei alle particolari caratteristiche di queste acque. In ogni caso il volume di acque reflue direttamente utilizzato in agricoltura è trascurabile, a livello quantitativo, se confrontato con quello necessario per le comuni pratiche irrigue.
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