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Progressi nella lotta alla batteriosi del Kiwi

Il settore agricolo deve affrontare, per i prossimi anni, alcune sfide tra le quali la necessità di soddisfare la domanda di prodotti alimentari riducendo la pressione sull’ambiente, o le richieste energetiche e di mezzi tecnici.
Vincere queste sfide richiede lo sviluppo di biotecnologie, pratiche agronomiche e tecniche di valorizzazione dei residui in grado di mitigare l’impatto ambientale e proteggere gli habitat naturali e la biodiversità, salvaguardando la redditività del settore.
Il progetto Biogesteca, finanziato con 2,5 milioni di euro dalla Regione Lombardia nell’ambito del “Fondo per la promozione di accordi istituzionali”, vuole fornire una risposta a queste problematiche integrando le conoscenze e le attività di ricerca di numerosi gruppi lombardi, tra cui l’Università di Milano.
Un aspetto peculiare e innovativo del progetto riguarda la realizzazione di un approccio integrato (piattaforma di biotecnologie verdi e di tecniche gestionali) che vede lo studio e la sperimentazione di diverse soluzioni che interagiscono tra di loro con la finalità condivisa della sostenibilità del sistema agricolo. In particolare, la linea di ricerca 6 si concentra sull’utilizzo di reflui e residui per la produzione di energia e fertilizzazione dei terreni.
Il 27-28 giugno 2013 all’interno del Convegno della Rete Italiana LCA organizzato da ENEA, Politecnico di Milano e Rete Italiana LCA, sono stati presentati i risultati della ricerca sulla “Valutazione ambientale della produzione di elettricità da digestione anaerobica di reflui zootecnici”, ricerca sviluppata proprio all’interno del progetto Biogesteca. Questa ricerca mira a determinare il LCA (Life cycle assessment – analisi del ciclo di vita) dei vari reflui zootecnici reimpiegati nella produzione di elettricità. I risultati ottenuti sono estremamente interessanti: l’impiego di reflui bovini permette di ottenere una migliore sostenibilità rispetto ai reflui suini ed entrambe le filiere producono energia con un minor impatto ambientale rispetto a quella da altre fonti presenti nella rete elettrica nazionale.
Le differenze tra i due reflui sono essenzialmente dovute alla più elevata produzione specifica del liquame bovino, caratterizzato da un più elevato tenore di sostanza secca. La convenienza ambientale dell’impiego di refluo bovino rispetto a quello suino non può, tuttavia, prescindere dalla valutazione delle distanze di trasporto che influenzano fortemente il carico ambientale.

Un altro progetto che incentiva proprio la pratica sul terreno di tecnologie innovative per conciliare gli impegni in materia di salvaguardia ambientale con un equilibrato sviluppo dell'agricoltura è il Progetto Biomasse, promosso e finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e sviluppato da ENAMA (Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricola), organismo che associa, insieme al Ministero e agli istituti di ricerca, tutte le forze che operano nel settore della meccanizzazione agricola.
Un esempio pratico degli effetti di questo progetto è portato dall’azienda agricola Stassano a Peccioli (PI). L’attività economica principale di quest’azienda è costituita dall’allevamento suinicolo, circa 8.000 capi all’ingrasso ogni anno, al quale vengono affiancate le coltivazioni agricole e la produzione di mangimi nel mangimificio aziendale. In quest’azienda è stato costruito un impianto di biogas che si è integrato perfettamente nelle attività aziendali. Per la produzione di metano vengono utilizzati per circa il 78% in peso effluenti zootecnici (76,5% liquami suini prodotti dall’allevamento e 1,4% pollina di provenienza extra-aziendale), per il 16% in peso sottoprodotti agro-industriali e per il restante 6% colture energetiche di produzione aziendale. Il biogas prodotto viene interamente utilizzato in un cogeneratore per la produzione di energia elettrica e di energia termica, reimpiegata in parte nel funzionamento dell’impianto e in parte venduta alla rete Enel.
Una parte dei liquami suini viene invece reimpiegata come fertilizzante in agricoltura dopo aver subito una digestione anaerobica. Il digestato è un materiale stabilizzato e parzialmente igienizzato, che ha subìto un abbattimento degli odori, una riduzione della sostanza organica e una mineralizzazione della componente azotata.

Per saperne di più:
Progetto BIOGESTECA
Progetto Biomasse
Azienda agricola Stassano