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Sistemi alimentari, a Roma il pre-vertice delle Nazioni Unite sul futuro del cibo

Dal 26 al 28 luglio ha avuto luogo a Roma, nella sede della FAO, il pre-vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari. Tre giorni di dibattiti preparatori in vista del summit finale che si terrà a New York in occasione della prossima Assemblea Generale


Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), il sistema agricolo-alimentare con i suoi differenti comparti (produzione e consumo, trasformazione, imballaggio, trasporto e distribuzione, vendita al dettaglio e turismo) fornisce attualmente prodotti alimentari a oltre 7 miliardi e mezzo di persone. Tuttavia, nel 2020, oltre 800 milioni di persone vivevano in condizioni di denutrizione, due miliardi soffrivano di carenze di micronutrienti, mentre altri due miliardi presentavano situazioni fisiche di sovrappeso o obesità. A questi dati occorre aggiungere poi quello relativo allo spreco di cibo stimato a livello globale in circa 75 kg / persona (UNEP, 2019). Un’altra questione, alla quale le istituzioni e l’opinione pubblica hanno riservato una crescente attenzione, riguarda gli effetti dell’agricoltura industriale sull’ambiente e, particolarmente, le relazioni tra il settore agroalimentare e il fenomeno del cambiamento climatico. La produzione agroalimentare risulta direttamente responsabile di un terzo delle emissioni totali di gas serra, di circa il 70 per cento del consumo di acqua e della perdita di almeno il 60 per cento di biodiversità. Quest’ultimo dato in particolare si lega con la pandemia di Covid-19, la quale potrebbe essere correlata all’aumento di parassiti e malattie zoonotiche, rilevate con sempre maggior frequenza nelle aree geografiche dove si registra una significativa perdita di biodiversità. Perciò, se da un lato il sistema agroalimentare moderno ha apportato indiscussi benefici per l’economia e per i consumatori, dall’altro, ha contribuito all’insorgenza di nuove problematiche. La continuità annuale del prodotto, la cosiddetta “destagionalizzazione”, e la commercializzazione di prodotti alimentari complessi (GDO) richiedono una sempre maggiore quantità e qualità di servizi da incorporare nell’offerta, che aumentano il costo dei prodotti. A causa dell’impiego di fertilizzanti e fitosanitari di sintesi e dei consumi elettrici e termici richiesti dai processi di trasformazione dei prodotti, il sistema agricolo moderno è responsabile del 20 per cento a livello globale e del 10 per cento a livello europeo (di circa il 5 per cento in Italia) delle emissioni di gas serra. Senza considerare poi l’impatto sull’ambiente in termini di deforestazione, erosione e salinizzazione dei suoli. Quanto ai consumi di energia, la filiera del cibo è responsabile di oltre il 30 per cento dei consumi energetici a livello globale, mentre a livello europeo è mediamente responsabile di un consumo di energia finale che oscilla tra il 17 e il 26 per cento per l’agroindustria e tra il 2,8 e il 5 per cento per l’agricoltura (Progetto AgroRES). Questi temi sono stati al centro del Pre-Vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite che si è tenuto presso la sede della FAO a Roma tra il 26 e il 28 luglio. I numerosi interventi hanno sottolineato la necessità di avviare una vera e propria rivoluzione dei sistemi alimentari nel segno di una riqualificazione e di un riposizionamento delle attività produttive rispettose dell’ambiente e del territorio. Nella stessa direzione si muove la Commissione europea che con il Green Deal e con la nuova Politica Agricola Comune 2021-2027 punta su tecniche di produzione innovative, su un maggiore impiego delle energie rinnovabili e sull’adozione di processi produttivi eco-compatibili.


Per approfondire:

  • Food Waste Index Report 2021. Rapporto sullo spreco alimentare nel mondo a cura dell’Unep in collaborazione con l’organizzazione non governativa WRAP.
  • Progetto AgroRES, 2020.