Suolo come paesaggio

Suolo come paesaggio. Nature, attraversamenti e immersioni, nuove topografie

Fondazione Benetton Studi Ricerche-Antiga, Treviso 2022
180 pagine, 88 illustrazioni


Di suolo non possiamo più parlare solo relativamente al suo sfruttamento sia agricolo che edificabile o come entità che compromette la stabilità delle strutture e infrastrutture antropiche. Gli autori contribuiscono a diffondere la consapevolezza che il suolo è una realtà viva che ci permette di vivere. Esso è tessuto connettivo, nutrimento e processo vitale che ci accompagna, è dimensione fisica, sociale, estetica nella quale risiede la sostanza dei luoghi abitati e il senso della nostra appartenenza al paesaggio e alla Terra. Il nostro pianeta manifesta resilienza e capacità di mutare e adattarsi alle nostre azioni spesso sconsiderate. Visitando una cava abbandonata sia essa di selce, di calcare o di trachite vediamo come, a partire dalle piante pioniere e ai successivi arbusti e alberi, ritroviamo un suolo. Ovvero i vegetali se lo ricostruiscono, così come accade nelle colate d’asfalto, che si fessurano lasciando spazio a semi e radici di riappropriarsi del suolo sepolto.
Spesso il concetto di suolo richiama quello di giardino a iniziare dal biblico Eden donato da Dio ad Adamo appena plasmato con l’argilla. Le stesse radici linguistiche, Adam che significa uomo e Adamah che significa suolo, stanno nella genesi. Diversi pittori realizzano opere che hanno come soggetto giardini, come Bruegel il vecchio con il suo Eden, immagini a colori che diventano un valore aggiunto per questo testo.
Le mani nella terra per servirla, proteggerla, custodirla lavorarla proprio come nel giardino biblico. Conoscerne la granulometria, la litologia, l’umidità e rispettarne gli organismi anche quelli microbici, questo fa un buon giardiniere ma anche un buon agricoltore che conosce da sempre l’importanza dei lombrichi e degli organismi bioriduttori. Lo stesso Darwin dedica il suo ultimo libro ai lombrichi e all’importante ruolo che hanno questi silenziosi anellidi nella formazione del suolo.
Che dire se il suolo diventa anche un’esperienza estetica? Superando gli stereotipi delle discipline è possibile ampliare l’orizzonte in modo in-disciplinato. Il suolo come forma artistica, la realtà ctonica, sconosciuta, sotterranea. Spietrare, scavare, osservare gli orizzonti litologici diversi, immergersi in un formicaio è come disvelare l’intimo del suolo terra. Questo testo non si occupa, infatti, solo di scienza. Gli autori al di fuori delle discipline preposte, colgono e fanno cogliere al lettore, gli aspetti artistici e la bellezza intrinseca negli strati del terreno. Ecco perché il suolo diviene paesaggio nel quale immergersi e immedesimarsi.

Alberta Vittadello