Irrigazione e cambiamento climatico: problema da affrontare con soluzioni concrete

La crescente richiesta di acqua da parte dell’agricoltura e dell’industria si scontra con le previsioni  di una futura diminuzione della portata dei corsi d’acqua dovuta ai cambiamenti climatici. La soluzione non è di certo aumentare il numero di pozzi o recuperare acqua da fonti lontane, in quanto soluzioni non sostenibili né durature.

Quindi, non potendo aumentare l’offerta, bisogna guardare verso una diminuzione della domanda.
Il Centro per la Ricerca Scientifica Svizzero ha completato di recente lo studio e ha pubblicato le linee guida per la gestione sostenibile delle acque in Svizzera (Progetto PNR 61).
L’Europa, dal canto suo, ha finanziato diversi progetti tra cui segnaliamo i risultati appena pubblicati dall’Università di Navarra (Spagna) per il progetto RegaDIOX.

Dopo accurate analisi su territori aridi e umidi, il Centro per la Ricerca Scientifica Svizzero passa la parola alla politica. Dai risultati ottenuti emerge la possibilità di poter mantenere la produttività minimizzando il bisogno d’acqua e l’impatto ambientale da parte dell’agricoltura. L’approccio è di tipo interdisciplinare e richiede l’intervento politico in quando tende a cambiare una parte del paesaggio agricolo.
Innanzitutto bisogna migliorare l’efficienza dell’irrigazione, e questo è possibile anche cambiando il tipo di coltura. Visto che il clima cambia, gli agricoltori devono adeguare le proprie coltivazioni, soprattutto quelle invernali. Inoltre, nella scelta della nuova coltivazione bisogna tenere maggiormente presente il tipo di terreno e il paesaggio agricolo nel loro insieme. Infine, le pratiche agricole stesse devono adeguarsi a detti cambiamenti.
Secondo i ricercatori, in questo modo si può ottenere un’agricoltura che gestisca le risorse più che consumarle.
Gli agricoltori svizzeri sono quindi in attesa di maggiori dettagli per sapere come, cosa e quando apportare le dovute modifiche.

L’Europa si è mossa seguendo altre strade, ma anche dai risultati di ricerca pubblicati dall’Università Pubblica di Navarra, la soluzione è nella interdisciplinarità.
L’Università di Navarra partecipa al progetto RegaDIOX, finanziato dal programma europeo LIFE, con INTIA (The Navarrese Institute of Agrifood Technologies and Infrastructure) e Fundagro (Foundation for Rural Development in Navarre).
Anche in questo caso irrigazione, gestione del suolo, tipo di coltivazione e di fertilizzazioni sono risultati essere gli aspetti chiave per rispondere ai bisogni. In particolare molta attenzione è stata rivolta al suolo e alle sue caratteristiche. Infatti è possibile agire sulle caratteristiche del suolo per rendere quest’ultimo più idoneo alla ritenzione idrica. La capacità del suolo di trattenere l’acqua è legata alla sua porosità che può essere fornita dalla presenza di materiale organico. La cattura di materiale organico da parte del suolo avrebbe anche come conseguenza un miglioramento della fertilizzazione e una diminuzione dell’erosione. Se la materia organica viene fornita dalla normale decomposizione di foglie e parti di piante si può raggiungere un duplice scopo: si aumenta la parte organica nel suolo e si limitano le emissioni di gas serra. Difatti, durante la normale decomposizione di materiale organico si sviluppa dell’anidride carbonica che poi viene liberata nell’atmosfera. Trovare il modo di catturare la CO2 intrappolandola nel suolo, potrebbe portare alla soluzione del problema ottenendo un doppio beneficio.
La capacità di cattura è ridotta nei suoli agricoli, ma lo studio dimostra come una diversa gestione del suolo possa comportare una maggior capacità di ritenere CO2. Sono stati analizzati diversi suoli in aree tradizionalmente umide, aree coltivate ad erbacee (mais, foraggio, alfalfa, orticole…) e aree con colture permanenti (vigne e olivi).
I risultati ottenuti devono essere rielaborati in modo da poter essere impiegati direttamente dagli agricoltori.

Per saperne di più:
Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica
Università Pubblica di Navarra