Parte II cap.2 Metodi irrigui e ottimizzazione dei consumi
Il territorio del bacino del Po, ricchissimo d’acqua, è caratterizzato, nello stesso tempo, da un uso estremamente intensivo della risorsa disponibile. La grande disponibilità di acqua è dovuta alla presenza di un idrosistema eccellente grazie alla catena alpina che immagazzina l’acqua dolce, sotto forma di coltre nevosa e ghiacciai; una volta rilasciata, l’acqua confluisce in pianura, dove i grandi laghi raccolgono e modulano il deflusso. Da qui si dipartono le principali reti irrigue lombarde e piemontesi, che intercettano l’acqua prima che questa percoli nel sottosuolo permeabile dell’alta pianura. Parte dell’acqua percolata riemerge nella bassa pianura e poi defluisce nel Po.
La grande disponibilità idrica ha determinato un modello irriguo povero in termini di tecnologie innovative per un uso efficiente dell’acqua o risparmio idrico (le cosiddette tecnologie water saving).
Per la gran parte, la domanda di irrigazione è soddisfatta da sistemi collettivi (consorzi di bonifica), ma una quantità consistente di agricoltori si servono anche, o solo, di proprie infrastrutture di captazione (pozzi, laghetti, ecc.).
La gran parte delle reti di irrigazione non è a pressione. Ciò significa che l’acqua può essere incanalata solo sfruttando la gravità. Le modalità di allocazione tra le diverse colture sono rigide, basate su turni predefiniti, senza possibilità di attivare una fornitura in tempo reale alle colture più vulnerabili. L’effetto paradossale è quello di utilizzare enormi quantità di acqua per irrigare colture a basso valore aggiunto, e rischiare, nel contempo, di non averne abbastanza a disposizione per le colture a più elevato valore aggiunto, qualora queste ultime si trovino “in coda”, sia dal punto di vista geografico sia stagionale, nell’accesso alla risorsa. Questa rigidità ha ripercussioni negative soprattutto in situazioni stagionali anomale in quanto, essendo le scelte sulle coltivazioni da effettuare prese all’inizio di stagione, ci si trova nell’impossibilità di effettuare qualsiasi modifica.
A livello colturale, i sistemi di irrigazione più diffusi sono quelli a gravità (scorrimento, infiltrazione laterale, sommersione, ecc,) rispetto ai sistemi con acqua in pressione (aspersione e microirrigazione).
I problemi principali del settore irriguo riguardano:
- la disponibilità d’acqua, che va sempre più riducendosi;
- la ridotta efficienza che caratterizza l’assetto irriguo dominante;
- la qualità delle acque utilizzate, spesso degradata dagli impatti antropici, sia in termini microbiologici che per le alte concentrazioni saline e di microinquinanti.
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