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Due settimane di dieta bio abbattono insetticidi e glifosato nel nostro corpo

L’Italia si attesta al terzo posto in Europa nella vendita di pesticidi, dopo Spagna e Francia. Il mercato degli agrofarmaci a livello nazionale vale oggi circa 1 miliardo di euro. Secondo FederBio bastano due settimane di dieta 100% bio per abbattere e in alcuni casi azzerare il contenuto di pesticidi rilevabili nel nostro corpo.


Il mercato degli agrofarmaci

Secondo la FAO, nel periodo 2005-2012, si è passati, a livello globale, da un utilizzo di 120 kg/ha a 140 kg/ha/anno, con un fatturato per le imprese produttrici di fitosanitari di origine chimica di oltre 190 miliardi di dollari (nel 2017 si stima di raggiungere quota 230 miliardi). In Italia il mercato degli agrofarmaci vale oggi circa 1 miliardo di euro (Federchimica, rapporto 2016-2017). Nel complesso, l’Italia è al terzo posto in Europa nella vendita di pesticidi (con il 16,2% della vendita totale), dopo Spagna (19,9%) e Francia (19%). La media italiana si aggira sui 150 kg/ha/anno di fitosanitari sintetici distribuiti dalle nostre aziende agricole per combattere le fitopatie. Nel 2014, sono stati distribuiti 65 mila tonnellate di fungicidi, 22,3 mila tonnellate di insetticidi e acaricidi, 24,2 mila tonnellate di erbicidi e 18,2 mila tonnellate di altri prodotti (dati Istat, Legambiente). 
 

Come si abbattono i pesticidi nel nostro corpo

Due settimane di dieta 100% bio per abbattere e in alcuni casi azzerare il contenuto di pesticidi rilevabili nel nostro corpo. Questo è quanto emerge da un esperimento condotto su una famiglia italiana (padre, madre e due bambini) nell’ambito della campagna di sensibilizzazione “I pesticidi dentro di noi”, promossa da FederBio (Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica), Isde – Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF Italia. I risultati sono stati presentati lo scorso 30 novembre a Roma in occasione dell’evento “I pesticidi dentro di noi, presentazione dei risultati finali”, organizzato presso il Comando dei Carabinieri per le politiche agricole (Figura 1).

 

Figura 1. Presentazione dei risultati presso il Comando dei Carabinieri per le politiche agricole, Roma (foto: Andrea Campiotti)

 

La famiglia ha seguito una dieta interamente a base di prodotti biologici per due settimane, durante le quali sono state effettuate 16 analisi delle urine (quattro per ognuno dei membri della famiglia). Su 16 analisi, 13 hanno dato risultati positivi. In altre parole, la dieta 100% bio ha avuti effetti positivi su oltre l’80% delle analisi effettuate dalla famiglia-test, che è passata da livelli alti di contaminazione di pesticidi vari presenti nelle urine a quantità basse e spesso sotto i livelli di rilevabilità. La "decontaminazione" ha funzionato per alcuni degli insetticidi ed erbicidi più utilizzati dall'agricoltura convenzionale, quali clorpirifos, piretroidi (Cl2CA e m-PBA) e soprattutto per il glifosato (Figura 2).

Figura 2. Analisi delle urine dei quattro membri della famiglia prima e dopo le due settimane di dieta bio

 

Durante il convegno è stato sottolineato come il mercato dei prodotti biologici sia in forte crescita e si è posta la necessità, sempre più pressante, di passare  a metodi e tecniche di agricoltura biologica che, oltre a favorire il risparmio di energia indiretta dovuta ai fitosanitari e ai fertilizzanti – il consumo di energia da agricoltura biologica è mediamente inferiore di un terzo rispetto all’agricoltura convenzionale – consentono anche una maggiore qualità delle produzioni in termini di sicurezza alimentare e di sostenibilità ambientale (le aziende biologiche non utilizzano fitosanitari e fertilizzanti sintetici). Nella tabella 1 sono riportate le superfici in uso per l’agricoltura biologica nel mondo, in Europa e in Italia:

 

Agricoltura Biologica

Superfici (ettari)

Superficie mondiale 

43,4 milioni

Superficie in Europa

11,6 milioni

Superficie in Italia

1,5 milioni

Tabella 1. Fonti varie: Nomisma, Mipaaf, Federbio, Coldiretti, Italia Nostra

 

Il commento di FederBio

«Dobbiamo passare ad un agricoltura biologica e arrivare a livelli di contaminazione zero dei terreni e soprattutto degli alimenti», ha affermato Paolo Carnemolla, presidente di FederBio, durante la presentazione dei dati. Ha poi aggiunto: «Per ora non abbiamo invitato i ministri perché vogliamo rimanere in un contesto scientifico. Li inviteremo sicuramente ai prossimi eventi che organizzeremo nell’ambito della nostra campagna “Stop Glifosato”». Maria Grazia Mammuccini, FederBio e portavoce della campagna, ha spiegato: «I risultati delle analisi sono stati elaborati in un laboratorio accreditato (il Medizinisches Labor Bremen – MLHB) a Brema, in Germania». Mammuccini ha poi sottolineato: «Il problema dei pesticidi in agricoltura coinvolge tutti i cittadini indiscriminatamente e non solo gli addetti ai lavori». «Il modello di agricoltura industriale, ormai superato, ha ricadute sulla salute dei consumatori e sull’ambiente. Vogliamo che anche i canali di informazione si adoperino affinché si faccia maggiore chiarezza sugli effetti dei pesticidi sulle persone», ha concluso Mammuccini.

 

Il glifosato è pericoloso?

Alcuni giorni fa il Comitato d’appello dell’Unione Europea ha rinnovato (con il voto contrario di 9 paesi su 18 votanti, tra i quali anche l’Italia) per cinque anni l’autorizzazione all’uso del glifosato come erbicida in agricoltura. Tuttavia, in Italia rimane il divieto di un suo utilizzo nelle aree sensibili, cioè quelle frequentate dalla popolazione, come parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative per adulti e bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e sanitari. Anche in campagna, nei periodi di pre-raccolta dei cereali, è vietato l’uso del glifosato. La recente decisione dell’Unione europea ha fatto molto discutere perché il glifosato è da anni al centro di un ampio dibattito circa il suo utilizzo, che coinvolge scienziati, organismi di controllo, organizzazioni internazionali, associazioni di categoria e aziende. Nel 2015, l’IARC, l’Agenzia dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) per la ricerca sul cancro, ha classificato il glifosato nella categoria 2A, cioè tra le sostanze «probabilmente cancerogene per gli esseri umani». Tuttavia, nel 2016, prima l’EFSA (European Food Safety Authority) e successivamente l’ECHA (European Chemicals Agency) hanno stabilito che «le prove scientifiche disponibili non soddisfano i criteri per classificare il glifosato come un agente cancerogeno, mutageno o come tossico per la riproduzione». Attualmente, il glifosato viene utilizzato in oltre 130 paesi in tutto il mondo e rappresenta l’erbicida più presente in agricoltura.