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Eliminare la fame nel mondo entro il 2030 obiettivo chiave della FAO

Oggi ricorre la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, istituita nel 1979 con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della sicurezza alimentare, della povertà, della fame e della malnutrizione nel mondo. Nonostante cresca il numero di persone che vivono in condizioni di sofferenza alimentare, la FAO ritiene che sia ancora possibile eliminare la piaga della fame nel mondo entro il 2030.


Per la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) l’obiettivo “Fame zero” entro il 2030 è possibile, a condizione che i Paesi uniscano le proprie forze per far sì che tutti, in ogni parte del mondo, abbiano accesso ad una quantità adeguata di cibo sano e nutriente. Questo è il messaggio lanciato dalle Nazioni Unite in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione 2018 . Istituita nel 1979 durante i lavori della ventesima conferenza generale della FAO, la Giornata mondiale dell’alimentazione si celebra il 16 ottobre di ogni anno in ricordo del giorno di fondazione dell’Organizzazione stessa, creata proprio il 16 ottobre del 1945. L’obiettivo della Giornata è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della sicurezza alimentare, della povertà, della fame e della malnutrizione nel mondo, con particolare attenzione alle misure necessarie per eliminare le disuguaglianze legate all’accesso al cibo. Un’esigenza sempre più impellente considerando che la fame e la malnutrizione, insieme con le crisi economiche, le guerre e gli eventi climatici estremi, rappresentano due fenomeni in forte crescita a livello globale.

Nel 2017, secondo l’ultimo rapporto della FAO sullo stato della sicurezza alimentare e della denutrizione nel mondo, 821 milioni di persone hanno sofferto la fame (17 milioni in più rispetto al 2016), vale a dire una persona su nove a livello globale. Di questi, 500 milioni vivono in Asia, 256 milioni in Africa e 40 milioni in America Latina e ai Caraibi. Il dato più allarmante, sottolinea il rapporto, è rappresentato dal fatto che ben 151 milioni (nel 2012 erano 169 milioni) sono bambini al di sotto dei cinque anni, i quali rischiano ritardi nella crescita, nell’apprendimento e nello sviluppo delle capacità richieste dagli impegni futuri. A livello globale, l’Africa e l’Asia rappresentano le aree dove si concentra il maggior numero di bambini che soffrono la fame, rispettivamente il 39% e il 55% del totale. Al contempo, 1,9 miliardi di persone, cioè oltre un quarto della popolazione mondiale, è in sovrappeso e ogni anno, sottolinea la FAO, muoiono 3,4 milioni di persone per problemi legati all’obesità. Il fenomeno è diffuso soprattutto nel Nord America, ma anche in Asia e in Africa si registra un trend al rialzo. Malnutrizione e obesità sono due fenomeni, spiega il rapporto, che coesistono in molti Paesi del mondo e possono riscontrarsi nelle stesse famiglie, dove si registra uno scarso accesso al cibo nutriente, dovuto ad un costo più alto dei prodotti, maggiore stress di vivere in uno stato di insicurezza alimentare e altri adattamenti fisiologici dovuti alle privazioni sulla tavola, i quali possono favorire un più elevato rischio di cadere in una situazione di sovrappeso od obesità. Contribuiscono poi ad aggravare la situazione il fatto che un terzo del cibo prodotto a livello globale viene sprecato ogni anno e che il 6% di tutte le emissioni di gas serra è causato proprio dall’enorme quantità di cibo che finisce nelle discariche. Fame e sviluppo rurale, oltretutto, sono strettamente connessi al fenomeno migratorio, sia a livello locale che internazionale. La migrazione interna, sottolinea la FAO nel suo rapporto Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura 2018 – migrazioni, agricoltura e sviluppo rurale, pubblicato in questi giorni, è un fenomeno significativamente più ampio rispetto a quella internazionale: stando agli ultimi dati, oltre un miliardo di persone che vivono nei Paesi in via di sviluppo hanno migrato all’interno del loro Paese, l’80% dei quali si è trasferito in aree rurali. A questo proposito, la FAO suggerisce misure a livello governativo che non mirino solamente ad arginare il fenomeno migratorio. Per i Paesi in via di sviluppo, sottolinea l’Organizzazione, è fondamentale promuovere opportunità di lavoro nel settore agricolo, al fine di fornire alle comunità rurali posti il più possibile vicini al luogo nel quale vivono. I Paesi che si trovano ad un livello di sviluppo intermedio, invece, dovrebbero dare priorità ai collegamenti tra le aree rurali e quelle urbane per espandere le opportunità economiche oltre i confini delle città. Infine, i Paesi soggetti ad una forte migrazione (tra i quali l’Italia) dovrebbero migliorare i loro modelli di integrazione sociale. In questa realtà, sostenibilità e innovazione tecnologica giocheranno un ruolo sempre più importante: da un lato, contribuiranno a garantire la sopravvivenza delle comunità rurali con un approccio rispettoso dell’ambiente; dall’altro, i piccoli coltivatori dovranno adottare metodi di agricoltura sostenibile che aumentino la produttività e il reddito nelle aree rurali.

Alla luce dei dati sull’aumento del numero di persone che soffrono la fame nel mondo, le Nazioni Unite chiedono l’attuazione di interventi volti a garantire l’accesso universale al cibo e invitano i singoli Paesi a prestare maggiore attenzione alle fasce della popolazione più esposte alle conseguenze dello scarso accesso al cibo. Le Nazioni Unite chiedono inoltre maggiori sforzi nella cooperazione internazionale e la promozione di politiche volte all’adattamento, alla mitigazione e alla riduzione del rischio di catastrofi naturali di origine climatica, senza le quali, sarà difficile raggiungere l’ambizioso obiettivo di eliminare la fame entro il 2030.