L’era antropocenica

 


Il termine “antropocene” è stato coniato negli anni ’80 del secolo scorso dal biologo dell’Università del Michigan Eugene Stoermer, dello Stato dello Iowa (U.S.A.) e indica che l’era in cui viviamo, con specifico riferimento alle condizioni del Pianeta Terra, è caratterizzata dalle continue e distruttive manipolazioni dell’uomo. Ponendo il focus sullaseguente equazione letteraria:

< cibo : vita = ecologia : economia >

notiamo l’imperativo secondo cui, come non c’è vita senza cibo, non ci può essere economia senza ecologia, una ecologia intesa come rispetto per l’ambiente e tutela della biodiversità e facente parte integrante di una economia sostenibile. Il nostro pianeta ha una funzione ben precisa, quella di creare un habitat per forme di vita complesse; mediante la pulsazione delle foreste si sviluppa un equilibrio stabile tra i loro esseri viventi. Mentre nelle foreste le varie forme di vita collaborano per mantenere in salute il Pianeta Terra, l’uomo si adopera per modificare questo meccanismo non curandosi delle conseguenze. Secondo la più grande organizzazione al mondo di certificazione forestale [1] , le foreste, per offrire un contributo all’economia mondiale, devono essere gestite in modo legale osservando i seguenti parametri:

  • a) produzione sostenibile del legname;
  • b) regolazione delle risorse idriche;
  • c) calcolo di assorbimento di carbonio;
  • d) definizione dei limiti di proprietà, di privati o di comunità, sulle aree forestali.

Il ricercatore Brian Ficher, dell’Accademia delle Scienze in California, sta studiando il cambiamento dell’ecosistema, come stiamo modificando il suono delle foreste, i colori, le varie forme di vita, anche quelle del sottobosco.
Sostanzialmente le foreste sono vitali per l’intero pianeta perché esse assorbono il 25% dell’anidride carbonica attraverso le foglie regolando peraltro il clima.
Essendo l’uomo dedito all’emissione continua di gas serra (metano CH4, CO2, ossido di azoto N2O, vapore acqueo), assistiamo ad un fenomeno straordinario: le grandi piante più assorbono CO2 e più crescono rapidamente dato che fissano all’interno del proprio legno, grandi quantità di carbonio rispetto a quelle piccole.  Siamo a conoscenza che nel 2014 è stato emesso nell’atmosfera il più alto quantitativo di anidride carbonica (o biossido di carbonio) degli ultimi 800mila anni, circa 40 mld di tonnellate, nel 2012 furono 34,5 mld [2].
Le attività umane che dominano gli ecosistemi, industrializzazione, deforestazione, combustione di vari elementi, cementificazione, non solo incrementano i gas serra nell’ atmosfera, ma riducono soprattutto la capacità del pianeta di affrontare tale problema, si distrugge più di quanto il pianeta riesce a produrre, proporzionalmente siamo 
nell’ordine di 6 a 4.
Il forcing radioattivo dei gas serra che produce il riscaldamento climatico, è cresciuto del 32% nel periodo 1990 – 2012 [3]. La temperatura globale è aumentata di 0,8°C dalla Rivoluzione Industriale, i ghiacciai e le calotte polari si restringono, aumenta il livello del mare di 3 mm l’anno e molte città e isole sono destinate a scomparire. Secondo gli accordi internazionali, non si devono superare i 2°C rispetto all’era preindustriale. C’è da aggiungere che l’incremento della CO2 acidifica l’acqua del mare distruggendo la barriera corallina e la complessa catena alimentare che supporta.
In Siberia il permafrost (suolo ghiacciato riveniente dall’ultima glaciazione avvenuta tra 18 mila e 11 mila anni fa) [4].   che occupa 1/5 dell’area terrestre inizia a sciogliersi, rilasciando altro gas serra in atmosfera.
Per milioni di anni la vita sul Pianeta terra è stata parte integrante di un unico grande sistema, tutto funziona in modo coordinato per sostenere nell’insieme le varie forme di vita. Il nostro pianeta, per una legge fisica e naturale non è destinato a cambiare, anche se provochiamo disastri, e nel lungo termine Esso si rigenera e con Esso anche le creature esistenti, magari trasformate grazie alla “magia dell’evoluzione”. Noi invece ci siamo evoluti in breve tempo e in breve tempo ci stiamo distruggendo: la Natura agisce su una scala temporale diversa dalla nostra.
Gli scienziati e i pochi governi responsabili ci avvisano, a giusta ragione, che il Pianeta Terra  ha bisogno di essere salvato: ma forse non sarà in pericolo la Terra, bensì noi.
Non possiamo arrogarci il diritto di padronanza della Terra, abbiamo solo l’obbligo di custodirla e di accudirla a garanzia del nostro stesso futuro.

 

 


[1] Programme for Endorsement of Forest certification schemes (P E F C)
[2] Dal rapporto 2015 del “Global Carbon Projet”, comitato scientifico internazionale con sede in Giappone
[3] Dati del  World  Meteorological  Organization  2014
[4] Rivista Le Scienze del 26.06.2010 (Ed. Italiana di Scientifica American). 

Torna su