COP 28: facciamo un bilancio
Un articolo di Simone Orlandini e Giulia Galli
pubblicato su Georgofili INFO il 10 gennaio 2024
“Il 12 dicembre si è conclusa a Dubai (Emirati Arabi Uniti) la 28esima Conferenza delle Parti, l’incontro che vede i Paesi del mondo riunirsi per discutere gli interventi per contrastare il cambiamento climatico. Una COP28 delle contraddizioni e delle prime volte, potremmo dire. Delle contraddizioni, perché organizzata in un paese la cui ricchezza è basata sull’estrazione del petrolio e presieduta dall’amministratore delegato della principale azienda petrolifera emiratina. Delle prime volte, perché sono state dedicate intere giornate a temi che finora non erano mai stati affrontati così ampiamente. Stare al passo con le montagne russe di eventi che si sono susseguiti nell’arco di due settimane, dal 30 novembre al 12 dicembre, non è facile. Ma andiamo con ordine.
Questa COP era partita con molto entusiasmo con l’adozione, durante la prima sessione plenaria, del Loss and Damage Fund (fondo a compensazione di perdite e danni) a favore dei Paesi più fragili. Proposto nella precedente COP27, prevede l’istituzione di un fondo che vada ad aiutare economicamente quei Paesi che più risentono della crisi climatica in termini di danni, ma che meno contribuiscono alle emissioni. L’obiettivo è stanziare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2030; purtroppo siamo ben lontani dal raggiungerlo. Per dare qualche numero, l’Unione Europea ha promesso 225 milioni, gli Emirati Arabi Uniti 100 milioni, il Giappone 10,5 milioni e gli USA (solo) 17,5 milioni di dollari. E l’Italia? A sorpresa, la premier Giorgia Meloni ha dichiarato che il nostro Paese metterà a disposizione 100 milioni di euro. Resta tuttavia da capire che forma prenderanno questi finanziamenti.
Durante la prima settimana di COP28 si è parlato anche di finanza climatica, just transition, diritti umani, dell’importanza della biodiversità e del ruolo delle comunità indigene, oltre a dedicare – per la prima volta – due giornate al tema della salute e a quello dell’agricoltura e sistemi alimentari. Proprio quest’ultimo aspetto ha fatto sì che si parlasse di “COP del cibo”: nonostante il settore agricolo sia considerato allo stesso tempo causa e vittima dei cambiamenti climatici, non gli era mai stato dato ampio spazio all’interno di una COP sul clima…. Vai all’articolo