C’è del marcio in Occidente di Piergiorgio Odifreddi

C’è del marcio in Occidente   Piergiorgio Odifreddi  
Raffaello Cortina Editore  
Pagine 200  
Aprile 2024  
Prezzo di copertina € 16.00

ISBN 9788832856651

Una lettrice di Odifreddi amante della Matematica e della Scienza si trova di fronte a un matematico puro che si sente “impuro” e fa sentire la lettrice quasi disorientata.

Odifreddi ci ha insegnato a orientarci tra numeri primi, razionali, irrazionali, tra triangoli, ellissi e circonferenze e ora? Beh parla di Occidente e sappiamo tutti individuare i punti cardinali! Ma quelle bandiere della copertina sembrano proprio “bocche pronte a sbranare”!

Gli Stati Uniti ci hanno liberato dal giogo nazifascista a un prezzo elevatissimo, grazie a loro siamo ripartiti pensando a un futuro di libertà, di sviluppo economico e di giustizia. Ma sono proprio questi tre elementi: libertà, sviluppo e giustizia che fatichiamo a ritrovare nei paesi occidentali.

Il canto corale iniziale ci fa condividere le posizioni di Albert Einstain espresse già nel 1930. Dal socialismo all’antimilitarismo all’ateismo. Condivisibile o no se un Dio c’è non può fare differenze e non può avere un popolo eletto (riflessione che viene espressa nel proseguo del testo). E rivivere la rivoluzione cubana con Fidel Castro, la vita e morte di Patrice Lumumba, di Gandhi, o di Martin Luther King.

Un coro di voci che dalla fine del 1800 alla fine del secolo scorso hanno riempito i nostri libri di storia e la cronaca più nera ma che sono poi scivolati fuori o peggio interpretati all’occidentale come inciampi o dittature.

Nei successivi capitoli l’autore con la sistematicità e con la precisone nei dati numerici che lo contraddistingue, analizza i diversi “ismi” che ci fanno sentire occidentali superior, cristiani eletti, colonialisti per vocazione, militaristi per necessità, capitalisti per il PIL e possiamo continuare con una lunga lista che sembra parte del nostro patrimonio genetico. Ma l’interpretazione di Richard Dawkins, biologo può convincere di più: non si tratta di patrimonio genetico che ci è comune tra occidentali e orientali, africani e australiani, tra americani nativi, quasi scomparsi grazie a noi, ma di “meme” un elemento che si trasmette da un individuo a un altro attraverso l’imitazione. La cultura è una competizione di memi che agiscono a proprio esclusivo vantaggio. Ci riconosciamo? E’ pesante ma ci tocca rispondere di sì. Ben poche nazioni rinunciano alla crescita del PIL e non stiamo qui a dire che dentro ci stanno gli armamenti, le droghe e tutto il modo viziato della produzione priva di visione futura, solo qualcuna isolata pensa al FIL il tasso di felicità interna lorda. Il Dalai Lama è un convinto sostenitore del FIL. Il Bhutan è il paese con il più alto tasso di FIL e il più basso di PIL. Qualche riflessione va fatta: “Il fine dello sviluppo economico dovrebbe essere quello di facilitare e di non ostacolare il raggiungimento della felicità”.

Il lettore che arriva all’Accordo conclusivo trova il modo di condividere un binomio “Pace e Amore” che proprio nei periodi più duri delle guerre avviate dagli Stati Uniti ha conquistato le nuove generazioni attraverso la musica da Bob Dylan ai Beatles, a John Lennon con “Imagine”. Possiamo immaginare un mondo senza guerre e senza proprietà, senza religioni, e senza confini.

Mi piace pensare che ciascun lettore/lettrice, possa cogliere un messaggio netto: uscire dal modello autoreferenziale, giudaico-cristiano, colonialista, militarista che denota una netta posizione egoistica e immatura.

Questo saggio mette in discussione un cittadino occidentale o forse mette in difficoltà qualsiasi umano. Il Cambiamento passa attraverso ciascuno di noi.

Alberta