Inquinamento atmosferico e salute umana: l’importanza di migliorare l’aria che respiriamo

di Alessandro Campiotti



Polveri sottili, ozono, biossido di azoto, sono solo alcuni degli inquinanti atmosferici classificati dall’OMS come nocivi per la salute umana, dal momento che causano ogni anno cinque milioni di vittime nel mondo. Investire sul miglioramento della qualità dell’aria è indispensabile per ottenere benefici di carattere sociale, economico e ambientale.

Veduta di Vienna. Foto di Alessandro Campiotti


“Le città dovrebbero essere costruite in campagna; l’aria lì è più salubre” scriveva nel 1851 lo scrittore francese Jean Louis Commerson, esprimendo ironicamente un pensiero nostalgico sull’avvento della rivoluzione industriale in Europa. Quasi due secoli dopo, l’inquinamento atmosferico si conferma tra i principali problemi della società contemporanea, causando ogni anno circa cinque milioni di decessi prematuri nel mondo, di cui oltre 250.000 in Unione Europea e 60.000 in Italia. A questo proposito, un recente rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) sulla qualità dell’aria, fotografa un diffuso inquinamento atmosferico sul territorio europeo, con evidenti picchi nelle aree urbane, dove la concentrazione dei principali inquinanti supera spesso le soglie limite stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Quest’ultima ha classificato gli inquinanti dell’aria in funzione della pericolosità per la salute umana, indicando tra i più nocivi le polveri sottili come il particolato atmosferico (soprattutto PM2,5), e una serie di gas quali l’ozono (O3), il biossido di azoto (NO2), l’anidride solforosa (SO2) e l’ammoniaca (NH3). Infatti, l’esposizione prolungata nel tempo ad elevate concentrazioni di questi inquinanti può incidere negativamente sulla salute umana, provocando principalmente malattie respiratorie e cardiovascolari sui soggetti più vulnerabili.

Sebbene capiti di pensare che l’inquinamento atmosferico sia imputabile in larga parte ai motori dei mezzi di trasporto e ai relativi gas di scarico, va chiarito che la sua formazione è il risultato di un mix di numerose fonti di origine antropica e naturale. Tuttavia, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie e al progressivo inasprimento delle norme europee in materia di qualità dell’aria, negli ultimi decenni è stata rilevata una graduale riduzione delle concentrazioni di polveri sottili e gas nocivi. In Italia, per esempio, le emissioni di PM sono diminuite del 40% dal 1990, e la quota relativa al trasporto stradale è scesa al 10%, mentre più del 60% deriva dai processi industriali e dagli impianti di riscaldamento residenziali. Un’ulteriore quota di inquinamento è causata dal settore agricolo convenzionale e dagli allevamenti zootecnici intensivi, dove il massiccio impiego di prodotti chimici di sintesi e l’alimentazione a cui sono sottoposti gli animali, causano un’elevata produzione di metano e ammoniaca, due gas precursori di altri inquinanti come il PM e l’ozono. Inoltre, contrariamente a quanto si possa pensare, l’inquinamento dell’aria non riguarda solo l’ambiente esterno, bensì anche gli ambienti interni delle nostre abitazioni, uffici e scuole. Basti pensare che la maggioranza della popolazione trascorre oltre l’80% della giornata in ambienti confinati, dove la scarsa ventilazione e il ridotto ricambio d’aria favoriscono l’aumento di concentrazione degli inquinanti indoor, tra i quali spiccano i composti organici volatili (VOC), sostanze chimiche ad elevata volatilità generate da una serie di fonti di uso comune come vernici, colle, stampanti, fumo di tabacco, prodotti per la pulizia, combustione del gas di cucine, stufe e camini.

In questo contesto, una maggiore attenzione da parte degli attori istituzionali nell’attuazione di interventi di miglioramento della qualità dell’aria non è solo doverosa, ma, se ben gestita, può comportare anche risvolti positivi dal punto di vista economico. A questo proposito, un recente studio sui rapporti tra inquinamento e salute pubblicato dalla rivista di ricerca medica The Lancet, ha stimato che negli USA dal 1970 al 2018 è stato ottenuto un ritorno economico di circa 30 dollari per ogni dollaro investito per contenere l’inquinamento atmosferico. L’elevato moltiplicatore sarebbe legato al miglioramento delle condizioni di salute della popolazione, che, ammalandosi meno, garantirebbe nel tempo la stessa produttività lavorativa e graverebbe meno sui costi del sistema sanitario. Per tali ragioni, e su spinta delle politiche promosse dall’UE all’insegna della sostenibilità ambientale, nel dicembre del 2021 l’Italia ha approvato il Programma nazionale per il controllo dell’inquinamento atmosferico (PNCIA), individuando una serie di temi cruciali su cui intervenire con azioni concrete. Le principali soluzioni proposte riguardano l’introduzione di limiti alla circolazione dei veicoli più inquinanti, l’incentivazione di interventi di efficientamento energetico degli edifici, l’adozione di pratiche agricole sostenibili che vietino lo spandimento di liquami zootecnici e la combustione all’aperto dei residui vegetali, la sostituzione degli impianti di riscaldamento residenziale basati sulle biomasse, la maggiore produzione di energie rinnovabili e la realizzazione di infrastrutture verdi urbane per favorire la fitodepurazione dell’aria.


Per approfondire:

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), Qualità dell’Aria, Position Paper 2022, Gruppo di lavoro sul Goal 11 “Città e comunità sostenibili”, maggio 2022;

European Environmental Agency (EEA) https://www.eea.europa.eu/en/topics/in-depth/air-pollution

Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), Programma Nazionale Controllo Inquinamento Atmosferico – PNCIA, https://www.mase.gov.it/pagina/programma-nazionale-controllo-inquinamento-atmosferico-pncia;

Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Linee guida globali OMS sulla qualità dell’aria: Particolato (PM2,5 e PM10), ozono, biossido di azoto, anidride solforosa e monossido di carbonio. Sintesi. Copenaghen: OMS Ufficio Regionale per l’Europa; 2022. Licenza: CC BY-NC-SA 3.0 IGO.

The Lancet Commission on pollution and health, The Lancet, Volume 391, Issue 10119, 2018, Pages 462-512, ISSN 0140-6736, https://doi.org/10.1016/S0140-6736(17)32345-0.

Vilcins D, Christofferson RC, Yoon JH, Nazli SN, Sly PD, Cormier SA, Shen G. Updates in Air Pollution: Current Research and Future Challenges. Ann Glob Health. 2024 Feb 1;90(1):9. doi: 10.5334/aogh.4363. PMID: 38312715; PMCID: PMC10836163.

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