L’importanza di una chiara etichettatura per garantire prodotti di qualità e consumatori informati
Di Alessandro Campiotti
Informazione selettiva, qualità non certificata, omissione informativa, greenwashing. Sono sempre più frequenti i casi di pubblicità ingannevole e mancato rispetto delle norme UE sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Un recente rapporto della Corte dei conti europea fa il punto sulla questione.
Il settore agroalimentare rappresenta un asset strategico per l’economia italiana, con un fatturato annuo stimato in circa 600 miliardi di euro, pari al 25% del PIL. Negli ultimi anni il volume economico del comparto è cresciuto di pari passo all’attenzione di portatori di interesse e consumatori verso le proprietà dei prodotti alimentari. Questi, infatti, non sono più considerati solo per le qualità organolettiche, quali aspetto, colore, forma, aroma, sapore e consistenza, ma sono legati ad un ventaglio più ampio di peculiarità, come l’origine, la salubrità, l’innovazione e la sostenibilità delle produzioni, il rispetto per l’ambiente e per la biodiversità. Tra gli aspetti che contribuiscono alla valorizzazione di un prodotto agli occhi del “moderno” consumatore, figura anche la tracciabilità, ovvero la possibilità di documentarsi sul percorso seguito dall’alimento lungo l’intera filiera che lo ha portato dal campo alla tavola, passando per le diverse fasi di produzione, lavorazione, conservazione e distribuzione.
A questo proposito, negli ultimi due decenni, l’Unione europea (UE) ha intensificato l’impegno a tutela della sicurezza alimentare, della salute del consumatore e del suo diritto ad una corretta informazione, mediante un articolato sistema di etichettature e marchi. Le etichette rappresentano uno strumento di trasparenza in quanto forniscono una serie di informazioni sul prodotto, che possono essere obbligatorie, come la dichiarazione di ingredienti, allergeni, valori nutrizionali, data di scadenza, modalità di uso e conservazione, oppure volontarie, come le indicazioni sull’impatto ambientale, il benessere animale e l’origine geografica. Le norme che disciplinano il sistema informativo dei prodotti alimentari fanno capo al Regolamento FIC (Food information to consumers – Informazioni alimentari ai consumatori) del 2011, in vigore dal 2014, che oltre ad avere aggiornato le modalità di etichettatura, ha stabilito che le informazioni contenute nelle etichette debbano essere precise, facilmente visibili, comprensibili e non fuorvianti. Sebbene il Regolamento sia stato recepito dai 27 Stati membri dell’UE, che peraltro hanno la responsabilità di supervisione sul rispetto delle norme, non mancano alcuni elementi controversi che ostacolano e ritardano il buon raggiungimento degli standard informativi.
Per far luce su questo tema, un recente Rapporto della Corte dei conti europea dal titolo “Etichettatura degli alimenti dell’UE – I consumatori possono perdersi nel labirinto delle etichette”, ha passato in rassegna il sistema di etichettatura vigente, giungendo alla conclusione che in molti casi l’attuazione della normativa risulta solo parziale, e che le differenze emerse tra i diversi paesi europei determinano disparità di accesso alle informazioni da parte dei consumatori. Tra i principali esempi riportati dal Rapporto, c’è il caso dei messaggi pubblicitari che tendono a sottolineare i benefici di un prodotto, senza considerarne gli aspetti meno salutari. È il caso della tipica frase “ricco di vitamine” attribuita a prodotti che invece presentano un elevato contenuto di grassi, zuccheri o sale. Per limitare l’uso di questi messaggi fuorvianti, dal 2009 sono state definite delle soglie sopra le quali vietare l’utilizzo di indicazioni sulla salute, tuttavia, alla fine del 2024, non risultano ancora essere entrate in vigore. Un altro caso irrisolto riguarda la corretta dichiarazione degli allergeni alimentari, teoricamente indicati tra gli ingredienti, ma spesso menzionati all’interno di etichettature precauzionali che riportano la vaga dicitura “può contenere allergeni”, senza precisarne la quantità, e contravvenendo, pertanto, al principio di tutela della salute dei consumatori. Ulteriori casi di informazione scorretta o parziale riguardano la ridotta leggibilità di alcune etichette scritte con caratteri particolarmente piccoli, la mancata considerazione delle categorie di consumatori che non rispondono alle esigenze nutrizionali tipiche del prototipo di adulto medio, o ancora, l’assenza di criteri omogenei che definiscano i prodotti vegetariani e vegani.
Allo stesso tempo, questi esempi di informazione selettiva e omissione informativa, insieme all’ampio ricorso ad asserzioni “green”, che certificano l’ipotetica sostenibilità ambientale dei prodotti, determinano sempre più spesso casi di comunicazione intenzionalmente ingannevole, che prende il nome di greenwashing o ecologismo di facciata. Inoltre, considerando che la capacità di comprensione delle etichette varia in base al target di consumatore, l’UE ha sollecitato i diversi paesi europei ad aumentare gli investimenti in campagne di informazione e formazione a partire dalle scuole, dove l’educazione alimentare può rivelarsi nel tempo uno strumento utile a rafforzare la consapevolezza e la responsabilizzazione dei futuri consumatori, per ottenere, come conseguenza, anche una riduzione delle pratiche di pubblicità ingannevole da parte delle imprese. Tuttavia, precisa ancora il rapporto della Corte, l’impegno di sensibilizzazione delle persone dovrebbe essere affiancato da una riduzione della burocrazia, che spesso si pone come ostacolo alla corretta interpretazione delle norme da parte delle imprese e all’applicazione delle sanzioni previste da parte degli organismi di controllo nei confronti dei soggetti che non rispettano le regole in materia di etichettatura.
Per approfondire:
Corte dei conti europea, Relazione speciale “Etichettatura degli alimenti nell’UE – I consumatori possono perdersi nel labirinto delle etichette”, 2024, https://www.eca.europa.eu/it/publications/SR-2024-23
European Commission, EU law on food information to consumers, Regulation (EU) No 1169/2011, https://food.ec.europa.eu/food-safety/labelling-and-nutrition/food-information-consumers-legislation_en
Immagine di intestazione: esempi di etichette (di Alessandro Campiotti).