Il ruolo strategico dell’acqua, “oro blu” del XXI secolo
di Alessandro Campiotti
La disponibilità della risorsa idrica è messa in discussione dall’aumento demografico globale e dagli effetti del cambiamento climatico. Nonostante ciò, ogni anno in Italia circa il 40% dell’acqua dolce viene persa a causa di una rete di distribuzione obsoleta. Occorre intervenire sulle infrastrutture per ridurre gli sprechi e rendere più sostenibile il sistema agricolo.
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L’acqua è una risorsa limitata, e in quanto tale ha rappresentato storicamente un bene prezioso per la vita dell’essere umano, di cui ha condizionato la scelta dei primi insediamenti e lo sviluppo delle civiltà, assumendo nel tempo un ruolo strategico e geopolitico tale da meritarsi l’epiteto di “oro blu”. Sebbene circa l’80% della superficie del pianeta sia ricoperta di acqua, il 96% di questo volume è costituito da acqua salata e appena il 4% da acqua dolce. Di questa quota, un ulteriore 3% non è facilmente disponibile perché immagazzinata nel sottosuolo all’interno di falde acquifere, o perché conservata sotto forma di ghiacciaio, di conseguenza solo l’1% di tutta la riserva idrica globale costituisce i corpi idrici superficiali come fiumi e laghi, e pertanto è disponibile per la vita e le attività umane. Negli ultimi decenni, la domanda di acqua è aumentata notevolmente in seguito all’enorme incremento demografico che ha caratterizzato la popolazione mondiale, passata dai 3 miliardi del 1960 agli 8 miliardi del 2023, che peraltro è destinata ad aumentare ulteriormente dei prossimi anni.
Allo stesso tempo, come è stato sottolineato nell’ultimo rapporto dell’Ipcc (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), gli effetti dell’alterazione del clima, in particolare l’aumento delle temperature, incidono negativamente sul ciclo dell’acqua, mettendo in discussione la sicurezza idrica globale. Le proiezioni stimano che entro la fine del secolo il pianeta subirà una riduzione delle riserve di acqua dolce compresa tra il 10% e il 40% in funzione dell’entità del riscaldamento globale. Un incremento delle temperature di 2, 3 o addirittura 4 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, infatti, comporterebbe un aumento del numero dei fenomeni atmosferici estremi, già raddoppiati negli ultimi venti anni, e del loro potenziale di rischio per l’ambiente e per l’essere umano. Tra i principali eventi critici figurano la siccità, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello dei mari, le inondazioni, la salinizzazione delle falde acquifere e l’eutrofizzazione delle acque. Quest’ultimo fenomeno, in particolare, si manifesta quando l’abbondanza di elementi nutritivi provenienti dalle attività agricole e industriali, accompagnata da una temperatura elevata, determina un cambiamento strutturale delle caratteristiche ecosistemiche, ottenendo come risultato una sostanziale degradazione della qualità dell’acqua e una drastica riduzione della biodiversità animale e vegetale. Si prevede che questi eventi avranno ripercussioni tangibili su scala globale, ma ne faranno le spese maggiori le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, in cui, secondo le Nazioni Unite, circa due miliardi di persone soffrono la siccità e non hanno accesso a fonti di acqua potabile sicura.
Puntando lo sguardo sui paesi dell’Unione europea (UE), l’Italia risulta tra i più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, specialmente dall’aumento delle temperature medie, che ogni anno segnano nuovi record. Tuttavia, la conformazione territoriale della penisola, per oltre metà caratterizzata da rilievi montuosi e collinari, favorisce la conservazione delle acque meteoriche sotto forma di ghiaccio e neve, che sciogliendosi alimentano la ricchezza dei corpi idrici, che fanno dell’Italia uno dei paesi con la più alta disponibilità idrica in UE, dopo Francia e Svezia. Allo stesso tempo, l’Italia risulta tra i paesi europei che presentano un maggiore consumo pro-capite di acqua, pari a 155 metri cubi annui, così come elevato è il livello di impronta idrica, l’indicatore che misura l’uso diretto dell’acqua dolce da parte della popolazione e l’uso indiretto relativo alla produzione dei beni consumati. Complessivamente, il prelievo idrico riconducibile all’uso civile equivale al 24% del totale, mentre il settore agricolo consuma il 41%, quello industriale il 20% e il 15% residuo viene utilizzato per la produzione di energia elettrica.
A questi numeri va aggiunto un ulteriore dato che apre una serie di considerazioni di ordine etico, oltre che economico e ambientale, e che riguarda la percentuale di perdite idriche che avvengono nella rete infrastrutturale di distribuzione, che nel 2022 ha segnato il record del 42,2%, con picchi del 60% in alcune regioni del centro-sud. A questo proposito, il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), approvato nel 2021, ha stanziato circa 900 milioni di euro per finanziare una serie di interventi in materia di tutela della risorsa idrica, come il potenziamento del sistema di monitoraggio della rete di distribuzione nazionale tramite l’ausilio di tecnologie per individuare le perdite. Tuttavia, l’efficientamento delle infrastrutture idriche richiederebbe finanziamenti più onerosi, e in ogni caso dovrebbe essere accompagnato da un pacchetto di ulteriori azioni di adattamento dei sistemi agricoli alle attuali condizioni climatiche, tramite la promozione dell’agricoltura di precisione, l’utilizzo di tecniche di irrigazione sostenibili come quella a goccia, la selezione di colture più adatte alla limitata disponibilità idrica, la riduzione degli allevamenti zootecnici intensivi e la depurazione delle acque reflue per scopi agricoli.
Per approfondire:
Cabascia E., L’Italia ha sete ma il bicchiere è mezzo pieno, Limes – Rivista Italiana di Geopolitica (11/2024).
Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), Climate Change Report 2023, https://www.ipcc.ch/reports/.
Italy for Climate, Troppa o troppo poca: l’acqua in Italia in un clima che cambia,2023,https://italyforclimate.org/.
Minciardi M.R., Ciadamidaro S., Sighicelli M., Manzo S., Armiento G. (ENEA), L’utilizzo sostenibile della risorsa idrica e la tutela delle acque interne, Energia, ambiente e innovazione | 1/2023, DOI 10.12910/EAI2023-019, https://www.eai.enea.it/archivio/sos-acqua.html.