Società Benefit: le imprese che promuovono benefici socio-ambientali
Di Alessandro Campiotti
Nate negli USA quindici anni fa, le società benefit si sono presto diffuse nei Paesi dell’Unione Europea (UE), dove l’Italia ha fatto da apripista nel 2016. Oltre a generare profitto, l’equità sociale e la sostenibilità ambientale sono due requisiti necessari ad ottenere l’ambito riconoscimento legale.

Più eque ed inclusive, più redditive e sostenibili, sono le società benefit, un modello di business in crescita negli ultimi anni, che si distingue dalle imprese tradizionali in quanto oltre a perseguire il profitto economico, abbraccia una serie di obiettivi che vanno dall’equità sociale alla sostenibilità ambientale. Introdotte nel 2010 negli Stati Uniti come “B Corporation”, le società benefit (SB)sono arrivate in Europa solo alla fine del 2015, quando l’Italia, su spinta di un eterogeneo gruppo di portatori di interesse, è stato il primo Paese a riconoscere e regolamentare questo nuovo modello d’impresa, rendendolo effettivo a partire dal gennaio del 2016. Da allora, dopo alcuni anni di lenta e timida crescita, le SB hanno iniziato a prendere piede in diversi settori – informazione, manifattura, commercio, costruzioni e professioni – e nel 2024 hanno superato la quota di 4500, con 217.000 addetti e un fatturato complessivo di 62 miliardi di euro. In Italia, oltre due terzi delle SB sono diffuse nelle regioni settentrionali e solo un terzo nel resto della Penisola, mentre circa il 70% sono rappresentate da microimprese, con una dimensione aziendale limitata a meno di dieci dipendenti e un fatturato annuo inferiore ai 2 milioni di euro.
Ma cosa distingue una SB da una società tradizionale? E quali ragioni spingono sempre più imprese ad intraprendere un processo di transizione per ottenere tale riconoscimento legale? Le SB sono nate per rispondere al crescente interesse della società nei confronti dei temi legati alla sostenibilità socio-ambientale, ed in questo contesto numerose realtà aziendali hanno preso parte alla transizione in atto, impegnandosi a promuovere un ventaglio di benefici di interesse comune, che abbiano un impatto positivo su persone, territori, ambiente, beni culturali e associazioni. Per tali ragioni, le società di persone o di capitali che decidono di costituirsi come SB, oltre a bilanciare la ricerca del profitto con l’accantonamento di una quota di spesa da destinare annualmente a beneficio della collettività, devono adottare pratiche di produzione sostenibili, trasparenti e con elevati standard etici.
Per verificare il rispetto di questo protocollo, ogni anno le SB hanno l’obbligo di redigere una Relazione di impatto pubblica in cui descrivere e rendicontare dettagliatamente le azioni svolte ed il relativo impatto sulla comunità di persone e sull’ambiente per l’anno in corso e per quello successivo. La stima dell’impatto deve fare riferimento ad uno standard di valutazione sviluppato da un soggetto terzo rispetto all’azienda, che tenga in considerazione cinque aree di intervento – governance, persone, comunità, ambiente e clienti – con un approccio scientifico e multidisciplinare tale da eseguire una stima realistica in termini di riduzione dell’impatto socio-ambientale. Dal 2020 è possibile implementare la valutazione delle performance di sostenibilità anche tramite l’SDG Action Manager, uno strumento operativo sviluppato dalle Nazioni Unite e B Lab che mette in relazione le strategie aziendali con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, per avere una panoramica di informazioni complessiva e intervenire in modo mirato sui punti di debolezza.
Nonostante il processo di valutazione annuale e le numerose incombenze burocratiche comportino un onere in termini di tempo e denaro per le imprese, sempre più soggetti decidono di costituirsi SB per mirare ad una serie di vantaggi a livello di crescita, occupazione, reputazione e competitività sul mercato. Le SB, infatti, risultano più appetibili sia per i giovani professionisti, che hanno l’opportunità di operare in un ambito professionale più in linea con il proprio bagaglio valoriale, sia per clienti ed investitori, sempre più attenti e interessati a sostenere pratiche di produzione ESG (Environmental, Social, Governance), anche a costo di pagare un prezzo maggiore per alcuni servizi. A sostegno di questa tesi, uno studio dell’Università degli Studi di Verona – Scuola di Economia e Management, ha constatato che le società che presentano elevati standard di sostenibilità risultano anche più solide e affidabili nel tempo, e per questo riescono ad ottenere un costo del capitale più basso, risultando più sostenibili anche sotto il profilo economico e finanziario.
Per approfondire:
Acta non verba – Idee di impresa, rete e cultura, Paper tematico Società Benefit, 2024, https://actanonverba.it/wp-content/uploads/2024/10/PAPER-SOCIETA-BENEFIT.pdf.
Corriere della Sera, Giulio Sensi, Imprese, se Benefit rende di più, 2025.
The Good in Town, Società Benefit: cosa sono, vantaggi, come diventarlo, 2023, https://www.thegoodintown.it/societa-benefit-cosa-sono-vantaggi-come-diventarlo/.
Immagine di intestazione di Alessandro Campiotti.
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