II 1.5 La sistemazione dei terreni
II. 1. 5. La sistemazione dei terreni
Le sistemazioni del terreno, di pianura e di collina, sono la base della difesa del suolo e consentono di raccordare l’uso del suolo con il ciclo dell’acqua. Bisogna che le acque sgrondino il più rapidamente possibile dai terreni di pianura, e si trattengano il più a lungo possibile nei terreni di montagna. Infatti, acque di precipitazione troppo intense possono allagare i suoli di pianura, provocando fenomeni di asfissia e danni alla vegetazione, mentre in montagna possono causare erosioni e frane.
Le sistemazioni dei terreni di pianura agevolano lo sgrondo delle acque di precipitazione, prevenendo impaludamenti e ristagni di umidità.
Qui gli appezzamenti coltivati sono caratterizzati da baulature, che sgrondano l’acqua in fossi o scoline. l campi sono collegati da stradine campestri, solitamente inerbite, che fungono talora anche da scoline.
Le dimensioni dell’appezzamento coltivato sono molto variabili. I campi possono essere larghi 40-50 metri e lunghi da 200 a 700-800 metri, come nella sistemazione alla ferrarese, o larghi solo 20-30 metri e lunghi un centinaio, come nella sistemazione alla toscana. Tuttavia, le superfici coltivate, nella sistemazione a “porche”, possono avere una lunghezza inferiore a un metro. In questo caso, i fossi che separano le "porche" possono essere usati anche per irrigarle.
La sistemazione alla ferrarese non potrebbe funzionare in Toscana, per via della natura del suolo e del clima. Infatti l’arte delle sistemazioni nasce da un’esperienza di molte generazioni.
Le sistemazioni dei terreni in pendio trattengono le acque cadute con le precipitazioni, le lasciano infiltrare nel suolo, impedendo il rapido deflusso superficiale, possibile causa di fenomeni erosivi.
Le sistemazioni dei terreni in pendio assumono aspetti spettacolari. Ne sono un esempio le risaie realizzate, mediante terrazzamenti, nelle montagne dell’Estremo Oriente, o in Italia le sistemazioni a spina a Meleto in Val d’Elsa, che all’inizio del 1880 hanno trasformato colline squallide, erose e destinate a pascolo di bassa qualità, in ambienti splendidi, di colture fiorenti.
Le sistemazioni a spina oggi, poiché richiedono troppo lavoro, stanno scomparendo. Sono sostituite dalle sistemazioni a ritocchino, eseguite lavorando il terreno secondo le linee di massima pendenza, che però spesso agevolano i processi erosivi. La lavorazione costa meno, è vero, ma i danni all’ambiente sono incalcolabili.
Le buone sistemazioni, quelle "di traverso", sono invece sempre un investimento, vantaggioso anche per le generazioni future. Le più diffuse sono : a cavalcapoggio, a girapoggio, a serpeggiamento, e così via. Quando le pendenze sono particolarmente elevate, si possono realizzare terrazzamenti (le terrazze sono sorrette da argini costituiti da muri a secco o in calce) e ciglionamenti (gli argini sono scarpate inerbite). Quando la pendenza è considerevole, ma disforme, si preferisce il gradonamento: un gradone può essere sorretto da muri o da ciglioni, ma si adatta alle condizioni naturali e si può interrompere anche più volte in brevi spazi per la presenza di speroni rocciosi, macchie, ecc. Alberi isolati su pendici molto scoscese possono essere protetti anche da muretti semicircolari, situati a valle della base del tronco o della ceppaia: si parla di lunette.
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