II 1.6 Impiego dell’acqua per l’irrigazione

II. 1. 6.  Impiego dell’acqua per l’irrigazione

L’irrigazione è indispensabile per l’attività agricola nei climi aridi e semi-aridi, ma può essere una condizione per poter realizzare produzioni soddisfacenti in tutti i climi temperati, a partire da quelli mediterranei.

Un uso corretto delle acque di irrigazione deve basarsi sulle più avanzate tecnologie e conoscenze scientifiche oggi disponibili. Esse consentono infatti di determinare le condizioni di "sostenibilità" dell’irrigazione, che comportano rispetto dell’ambiente, uso responsabile delle risorse disponibili e un’attenta valutazione dei fattori economici collegati all’impiego delle acque. E’ possibile, in tal modo, evitare conseguenze negative sia per l’agricoltura, contenendo il consumo di acqua, molto costosa in Italia, sia per l’ambiente, riducendo la lisciviazione di sostanze indesiderate negli acquiferi. Le conoscenze necessarie per realizzare una buona gestione dell’irrigazione si basano sulla valutazione e sul controllo dell’evapotraspirazione (ET) nel corso del ciclo colturale, e sulla classificazione dei terreni ai fini irrigui.
La metodologia sperimentale, che applica i coefficienti colturali (Kc), è basata sulla stima del rapporto fra evaporazione nell’ambiente considerato (E) e evapotraspirazione di una determinata coltura (ETc). Essa offre la possibilità, a partire dalla misura dell’evaporazione che può essere fatta sperimentalmente in luogo, per esempio dalla lettura diretta di un evaporimetro di classe A, di calcolare l’evapotraspirazione della coltura:

ETc = E • Kc

e perciò il suo fabbisogno d’acqua nel corso dei vari stadi vegetativi. Tali coefficienti variano sensibilmente in funzione dei fattori pedoclimatici e agronomici durante il ciclo vegetativo. Una programmazione razionale delle quantità di acqua da somministrare ad una coltura dipende da uno studio attento delle condizioni climatiche locali (precipitazioni e capacità evaporante dell’atmosfera) nel corso dei vari stadi vegetativi, calibrando, a parità di condizioni pedoclimatiche, i coefficienti colturali  forniti dai diversi autori.
La classificazione dei terreni ai fini irrigui, eseguita in base a studi integrati che ne quantificano le proprietà fisiche, chimiche e idrologiche, è di estrema importanza, soprattutto in aree pedologicamente non uniformi, come quelle del nostro Paese. L’evapotraspirazione non dipende infatti soltanto dalla quantità di acqua ricevuta da una coltura (precipitazioni, irrigazione, apporti di falda, ecc.), ma anche dalle proprietà fisiche del suolo, che determinano i movimenti e la distribuzione dell’acqua (tessitura, struttura, permeabilità, risalita capillare, curve di ritenzione idrica, ecc.). La metodologia più diffusa è la "Land classification for irrigation purposes" dello U.S. Bureau for Reclamation. Essa suddivide i suoli in sei classi di attitudine all’irrigazione, ed integra gli aspetti tecnici con quelli ed economici. E’ stata adottata da molti organismi internazionali. In Italia, nel 1980, l’Agenzia per la Promozione dello Sviluppo nel Mezzogiorno ha condizionato la concessione degli aiuti per la realizzazione di piani di irrigazione alla presentazione di studi realizzati secondo questa metodologia.

 


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