II 4.3 La metodologia e tipologia della fertirrigazione

II.4.3  La metodologia e tipologia della fertirrigazione

Una razionale applicazione della fertirrigazione richiede di stabilire diversi parametri (quantità e rapporti fra gli elementi nutritivi, composizione chimica della soluzione, frequenza degli interventi di fertirrigazione rispetto agli interventi irrigui).

Possiamo distinguere, fondamentalmente, due metodologie di fertirrigazione:

  • Distribuzione di elementi nutritivi continua e proporzionale all’intervento irriguo. Questo metodo ha il vantaggio di essere estremamente semplice e consente di aumentare la distribuzione dei fertilizzanti all’aumento della domanda di acqua di irrigazione. E’ una metodologia che si avvicina alla tecnica della fertirrigazione delle colture fuori suolo. Estrema importanza ha la composizione chimica della soluzione, la sua conducibilità elettrica e la reazione del pH. Nella versione estrema il terreno costituisce solamente un supporto della coltura.
  • Distribuzione di elementi nutritivi definita e suddivisa per ciascuna fase fenologica. Il fabbisogno della coltura viene stimato attraverso un bilancio che considera le asportazioni, le immobilizzazioni, le perdite, gli apporti e le disponibilità naturali. Quindi viene suddiviso, considerando i rapporti ottimali fra gli elementi, per ciascuna fase fenologica ottenendo la quantità da distribuire periodicamente.

I prodotti impiegati nella fertirrigazione devono essere completamente solubili in acqua per evitare occlusioni negli erogatori e mobili nel terreno per poter raggiungere facilmente l’apparato radicale. In tabella 2 si riportano per alcuni fertilizzanti le caratteristiche di reazione e di solubilità.

Poiché l’azoto nitrico è soggetto nel suolo a forti lisciviazioni dovrebbe essere applicato ad ogni irrigazione alla dose ottimale per la coltura fertirrigata. In questo modo la salinità del suolo, determinata dagli apporti di fertilizzanti, avrebbe un andamento costante e non determinerebbe stress per eccessiva fertilizzazione, o per carenza a causa dei fenomeni di lisciviazione. L’azoto ammoniacale è meno soggetto ai fenomeni di perdita per lisciviazione perché può essere temporaneamente fissato ai colloidi del terreno attraverso processi di scambio cationico.

Il potassio è meno mobile del nitrato e la sua distribuzione nel volume di terreno umido interessato dall’apparato radicale è più uniforme mentre i sali più solubili si concentrano verso il fronte esterno del volume di terreno bagnato dall’impianto irriguo.


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