Barbujani il giro del mondo in 6 milioni di anni

Il giro del mondo in 6 milioni di anni

Come fare a coinvolgere il lettore di un saggio scientifico che parla di DNA, caratteri recessivi e dominanti, storia della discesa dagli alberi di quegli animali nostri diretti antenati “ominini” e poi Sapiens? Semplice: usare l’immaginazione e la fantasia partendo da dati e reperti concreti. Il testo si dipana tra l’excursus storico dei primati che cominciano a utilizzare la stazione eretta e usare i piedi per spostarsi e le testimonianze paleontologiche con realtiva ricerca, non sempre facile del DNA. A interrompere la sequenza di dati e date, interviene un personaggio, Esumin, che al lettore inzialmente sembra evocativo di esumazione; in effetti l’autore parla e descrive reperti fossili unitamente a dati e date ma solo verso la fine del testo, ecco svelato l’arcano: Esumin è l’acronimo di Esseri Umani In Movimento. I suoi interventi sono gradevoli intermezzi del personaggio che accompagna via via le tappe dello sviluppo evoluzionistico della nostra specie. Cosa significa per un ominide muoversi in stazione eretta camminando su due estremità che via via diventano sempre più funzionali? Significa proprio “migrare”. Quanta strada e in quale direzione si sono mossi i nostri antenati? In quanti anni? Che cosa li ha spinti ad allontanarsi dall’area africana che sembra proprio essere stata la “culla” dei nostri antenati? Esumin ha 6 milioni e mezzo di anni, già proprio in quell’epoca, da una popolazione di creature simili agli scimpanze, si staccano gli scimpanzè e ….noi. Esumin è di genere maschile e critica tutti i cambiamenti che vengono fatti propri dalle “nuove generazioni”, critica il desiderio di muoversi, di spostarsi, di inventare nuovi strumenti e di cambiare abitudini,  quello che fanno i padri attuali nei confronti dei figli a testimonianza che i cambiamenti possono destabilizzare ma sono la chiave dell’evoluzione.

Camminare, spostarsi, mescolarsi, certo mescolare il proprio patrimonio genetico con “estranei” diversi, mescolare le tecnologie, migliorarle renderle sempre più funzionali. Ma quali sono gli strumenti che permettono agli studiosi di ricostruire questo percorso lungo certo anche se brevissimo sulla scala geologica: basti pensare che i dinosauri hanno calpestato il nostro pianeta, tutto, – si trovano infatti le loro tracce e i loro fossili in tutti i continenti-per circa 200 milioni di anni prima di soccombere a un cambiamento climatico cosmico.

Con l’analisi del DNA estratto dai reperti fossili, l’individuazione dei geni antichi e recenti, la presenza di particolari morfologie del cranio e non ultima la presenza di batteri ospiti comeHelicobacter pylori presente nell’apparato digerente di gran parte della popolazione umana, si possono ricostruire le tappe degli spostamenti e della evoluzione. Per non dire del tentativo di sistematizzare i rami dell’umanità in base al linguaggio, alle impronte, ai manufatti.

Un viaggio davvero importante per confermare ancora una volta, se serve, che siamo un’unica specie con piccole variazioni e un grande obiettivo: conoscere e capire il mondo che ci circonda. Obiettivo che spesso, purtroppo, diventa pulsione di dominio.

Alberta Vittadello