protocollo contagio

PROTOCOLLO CONTAGIO: come e perché avrebbero potuto proteggerci dalla pandemia e non l’hanno fatto

Libro inchiesta 

Il giornalismo scientifico e di indagine ha un ruolo eticamente molto importante per la formazione dell’opinione pubblica contribuendo a sgonfiare le fake news e le informazioni fuorvianti. Ma quando le fonti ufficiali sono contraddittorie e/o parziali? Tra le numerose pubblicazioni che hanno visto la luce durante il lockdown, questo libro inchiesta coinvolge il lettore per le domande che ciascuno di noi si è posto e si pone sulla pandemia. Si poteva prevedere la diffusione del virus a livello planetario? Il mondo scientifico aveva dati e informazioni che permettessero la prevedibilità di una pandemia? I politici hanno saputo e/o voluto cogliere i messaggi provenienti dal mondo scientifico? E ancora: il mondo scientifico nella fattispecie legato alla medicina di prevenzione e cura come si è mosso?

Gli autori percorrono le tappe a partire dal 2002, anno nel quale viene isolato il virus della SARS, fino al Covid 2 comparso a Wuhan, ufficialmente a gennaio 2020 ma sicuramente presente nella regione cinese fin da ottobre. In questa sede non serve sottolineare il comportamento del governo cinese che ha sicuramente tentato, prima, di nascondere e poi di verificare la reale pericolosità a livello mondiale dell’infezione. Non serve perché troppi sono i comportamenti incoerenti di tutti i governi dei paesi più sviluppati, avvertiti fin dall’infezione della SARS della necessità di prevedere pandemie di origine virale. A gennaio del 2019 la Casa Bianca stessa decide di simulare una pandemia commissionando il progetto Crimson Contagion, diretto dal ministero della salute con il coinvolgimento di tutti gli apparati governativi. L’elaborazione del piano dura fino a dicembre, tuttavia i primi risultati vengono consegnati al presidente tre mesi prima. Lo scenario previsto era a dir poco allarmante sia dal punto di vista medico che economico. Secondo gli autori era necessario attrezzare gli ospedali con apposite sezioni per accogliere pazienti infetti e fornire le strutture di respiratori e presidi di protezione individuale. Il rapporto viene consegnato al Congresso agli inizi di dicembre 2019: né il presidente né il Congresso tengono conto delle previsoni contenute nel rapporto. Inascolati, entrambi gli autori dello studio vengono licenziati.

Ottobre 2019: a Wuhan si svolge la settima edizione dei giochi mondiali militari. I nostri centosessantaquattro atleti con una quarantina di allenatori, preparatori e dirigenti, vengono ospitati presso il villaggio olimpico, strutturato in palazzine, che ospita circa diecimila tra soldati e soldatesse provenienti da centonove paesi diversi del mondo. Molti si ammalano già durante i giochi, altri tornano al paese d’origine con i sintomi tipici, febbre, tosse, polmonite interstiziale. Sono giovani e tutti superano questa particolare influenza ma contagiano!? A molti degli atleti, in particolare la squadra tedesca, viene imposto il silenzio o semplicemente di diffondere la notizia che erano stati contagiati dall’influenza stagionale. Ma era proprio così?
Viene dato spazio al lavoro svolto dalla ricercatrice e virologa Shi Zengli soprannominata Batwoman; la Zengli ha svolto un dottorato in Francia, all’università di Montpelier, proprio sui coronavirus, torna quindi in Cina per continuare gli studi sui coronavirus dei pipistrelli, in particolare quelli che popolano le grotte carsiche della regione di Wuhan. Va ricordato che proprio a Wuhan nel 1956 sorge il primo laboratorio di microbilogia che diviene due decenni dopo un istituto di virologia.

E il ruolo dell’OMS? Tante decisioni prese a livello mondiale che ricadono su ciascuno dei 7 miliardi e mezzo di individui che popolano il pianeta. Senza veli gli autori affermano che alcune decisioni dell’Organizzazione vengono prese per assecondare i benefattori dell’Organizzazione stessa.

È  fin troppo evidente che il problema non è solo di tipo scientifico medico sanitario. Un esempio per tutti: la mancata decretazione di Alzano Lombardo come zona rossa per ragioni legate alla necessità di continuare a produrre. Dal punto di vista storico gli autori si soffermano proprio sulla Val Brembana e l’orgine dello stretto legame commerciale con la Cina dell’area bergamasca. Da Orio al Serio i voli per Wuhan erano quotidiani. Economia, produzione, ricchezza parole chiave che mal si appaiano con prevenzione, salute, attenzione. Quanto peso hanno avuto su questa pandemia le scelte fatte per ragioni economiche sostenute dalle ragioni poliche? L’etica dei medici è ancora legata al giuramento di Ippocrate o è asservita al tornaconto economico a partire dalle prescrizioni di farmaci talvolta inutili, ridondanti se non dannosi?

Gli autori mettono in luce il ruolo decisivo delle lobby delle case farmaceutiche: numeroso è l’elenco delle multinazionali del farmaco che in modo più o meno palese contrastano le azioni di prevenzione di malattie non mortali, quelle che poi si cronicizzano, per continuare a produrre farmaci per la cura. Senza dire degli studi mirati a individuare terapie solo per malattie che prevedano un numero elevato di potenziali pazienti. A ciò vanno aggiunti gli interessi di grandi aziende che producono presidi di protezione individuali, la Cina aveva il primato mondiale nella produzione di mascherine, o attrezzature ospedaliere. Settori produttivi che hanno fatto affari d’oro unitamente alle aziende dell’information tecnology. Al lettore viene anche spontaneo chiedersi se davvero chi ha in mano il potere politico ha in mente il bene comune o solamente, come appare evidente, il bene di pochi ben sistemati in caste! Dalla lettura di questo testo emerge chiaro un dato: la mancanza di libertà del mondo scientifico legato in modo inesorabile a quelli che lo sostengono economicamente. Dal medico di base che prescrive un certo farmaco perché ha come incentivo la partecipazione a un congresso o un pc nuovo, al laboratorio di ricerca che indirizza i propri studi verso il vaccino o il farmaco che verrà prodotto in miliardi di dosi dalla multinazionale che finanzia la stessa ricerca. La filosofia della Scienza, fin dai filosofi del 600 come Leibniz e Spinoza, poneva come elemento fondamentale del sapere la libertà. La Scienza libera l’intelletto umano perché permette la conoscenza empirica dei fenomeni consentendone la riproduzione e la modellizzazione. Attualmente i laboratori di ricerca e le équipe che li compongono hanno bisogno di importanti finanziamenti, la maggior parte dei quali proviene da realtà economiche direttamente interessate ad un preciso risultato: produrre e vendere. L’attuale sistema economico legato a doppio filo a quello politico influenza in modo determinante il processo di ricerca e le conclusioni.
In una intervista Federica Passione dice: “Nel nostro libro non utilizziamo mai il termine complotto, non crediamo nel complotto, parliamo di informazione, scientifica, medica, giornalistica, vogliamo distinguere tra buona informazione e cattiva informazione”.  E Fracassi: “…per questo nasce il libro, vogliamo dare ordine alle informazioni, trovare delle risposte ad interrogativi rimasti insoluti, per poter reagire”.

Alberta Vittadello


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