La terra di sotto

La terra di sotto

Con  il contributo di Matteo Aimini, Massimo Cingotti
97 fotografie

Penisola edizioni


Percorrendo la A4 da Torino a Venezia lo sguardo coglie immagini di tralicci di alta e media tensione, capannoni produttivi frammisti ad allevamenti e campi coltivati: 500 Km che attraversano la pianura padana da Ovest a Est e che corrisponde all’area più sviluppata ma anche più inquinata del territorio nazionale. Il fotografo Luca Quagliato e il giornalista Luca Rinaldi consegnano al lettore una documentazione completa relativa a 68 siti distribuiti lungo il fiume Po, i suoi affluenti di destra e di sinistra risalendo fino alla pedemontana piemontese, lombarda e veneta. La tabella iniziale riassume la cronologia di eventi, normative, incidenti, conferenze dal 1906 al 2017, fornendo un quadro di quanto accaduto nel nostro paese e a livello mondiale durante il secolo connotato dal più grande sviluppo industriale a livello planetario.
Ciascun sito viene descritto e corredato da foto in base alla tipologia di inquinamento come da indice dei capitoli: Fluidità, Frammentazione, Tassonomia, Macerie, Stratificazione.
Nel capitolo "Fluidità" sono elencati e descritti 15 siti inquinati da fluidi da Novate Mezzola passando per Giavera del Montello, Cologna Veneta e la Val d’Astico, con l’individuazione degli inquinanti, dei meccanismi di sversamento e la cronologia. Si tratta della forma d’inquinamento più subdolo, spesso difficilmente individuabile e confinabile come l’inquinamento da PFAS che compromette la salute in vaste aree delle province di Vicenza e Padova. I PFAS sono incolori, inodori e insapori, l’acqua dei pozzi privati è stata usata in passato per l’irrigazione degli orti e per abbeverare gli animali. Il capitolo successivo, che ha per titolo "Frammentazione", descrive due decine di siti dove vengono stoccati materiali di risulta, scorie di varie tipologie e natura. Rifiuti che vengono interrati nei terrapieni di strade e autostrade con operazioni di compravendita da parte di imprenditori che trovano notevoli vantaggi economici nell’evitare il conferimento di materiali di scarto in modo corretto e lo smaltiscono in aree di campagna e/o a pagamento per la realizzazione di infrastrutture viarie. "Tassonomia" descrive qualitativamente e quantitativamente alcune tra le 135 (3 mila ettari) discariche presenti lungo l’asse del viaggio percorso dagli autori tra Piemonte, Lombardia e Veneto. Dalla discarica in funzione e in fiamme di Mariano Comense a quelle dismesse ormai ricoperte da consistenti strati di vegetazione all’apparenza inoffensive, ma che ancora nella “terra di sotto” sono in piena attività. Nel capitolo “Macerie” vengono descritti poli industriali, cave, discariche e depositi: ogni luogo una storia che ha attraversato il tempo e le epoche. Prima segno di una partenza o ripartenza economica, poi simbolo di sviluppo e infine teatro dell’abbandono, dell’inefficienza nella gestione del territorio.

Le immagini raccolte nella penultima sezione documentano un fenomeno che gli autori definiscono a buona ragione “Stratificazione” a significare la capacità dell’essere umano di inglobare, a fianco di rifiuti, quartieri e abitazioni. Un esempio per tutti il sito di Pernumia in provincia di Padova dove accanto al capannone della ex C&C sono stoccate illegalmente 50.000 tonnellate di rifiuti accanto a giochi di bambini senza alcuna linea di confine tra i rifiuti e la società. Molto importanti sono le 11 tavole tematiche relative in generale alla Pianura Padana e nello specifico alle tre regioni più interessate Piemonte, Lombardia e Veneto: dalla densità di popolazione e distribuzione dei siti contaminati alla stato delle acque superficiali, al superamento dei valori soglia degli inquinanti nei corpi idrici presi in considerazione. Le tavole illustrate aiutano a comprendere i parametri e il loro superamento in ciascun sito.
Il testo “La Terra di Sotto” ha caratteristiche che vanno oltre la denuncia, ha il preciso scopo di informare divulgando dati, report, immagini. Sono proprio le immagini che guidano in questa realtà non proprio e non sempre nascosta sotto terra.

Alberta Vittadello