Muir -copertina

LE MONTAGNE MI CHIAMANO

Meditazioni sulla natura selvaggia
A cura di Alessandro Miliotti
 


John Muir è un nome noto a quanti si occupano di ambiente e di ecologia, è conosciuto, infatti, come precursore e promotore delle aree naturali protette. Questa pubblicazione consente al lettore di avvicinarsi al movimento definito conservazionismo che, tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, anima il dibattito pubblico; vengono coinvolti, scienziati, studiosi, politici e semplici amanti della natura in tutti gli Stati Uniti. La grande varietà del territorio americano affascina l’autore, in particolare le zone selvagge come la Sierra Nevada dove fonda il Sierra Club, il più antico movimento ambientalista del mondo. Muir fugge dalla realtà urbana dove è costretto in un ufficio o in uno studio e cerca la natura ancora incontaminata. Pur non concludendo un percorso di studi specifici, approfondisce le sue conoscenze in ambito scientifico comprendente geologia, botanica e chimica. L’autore di questi diari, lettere e meditazioni, selezionati con attenzione da Miliotti, è dunque un amante di quella che lui stesso definisce natura selvaggia ma senza dubbio è anche uno scienziato perché dello scienziato ha il metodo. Attratto dalla storia del nostro pianeta osserva gli affioramenti rocciosi, i cristalli, la morfologia di valli, versanti e cime. Nel suo girovagare spesso incantato dalla bellezza del paesaggio, avanza alcune ipotesi sull’origine delle valli e sulla funzione dei ghiacciai. In particolare nella valle dello Yosemite intuisce da semplici elementi la loro origine glaciale. Apre così il dibattito con i geologi del tempo che avevano definito le creste, i canyon e i pendii dell’area frutto di attività sismica. Muir intuisce l’azione dei ghiacciai lenta ma incisiva sulla morfologia. Lenta è la discesa delle masse ghiacciate che modellano versanti, valli e nello specifico le rocce sulle quali nota le tipiche incisioni. In tante occasioni Muir sottolinea come ciò che noi vediamo è frutto di un continuo incessante lavoro innestato dalle forze della natura a cominciare dalla forza di gravità.
Tra le meditazioni individuali che Muir condivide con qualche conoscente o scrive come diari e articoli per riviste, il lettore trova un messaggio universale molto importante: nel nostro pianeta, immerso nell’universo, ciascun componente, appartenga esso ai viventi o ai non viventi, è interconnesso. Muir non usa questo termine, ma il lettore attuale ne può valorizzare il significato in modo ampio. Ciascun protagonista, dalle rocce, al ghiaccio ai viventi fanno parte di una stessa grande realtà di cui facciamo parte. La natura esige rispetto ed equilibrio nell’uso delle risorse. Un messaggio vecchio di 100 anni ma più che mai attuale.
Il testo partendo dall’intimo dell’autore che cita spesso Dio come creatore di bellezza, diventa un manifesto per l’umanità intera. Gli equilibri naturali vanno rispettati da tutti i suoi componenti: messaggio forte per i Sapiens che usano, meglio sottolineare abusano, delle risorse come padroni avventati. Viene da concludere che nel selvaggio troviamo consolazione, nel rispetto troviamo un futuro.

A Vittadello