Pascoli di carta, Mencini

Pascoli di Carta. Le mani sulla montagna


È dello scorso 31 ottobre 2022 la sentenza dei giudici di Patti che dispone pene per un totale di 600 anni di carcere nei confronti di 90 imputati di reati in quella che viene definita la “mafia dei Nebrodi”. L’autore di “Pascoli di carta” in questo percorso va alla ricerca di fatti più o meno noti che vanno dalla speculazione a veri e propri reati di mafia.
L’indagine di Mancini parte dalla lettura di un libro scritto nel 2019 da Giuseppe Antoci, presidente del parco dei Nebrodi fino al 2018, autore dell’omonimo protocollo che regolamenta l’assegnazione degli affitti dei terreni. Il protocollo diviene legge dello stato nel 2017 con l’approvazione del Codice Antimafia.
Nel libro sono raccolte testimonianze di allevatori e protagonisti del contesto rurale italiano, analizzate le spiegazioni e i pareri di ognuno, anche di coloro che nell’opinione comune fanno solo i propri interessi.
Si tratta di argomenti complessi. Il lettore comune potrebbe non districarsi tra “titoli”, ovvero finanziamenti assegnati in base al numero di ettari e non a precisi impegni come ore di lavoro effettive di chi si occupa del pascolo, e prestanome. L’autore tuttavia nel suo viaggio tra le montagne da nord ovest a nord est delle Alpi e da nord a sud dell’Appennino riesce a dare voce a quei soggetti che vivono in prima persona il disagio di essere tagliati fuori dai finanziamenti perché gli speculatori hanno le carte in regola. Sì perché le loro carte sono in regola, l’acquisto di “titoli” avviene attraverso prestanome e succede che il titolare del finanziamento non sia affatto chi porta le mucche al pascolo.
Un esempio tra tanti riguarda la montagna veneta non distante da certi meccanismi che hanno come unico risultato quello di arricchire i grandi, impoverire i piccoli e aumentare l’abbandono delle terre alte.
L’autore scrive in prima persona del suo viaggio per dare voce direttamente agli allevatori, spesso giovani del Comelico e del Cadore, di come le grandi aziende agricole facciano man bassa dei pascoli distribuiti dai Comuni e dalle Regole a prezzi troppo elevati per i piccoli produttori, senza mai portare in quota i propri animali ma intascando comunque gli incentivi europei.
Lungo il suo percorso incontra persone che mettono la loro passione per il territorio e vanno oltre le speculazioni e il malaffare. Marzia Veronese, che vive in una frazione di Nus in provincia di Aosta a 1000 m di quota scrive libri sul mondo della pastorizia e gestisce un blog dal titolo molto significativo “Di Terre, Pietre, Erbe, Bestie e Persone. Minacciata per le sue dettagliate denunce nei confronti degli speculatori, racconta della sua esperienza e di esempi virtuosi che vanno premiati, in genere si tratta di piccoli allevatori che sono custodi della biodiversità e delle tradizioni, sono loro che fanno vivere la montagna.
Tutto il lavoro di Mencini si basa su una notevole quantità di documenti, in parte inediti, e diverse interviste raccolte lungo il suo percorso. Tutto ciò che viene raccontato accade perché, in seguito a una riforma del 2003 della PAC, la politica agricola comune europea, i sostegni dedicati a questo comparto, consentono a molti di accedere ai fondi europei senza rispettare quello che dovrebbe implicitamente essere il loro obiettivo finale: la salvaguardia di coloro che con grande impegno lavorano in montagna e garantiscono il pur difficile equilibrio uomo-ambiente nelle terre alte.

Alberta Vittadello