III 1.5 Fitofarmaci e salute

I pesticidi interferiscono con iprocessi fisiologici di tutti gli organismi viventi, uomo compreso. In particolare agiscono sulla segnalazione nervosa od ormonale, sulla respirazione cellulare, sulla divisione cellulare o sulla sintesi delle proteine.

L’uso intensivo di pesticidi è causa di molteplici e crescenti patologie, lo conferma un recente rapporto dell’INSERM francese (Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale).
Residui di pesticidi si trovano praticamente ovunque, soprattutto nei corsi d’acqua, nelle falde freatiche e negli alimenti. Il corpo umano li assorbe e la loro presenza si può riscontrare nel sangue, nelle urine e nel tessuto adiposo con conseguenze per la salute umana. Il rapporto INSERM, basato su di un’analisi estesa e dettagliata di innumerevoli studi disponibili sull’argomento, evidenzia la stretta correlazione tra l’esposizione ai pesticidi e la crescente incidenza di alcune patologie quali morbo di Parkinson, cancro della prostata, linfoma non-Hodgkin, mieloma multiplo e leucemia.
Le persone più a rischio sono prevalentemente i coltivatori diretti, gli operai agricoli, i dipendenti dell’industria dei pesticidi, i giardinieri e gli addetti alla disinfestazione. Ma anche il resto della popolazione è esposta ai pesticidi e ne può subire le conseguenze negative. In questi casi l’esposizione avviene principalmente attraverso l’assunzione di alimenti contenenti residui di pesticidi, impiego domestico o nel giardinaggio di pesticidi, contatto con animali domestici sottoposti a trattamenti antiparassitari, contaminazione generica di acqua e aria.
L’effetto sulla salute umana dei pesticidi può essere immediato o a medio termine, quest’ultimo avviene quando si ha un’esposizione continuata, e può avere le caratteristiche di una intossicazione acuta. Il profilo tossicologico in questo caso è ben noto, come conseguenza si hanno delle intossicazioni sistemiche, che possono portare anche alla morte, ma più frequentemente provocano degli effetti allergizzanti, dermatologici e respiratori. Più complicata è invece la situazione quando si è di fronte ad una combinazione di sostanze differenti a dosi limitate. Il rapporto dell’INSERM raccoglie molti studi effettuati su diversi soggetti sottoposti a esposizione cronica: agricoltori, altri professionisti a continuo contatto con pesticidi, gente comune e popolazione a rischio, quali bambini e donne in gravidanza. Le malattie particolarmente studiate sono quelle collegabili a disturbi neurologici, all’insorgenza di tumori, alle alterazioni all’apparato riproduttivo e alla crescita.

Le tabelle presenti in allegato riportano i risultati pubblicati nel rapporto INSERM sull’effetto riscontrato sulla salute degli esseri umani divisi per categorie a seguito dell’esposizione a diverse famiglie di pesticidi.
Gli effetti sono classificati nel seguente modo:

a.      ++       chiare evidenze di correlazione tra esposizione e malattia

b.      +         discrete evidenze di correlazione tra esposizione e malattia

c.      ±         non chiare evidenze di correlazione tra esposizione e malattia

 

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III 1.4 Modalità di impiego degli antiparassitari

I prodotti antiparassitari possono essere di origine animale o vegetale ed essere impiegati in trappole o distributori automatici, si possono spargere direttamente sulle colture, si applicano direttamente sui semi oppure si trattano gli alberi con pennellature e iniezioni.

Le modalità di impiego sono regolate da precise norme.

Le trappole e/o i distributori automatici devono essere tali da impedire che le sostanze si diffondano nell’ambiente o entrino in contatto con le coltivazioni. Inoltre particolare attenzione deve essere posta nella raccolta e nello smaltimento delle trappole stesse.

Gli antiparassitari di impiego diretto sulle colture possono essere:

  • concentrati emulsionabili: in questo caso devono essere diluiti prima dell’uso. La diluizione può avvenire in acqua per prodotti idrosolubili o in solventi per prodotti liposolubili. L’emulsione ottenuta deve essere omogenea e a seconda della tecnica di applicazione si impiegherà una forte diluizione (distribuzione con irroratori a terra) o una bassa diluizione (distribuzione con irroratori a terra o aerei);
  • polveri bagnabili: concentrati in polveri o adsorbiti su polveri che possono essere sospesi in acqua con l’aiuto di sostanze bagnanti e tensioattivi;
  • paste: concentrati allo stato semisolido da disperdere in acqua;
  • polveri secche: si applicano direttamente tramite polverizzatori;
  • granuli: si spargono direttamente sul terreno, in questo caso si ha un rilascio graduale del principio attivo;
  • prodotti gassosi: vengono impiegati nella fumigazione.

I semi possono venire protetti con sostanze pesticida prima della semina tramite un meccanismo detto di concia.

Il trattamento del fusto degli alberi con pennellature e iniezioni di pesticidi vengono in genere effettuate a scopo preventivo.


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III 1.3 Interazione principio attivo e pianta da trattare

Nella scelta dell’antiparassitario ha fondamentale importanza la scelta del rapporto fra principio attivo e pianta da trattare. Di solito si distingue:

  •  principio attivo di copertura: si tratta di composti che non penetrano nella pianta, bensì restano all’esterno. Un esempio tipico di questo genere di azione è quello dei composti del rame. È chiaro che in questi casi risulta importante agire preventivamente e favorire il contatto fra il principio attivo e il patogeno che si vuole colpire.
  • principio attivo citotropico: si tratta di principi attivi che riescono a penetrare nei primi strati di cellule e naturalmente hanno il vantaggio di poter colpire il patogeno anche dopo un certo tempo dall’infezione.
  • principio attivo translaminare: hanno la capacità di passare da una pagina all’altra della foglia. Questo modalità di penetrazione rende decisamente più sicuri i trattamenti contro patogeni che attaccano le foglie.
  • principio attivo sistemico: ha la possibilità di penetrare nei tessuti della pianta e traslocare all’interno di essa in modo da colpire il patogeno dall’interno. Sono quindi efficaci in casi difficili: infezioni fungine avvenute da più ore, tracheomicosi, presenza di insetti ad apparato boccale succhiatore pungente che non sono facilmente attaccabili per contatto (esempio tipico: le cocciniglie).

Di fatto, bisogna tenere presente che tutti i principi attivi possono essere in qualche modo sistemici e che la traslocazione avviene secondo flussi preferenziali. Nella maggior parte dei casi la traslocazione avviene dal basso vero l’alto, seguendo le trachee che trasportano la linfa grezza dalle radici verso le foglie (sistemici acropeti). Solo poche molecole sono sistemiche basipete, cioè vanno preferenzialmente dall’alto verso il basso e alcune molecole come il phosetyl alluminio presentano una traslocazione bidirezionale.
Nello scegliere l’antiparassitario sistemico è quindi necessario intersecare le informazioni sulla posizione dell’infezione con il metodo di irrorazione utilizzato e quindi scegliere il principio attivo anche in base al tipo di traslocazione necessaria.


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