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“Biomasse solide, pilastro dell’economia circolare”

I temi emersi nel corso della Tavola rotonda  presso la  Camera di Commercio di Roma lo scorso 15 novembre.
 


Il contributo della produzione di energia elettrica da biomasse solide rappresenta non solo uno strumento fondamentale di attuazione dei principi dell’economia circolare, ma anche un elemento importante per la tutela ambientale, nonché per la riduzione dei costi sociali e lo sviluppo economico del settore agricolo e delle comunità locali.

Questi sono solo alcuni degli aspetti discussi  presso la Sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma, nel corso della tavola rotonda “Biomasse solide, pilastro dell’economia circolare”, promosso dall’Associazione Energia da Biomasse Solide, che raggruppa più della metà degli operatori del settore, con una potenza complessiva installata di circa 265 MW e un utilizzo di quasi 3 milioni di tonnellate annue di biomassa.

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Economia Circolare, l’Associazione EBS a Ecomondo: “Necessario valorizzare tutte ​le ​potenzialità della filiera agroenergetica”

Ieri 10 novembre, nell’ambito di Ecomondo, la fiera di Rimini  dedicata alla green economy, si è tenuto un convegno dal titolo “Role and opportunities for forestry and wood products in the circular economy”.

Simone Tonon, Presidente dell’Associazione EBS (Economia da Biomasse Solide) nel suo intervento ha messo in luce come la produzione di energia elettrica da biomassa solida rappresenti uno strumento fondamentale di promozione dell’economia circolare.

 “La destinazione energetica dei prodotti e sottoprodotti agricoli, altrimenti destinati allo smaltimento in discarica o peggio bruciati in modo incontrollato”  – ha detto – “si traduce generalmente in un processo virtuoso di sviluppo socio-economico e di tutela ambientale del nostro Paese. Gli esempi concreti sono tanti e su tutto il territorio nazionale. In Calabria e nelle regioni limitrofe l’approvvigionamento da biomassa, attraverso la gestione forestale, concorre alla corretta manutenzione del patrimonio boschivo e al conseguente mantenimento di presidi attivi contro il dissesto idrogeologico. In Emilia Romagna, grazie agli accordi di filiera sottoscritti con gli enti locali e le associazioni di rappresentanza del mondo agricolo, nonché validati dal MIPAAF, hanno trovato adeguata valorizzazione energetica decine di migliaia di tonnellate di biomassa legnosa, da residui di potature ed espianti di piante da frutto a fine ciclo.”

Tuttavia la quantità di biomassa residuale a uso energetico è ancora poco sfruttata, ha detto Tonon – e il patrimonio boschivo degli enti locali è ampiamente inutilizzato, in quanto percepito come un costo e non come una risorsa da valorizzare.

Invece “è importante valorizzare la filiera agroenergetica, creando le condizioni per uno sviluppo stabile, rafforzare le sinergie con il settore agricolo e forestale e operare affinché nel nostro Paese si sfruttino a pieno le potenzialità di sviluppo di questa filiera.”

Questo argomento sarà peraltro affrontato in occasione della tavola rotonda “Biomasse solide: pilastro dell’economia circolare’ che si terrà martedì 15 novembre presso la Sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma, durante la quale interverrà, tra gli altri, Luca Sani, Presidente XXIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati”.


L’AssociazioneEnergia da Biomasse Solide (EBS) annovera tra i suoi fondatori i principali operatori nazionali del settore – Biolevano, Biomasse Italia, Biomasse Crotone, Bonollo Energia, C&T, Fusine Energia, San Marco Bioenergie, Serravalle Energy, SardiniaBio Energy Tampieri Energie e Zignago Power -, ciascuno proprietario almeno di un rilevante impianto di produzione. Con una potenza elettrica complessivamente installata di oltre 265 MW, questi impianti sono presenti in diverse regioni italiane (dalla Calabria alla Lombardia, dalla Sardegna al Veneto) e generano un indotto di oltre 3.000 addetti tra diretti e indiretti, soprattutto legati all’approvvigionamento e gestione dei circa 2,5 milioni di ton/anno di biomassa legnosa, per la quasi totalità prodotta in Italia. www.biomasseenergia.it

Rapporto Anci-Conai su raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti

 L’Italia viaggia ancora a due velocità ma dal Sud arrivano segnali incoraggianti.

Sale da otto a nove il numero di Regioni italiane che hanno raggiunto, con ben 5 anni di anticipo, l’obiettivo UE del 50% di avvio a riciclo fissato per il 2020. Lo evidenzia il VI Rapporto Banca Dati Anci-Conai su raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti, presentato lunedì 24 ottobre  a Roma nelle sede di Anci. I Comuni che hanno già superato l’obiettivo della Direttiva Europea sono 3.549, un dato in aumento del 13% rispetto al 2014 e del 58,29% rispetto al 2013. 

Lo studio evidenzia un lieve aumento (+0,78%) della produzione dei rifiuti urbani nel 2015, che si attesta a 512 kg per abitante, mentre la percentuale di raccolta differenziata (+3,32%) cresce più velocemente rispetto a quella di avvio al riciclo (+1,77%), una forbice dovuta in larga parte alla qualità dei materiali raccolti. L’intercettazione pro capite di raccolta differenziata segna un +7,90% con 253 kg per abitante, sia pur con grandi differenze fra Regione e Regione: si passa dai 357 kg della Liguria ai 54,81 della Sicilia.

“Allungando lo sguardo all’Italia nel suo complesso – ha spiegatoFilippo Bernocchi, delegato Anci a Energia e Rifiuti – si conferma l’immagine di un Paese a due velocità, con un Nord dotato di impianti più adeguati e di una maggiore sensibilità rispetto alla tematica. Se le regioni del Centro-Nord raggiungono in media quasi il 50% di effettivo riciclo la gran parte del Mezzogiorno, in assenza di provvedimenti straordinari, difficilmente riuscirà a centrare l’obiettivo entro il 2020”. Dal Sud iniziano comunque ad arrivare segnali incoraggianti: spicca il dato della Calabria, che registra un +54,65% di intercettazione pro capite di raccolta differenziata, seguita dalla Campania (+39,60%) e dalla Puglia (+11,62%).

Grazie all’incremento delle quantità di rifiuti avviati al riciclo, si sono evitate emissioni di CO2 equivalenti pari a 1.792.064 tonnellate, un dato in aumento del 32,75%. Le Regioni che nel 2015 hanno già superato la percentuale del 50% di materiali avviati a riciclo sono Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche, Sardegna e la “new entry” Valle D’Aosta; la Campania, laToscana e l’Abruzzo sono invece prossime al raggiungimento dell’obiettivo. Dei 3.549 Comuni che hanno raggiunto l’obiettivo del 50% di avvio a riciclo, in 12 hanno ricevuto oggi un riconoscimento come migliori novità del 2015: Scandicci, Saronno, Ostuni, Cava de’ Tirreni, Cuneo, Como, Bergamo, Salerno, Padova e le Città Metropolitane di Milano, Torino e Venezia. “Questa è l’Italia delle Circular City – ha proseguito Bernocchi – un sistema virtuoso che nel contesto europeo costituisce sempre di più un modello da imitare. I rifiuti rappresentano l’elemento essenziale nel passaggio dall’economia lineare a quella circolare, una sfida nella quale i Comuni stanno giocando un ruolo di primissimo piano, avendo sviluppato al loro interno un’industria del riciclo efficiente che ha trasformato i rifiuti in una reale opportunità di sviluppo per i territori”.

Il rapporto evidenzia inoltre un aumento della quantità dei materiali conferiti ai Consorzi del Conai e successivamente reimmesso nei cicli produttivi, a prova di una consolidata attitudine dei cittadini alla separazione delle matrici recuperabili; ciò nonostante, si assiste a un leggero peggioramento della qualità dei materiali stessi, a testimonianza di quanto sia importante continuare a informare i cittadini sulle corrette pratiche da seguire nella raccolta differenziata.

Info: daniele.rurale@hkstrategies.com

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