Report FAO-OSCE

Rapporto FAO-OCSE: l’aumento della produzione agricola non sarà sufficiente a combattere la fame nel mondo

Un rapporto pubblicato da FAO e OCSE delinea il mercato alimentare dei prossimi anni. L'aumento della produzione agricola per affrontare la crescente domanda di cibo, avverto le due Organizzazioni, dovrà essere sostenibile e rispettoso dei criteri ambientali stabiliti dall'Accordo di Parigi, che mira a limitare l’aumento della temperatura globale ai 2°C entro la fine del secolo.


Il periodo in cui stiamo vivendo, caratterizzato da prezzi relativamente elevati dei prodotti alimentari, sembra che sia ormai destinato ad essere un ricordo dei nostri giorni. Questo è quanto prevede la FAO per i prossimi anni nel suo rapporto Agricultural Outlook 2016-25, sviluppato insieme con l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Secondo il rapporto, i prezzi dei prodotti alimentari resteranno nell’insieme bassi e stabili , anche se si prevede una crescita dei prezzi dei prodotti alimentari di origine animale rispetto a quelli dei prodotti vegetali per i quali, invece, sono previsti forti diminuzioni dei prezzi. Ciò, evidenzia il rapporto, sarà dovuto soprattutto a una maggiore richiesta di carne, pesce e pollame che si registrerà nel prossimo decennio, soprattutto in quelle che oggi vengono considerate “economie emergenti”. In queste economice, l'aumento della domanda di carne causerà un aumento dei prezzi rispetto a quelli degli alimenti di base come grano e riso. Inoltre, sottolinea il rapporto, l’aumento della domanda di carne sarà sostenuto dalla crescita demografica, che si prevede elevata soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Il rapporto stima una crescita della produzione agricola, di qui a dieci anni, di oltre l’1,5% a livello globale. Nell’Asia meridionale e in quella orientale, la produzione agricola registrerà un aumento del 20%. In America Latina, invece, la sola coltivazione della soia aumenterà del 24% nei prossimi dieci anni, diventando il “carro da traino” dell’intera produzione agricola.

L’Agricultural Outlook 2016-25 è accompagnato poi da un focus speciale dedicato interamente all’Africa Sub-Sahariana dove, secondo le stime, nei prossimi anni, il tasso di denutrizione dovrebbe diminuire a fronte di un aumento del 2,6% della produzione agricola. Allo stesso tempo, però, si assisterà ad una rapida crescita demografica per cui la maggior parte della popolazione che abita la regione continuerà a vivere in una condizione di malnutrizione. Tuttavia, senza una radicale inversione di rotta, non sarà possibile rispettare gli ultimi obiettivi della comunità internazionale che mirano ad eliminare la fame nel mondo entro il 2030, anche se, secondo le stime, il numero di persone che soffrono la fame dovrebbe scendere dagli attuali 788 milioni a circa 650 milioni entro il 2025. Perciò, l’OCSE insieme con la FAO, invitano ad adottare misure concrete nei prossimi anni al fine di stimolare ulteriormente la produttività, accelerando l’introduzione di nuove tecnologie nel settore agricolo e cercando di sostenere i piccoli produttori rispetto alle grandi aziende produttrici di beni alimentari.

La FAO pone l'accento sul fatto che la necessità di una maggiore produzione agricola per affrontare la crescente domanda di cibo debba essere fatta in modo sostenibile e secondo i criteri ambientali stabiliti dall'Accordo di Parigi che mira a limitare l’aumento della temperatura globale ai 2°C entro la fine del secolo. Pertanto, la FAO e l'OCSE richiamano l'attenzione dei decisori politici sulla necessità di creare un mercato alimentare a livello globale più inclusivo nei confronti dei piccoli produttori locali e meno disponibile ad accettare i ragguardevoli profitti delle grandi multinazionali del cibo, spesso realizzati attraverso il ricorso al dumping. La priorità, sottolineano le due Organizzazioni, deve essere lo sviluppo di una industria del cibo attenta, non soltanto alla sicurezza dei prodotti, ma anche disponibile a produrre secondo regole che rispettino le esigenze delle popolazioni e delle economie dei paesi che ancora presentano forti gap sotto il profilo alimentare e socio-economico.

Ecolight

RAEE, l’Uno contro Zero è legge: i piccoli rifiuti elettronici si portano in negozio

Dal 22 luglio diventa operativo l’obbligo che impone ai grandi punti vendita il ritiro gratuito di cellulari e piccoli elettrodomestici.

È stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto 121 del 31 maggio 2016 che impone ai negozi con una superficie di vendita di almeno 400 mq il ritiro gratuito dei RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) con dimensioni fino a 25 cm, senza alcun obbligo di acquisto.

Con questo decreto l’Uno contro Zero previsto nella normativa generale sui RAEE, entrata in vigore due anni fa, diventa a tutti gli effetti operativo, sottolinea Giancarlo Dezio direttore generale di Ecolight, tra i principali consorzi nazionali no profit per la gestione dei RAEE.

L’impegno di Ecolight è incrementare la raccolta di questi rifiuti in vista degli obiettivi europei: entro la fine di quest’anno si pensa di arrivare a raccogliere il 45% di quanto immesso. Lo scopo è anche aumentare la sensibilità ambientale verso questo i rifiuti elettronici.

Cellulari, tablet, piccoli elettrodomestici ed elettroutensili di ridotte dimensioni che non funzionano più sono i rifiuti elettronici più difficili da intercettare, solamente il 14% segue un corretto iter di raccolta differenziata, trattamento e recupero; la parte restante viene spesso dimenticata in fondo a qualche cassetto o armadio, oppure nella peggiore delle ipotesi messa nel sacco dell’indifferenziata, dice il direttore di Ecolight; invece questi rifiuti rappresentano anche una vera risorsa di materie prime seconde: il 95% può essere riciclato.

Ad una maggiore facilità di conferimento per i piccoli RAEE corrisponde anche un maggiore impegno dei negozi.
Ecolight ha anticipato i tempi mettendo a disposizione della Distribuzione una serie di strumenti per raccogliere i piccoli rifiuti elettronici. Attraverso un progetto europeo sperimentale ha sviluppato l’EcoIsola RAEE, un cassonetto intelligente dove conferire i RAEE di piccole dimensioni e lampadine a risparmio energetico che rientrano nella famiglia dei rifiuti elettronici. Si tratta di soluzioni studiate per essere posizionate nei centri commerciali e in prossimità dei grandi punti vendita. Oggi sono 42 le EcoIsole già attive, che si trovano prevalentemente in Emilia Romagna – dove è stata fatta la sperimentazione del progetto europeo -, in Lombardia, in Veneto e nel Lazio, ma si stanno progettando altri posizionamenti, anticipa il direttore di Ecolight, aggiungendo chei dati di raccolta sono decisamente confortanti: nei soli primi sei mesi di quest’anno sono state circa 15 le tonnellate raccolte; un valore significativo se consideriamo che 14 EcoIsole sono state posizionate tra gennaio e giugno 2016.

Ecolight ha sviluppato anche dei cassonetti specifici per la raccolta dei micro RAEE e delle lampadine a risparmio energetico appositamente da collocare all’interno dei centri commerciali.

Fonte:Ufficio Stampa Ecolight 
Info: Marco Parotti – mparotti@eoipso.it, 340 9665279
www.eoipso.it


Ecolight– Costituito nel 2004, è uno dei maggiori sistemi collettivi per la gestione dei Raee, delle Pile e degli Accumulatori. Il consorzio Ecolight, che raccoglie oltre 1.500 aziende, è il secondo a livello nazionale per quantità di immesso e il primo per numero di consorziati. È stato inoltre il primo sistema collettivo in Italia ad avere le certificazioni di qualità ISO 9001 e ISO 14001. È punto di riferimento per la grande distribuzione (Gdo) e tratta tutte le tipologie di Raee. www.ecolight.it.

Inquinamento-Campiotti

Rapporto AIE: l’inquinamento atmosferico uccide ogni anno 6,5 milioni di persone nel mondo

Secondo un rapporto dell'Agenzia internazionale dell'energia, le morti premature legate all'inquinamento atmosferico passeranno dagli attuali 3 milioni a 4,5 milioni entro il 2040. Il maggior numero dei decessi si registrerà nei paesi in via di sviluppo in Asia. Tra i paesi più a rischio compaiono Cina e India.


Circa 6,5 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo a causa dell’inquinamento atmosferico e il numero è destinato ad aumentare significativamente nei prossimi decenni. Questo è quanto emerge dal World Energy Outlook 2016, rapporto dedicato all’inquinamento atmosferico globale, pubblicato dall’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), organizzazione intergovernativa che da oltre 40 anni si occupa di facilitare il coordinamento delle politiche energetiche dei paesi membri e, negli ultimi anni, di direzionarli verso uno sviluppo economico sostenibile promuovendo l’uso di fonti energetiche alternative con un minore impatto per quanto riguarda l’ambiente e i cambiamenti climatici.

Secondo il rapporto, le morti premature legate all’inquinamento atmosferico passeranno dagli attuali 3 milioni a 4,5 milioni entro il 2040 e, il maggior numero di decessi si registrerà nei paesi in via di sviluppo dell'Asia. In particolare, ai primi posti tra i paesi che subiranno maggiormente le ricadute dell’inquinamento atmosferico, ci sono Cina e India dove, già oggi, lo smog uccide rispettivamente 1,4 e 1,6 milioni di persone, secondo i dati presentati al meeting annuale dell’American Association for the Advancement of Scienze (AAAS) che si è svolto a Washington a febbraio 2016. Allo stesso tempo, le morti premature causate dall'inquinamento domestico, dovuto principalmente alla cucina e al riscaldamento, caleranno, al 2040, dagli attuali 3,5 milioni a 3 milioni, sebbene continueranno ad esserci nelle regioni più povere dove è più alta l’impossibilità di aver accesso a fonti di energia sicure.

L'AIE sottolinea inoltre che nessuna regione nel mondo può considerarsi non soggetta ad inquinamento atmosferico e riporta che oltre l’80% della popolazione totale che abita nelle città vive in condizioni atmosferiche che superano i parametri fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). L’Agenzia evidenzia anche che la produzione e l'uso di energia, derivanti soprattutto da un tipo di combustione non regolamentata o scarsamente regolamentata, o inefficiente di carburante, sono oggi tra le principali cause di emissioni di CO2 nell’aria.

Oltre ad evidenziare il livello di inquinamento atmosferico globale e i suoi legami con l’industria energetica e con la salute umana, il rapporto dell'AIE presenta anche le migliori strategie che possono essere adottate contro il fenomeno. In particolare, ci dice che il solo aumento del 7% di investimenti per una politica energetica più sostenibile potrebbe avere dei risvolti impressionanti per quanto riguarda la salute umana e porterebbe ad una riduzione delle morti premature annuali da inquinamento outdoor che passerebbero così a 1,7 milioni al 2040 (rispetto ai 4,5 milioni stimati), mentre quelle da inquinamento domestico arriverebbero a 1,6 milioni nello stesso periodo (rispetto ai 3 milioni stimati). Per fare questo, sostiene l'AIE, bisogna però attuare sin da subito politiche energetiche più sostenibili, in accordo con quanto previsto dall'Accordo di Parigi che punta a fermare il riscaldamento globale al di sotto  dei 2 gradi °C, con volontà di contenerlo entro gli °1,5 entro la fine del secolo, ed invita, in particolare, i paesi in via di sviluppo a controllare le loro emissioni di CO2, attuando al più presto politiche energetiche a bassa emissioni di carbonio, contribuendo così a stabilizzare il cambiamento climatico entro i livelli compatibili con la vita sul nostro pianeta.

L'AIE sottolinea inoltre che l’inquinamento atmosferico rappresenta attualmente la quarta causa di morte nel mondo, dopo la pressione sanguigna troppo alta, l’alimentazione inadeguata e il fumo e ci avverte circa la necessità di rivedere al più presto la nostra politica energetica in modo che le comunità non siano costrette a sacrificare aria pulita in cambio della crescita economica.