campagna pneumatici

Presentato al Ministero dell’Ambiente lo studio sulla sicurezza della gomma riciclata da pneumatici fuori uso

 

Si è tenuta lo scorso 6 settembre  al Ministero dell’Ambiente la presentazione dello studio realizzato da Bureau Veritas, CERISIE, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri-IRCCS e Waste and Chemicals, promosso da Ecopneus (società consortile per la raccolta, il tracciamento e il recupero dei Pneumatici Fuori Uso) per verificare la non tossicità dei materiali derivanti dal riciclo dei PFU. L’incontro è stato aperto dal Sottosegretario all’Ambiente e alla Tutela del Territorio e del Mare Barbara Degani e ha visto la partecipazione dei due Presidenti delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato, On. Ermete Realacci e Sen. Giuseppe Francesco Maria Marinello, oltre che di esperti di diversi Ministeri e Agenzie, di organismi tecnici e di ricerca e di rappresentanti della filiera industriale e di mercato.

Lo studio è stato strutturato su diverse fasi, finalizzate ad indagare il contenuto di IPA nei pneumatici giunti a fine vita, identificare eventuali differenze nella composizione chimica di pneumatici prodotti in stabilimenti europei o extra-europei e prima o dopo Gennaio 2010 (data di messa al bando degli olii aromatici usati nella produzione di pneumatici), determinare l’effettiva biodisponibilità di tali sostanze negli scenari più comuni di impiego della gomma riciclata. Gli Istituti coinvolti sono stati Bureau Veritas per il campionamento e la classificazione dei PFU, i laboratori CERISIE, BIU-Biochemical Institute for Environmental Carcirogens e Tun Abdul Razak Research Center per la caratterizzazione, l’Istituto Mario Negri-IRCCS per i test di migrazione, Waste and Chemicals per le analisi dell’esposizione di lavoratori e atleti (nel caso, ad esempio, di utilizzo della gomma riciclata per campi di calcio artificiali) e successive analisi dei rischi.

Oggi, soltanto con gli addetti delle circa 100 aziende del sistema Ecopneus, la filiera del riciclo di PFU conta oltre 700 unità. Considerando anche l’indotto derivante da attività di produzione e di servizi collegate alla filiera e quello dei settori applicativi della gomma da riciclo, si configura un sistema di una rilevante consistenza, che investe con trend crescente (ca. 15 mil/euro – anno) e che ha buone potenzialità di sviluppo futuro sia economico che occupazionale.

Fonte: www.ecopneus.it/

Ecolight

Ecolight. Cresce la raccolta di cellulari e piccoli elettrodomestici

Ecolight,il  consorzio nazionale per la gestione dei RAEE ha presentato il Rapporto Sociale 2015

Sono quasi 17 mila tonnellate di cellulari, elettrodomestici e elettronica di consumo gestiti da Ecolight nel 2015, con un +9% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dal Rapporto Sociale 2015 che Ecolight ha recentemente pubblicato e che raccoglie l’attività svolta l’anno scorso. Particolare attenzione è stata dedicata al raggruppamento R4, quello che comprende gli elettrodomestici di uso più comune, i cellulari e gli elettroutensili: questi rappresentano da soli oltre l’80% dei rifiuti gestiti da Ecolight e il 40% di quanto gestito dall’intero sistema RAEE in Italia. In vista dei nuovi obiettivi di raccolta è proprio qui che si gioca una partita importante: questi rifiuti hanno infatti un tasso di ritorno che è inferiore al 15% e una possibilità di recupero che supera il 95% del loro peso».

Nel complesso l’anno scorso Ecolight ha gestito circa 24 mila tonnellate di RAEE raccogliendo tutte le tipologie di rifiuti elettronici: dai frigoriferi ai televisori, dalle lavatrici fino ai cellulari e alle sorgenti luminose. L’azione si è divisa in tre ambiti: innanzitutto, all’interno del sistema del Centro di Coordinamento RAEE. Fornendo il servizio ai 2.902 punti di prelievo affidati, Ecolight ha raccolto 23.000 tonnellate di RAEE facendo 18.151 missioni nelle isole ecologiche di tutta Italia. Inoltre, in risposta a quanto previsto dal cosiddetto decreto “Uno contro Uno”, Ecolight ha erogato un servizio specifico dedicato alla Distribuzione servendo direttamente i punti vendita e raccogliendo oltre 800 tonnellate di RAEE. Non certo ultimo, alle aziende è stata dedicata una grande attenzione potenziando il servizio Fai Spazio per la gestione dei rifiuti professionali. Il servizio, che garantisce una gestione rispettosa delle norme e dell’ambiente e una completa tracciabilità documentale, ha visto Ecolight gestire oltre 1.700 tonnellate di rifiuti (+47% rispetto al 2014) . 

 

 

Leggi il Comunicato Stampa allegato

immagine principale

Il consumo di suolo colpisce l’Italia: 35 ettari di terreno persi ogni giorno

Secondo l'ISPRA, negli ultimi tre anni il consumo di suolo nazionale ha registrato un aumento dello 0,7%, interessando fiumi e laghi, coste, senza risparmiare le aree protette e quelle a rischio sismico, da frana e idraulico. Tra le regioni più colpite figurano Lombardia, Veneto e Campania che superano il 10% di suolo regionale consumato.


La FAO ha stimato che nel 2030 la popolazione mondiale supererà gli 8 miliardi di individui, dei quali almeno l’80%, ovvero 6 miliardi e 400 milioni, vivrà in aree urbane. Queste ultime, soprattutto negli ultimi cinquant’anni, sono state soggette spesso ad una crescita insediativa disordinata che ha portato ad un’eccessiva occupazione di suolo e alla creazione di agglomerati urbani caotici e poco vicini alle reali esigenze quotidiane di chi vi abita. In particolare, negli ultimi due anni abbiamo perduto oltre 250 chilometri quadrati di suolo nazionale con una velocità di circa 35 ettari al giorno, secondo il rapporto annuale dell’ISPRA sul consumo di suolo nazionale. Dal rapporto emerge che il costo annuale che gli italiani potrebbero nei prossimi anni per fronteggiare il consumo di suolo ammonta a 800 milioni di euro, compresi i costi occulti, ovvero quelli che non vengono immediatamente percepiti che, secondo le stime, potrebbero raggiungere i 55 mila euro l’anno per ogni ettaro di terreno consumato con variazioni a seconda del servizio eco-sistemico che il suolo non potrà più fornire per via della trasformazione subita. Tra questi rientrano la produzione agricola (oltre 400 milioni di euro), lo stoccaggio del carbonio nel terreno (150 milioni), l’erosione (120 milioni), i danni provocati dalla eccessiva infiltrazione dell’acqua (100 milioni) e la diminuzione degli insetti impollinatori (3 milioni).

Negli ultimi tre anni il consumo di suolo nazionale ha registrato un aumento dello 0,7% e ha interessato fiumi e laghi (+0,5%), coste (0,3%), senza risparmiare le aree protette (+0,3%) e a rischio sismico (+0,8%), da frana (+0,3%) e idraulico (+0,6%). In particolare, il settore agricolo, sottolinea la Coldiretti, che ad oggi risulta stimata in 12,8 milioni di ettari, ha perduto un quarto della superficie coltivabile. Infatti, secondo dati del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF), dagli anni '70 ad oggi, la superficie coltivata in Italia è diminuita del 28%, cioè 5 milioni di ettari di superficie agricola perduti (a livello geografico, la superficie del territorio italiano è pari a 33 milioni di ettari). Eurostat, l’Ufficio Statistico dell'Unione Europea, riporta che tra i paesi UE, dove la media complessiva del consumo di suolo è del 4,1%, l’Italia con il 7,1% di suolo nazionale consumato, occupa il sesto posto dopo Malta (32,6%), Belgio (12,1%), Paesi Bassi (12,3%), Lussemburgo (10,1%) e Germania (7,1%). 

 

Suolo consumato

Anni 50

1989

1996

1998

2006

2008

2013

2015

 

(%)

 

2,7

 

5,1

 

5,7

 

5,8

 

6,4

 

6,6

 

6,9

 

7,0

 

 (kmq)

 

8.100

 

15.300

 

17.100

 

17.600

 

19.400

 

19.800

 

20.800

 

21.100

Tabella 1. Suolo consumato a livello nazionale, in percentuale sulla superficie nazionale e in chilometri quadrati (fonte: rete di monitoraggio ISPRA-ARPA-APPA)

 

Nel 2016, il valore percentuale più elevato, in termini di consumo di suolo, si è registrato in Lombardia, Veneto e Campania che superano il 10% di suolo regionale consumato. Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia, Piemonte, Toscana, Marche oscillano su valori compresi tra il 7% e il 10% mentre la regione più virtuosa risulta la Valle d’Aosta. 

 

Figura 1. Stima del suolo consumato a livello regionale negli anni ’50 e al 2015 (fonte: rete di monitoraggio ISPRA-ARPA-APPA)

 

“Il suolo rappresenta il supporto alla vita e agli ecosistemi, è riserva di patrimonio genetico e di materie prime, custode della memoria storica, nonché elemento essenziale del paesaggio”. Questa è la definizione di suolo che dà la Commissione Europea nella COM (22) 179 – “Verso una strategia tematica per la protezione del suolo” in cui emerge il carattere multifunzionale del suolo che è l’indispensabile supporto a tutte le attività umane. In Italia, a questo proposito, è attualmente in discussione al Senato una legge, già approvata alla Camera, che ha l’obiettivo di regolare il consumo di suolo nonché di avviare azioni di rigenerazione urbana, valorizzazione del paesaggio e, non ultimo, una maggiore attenzione alla protezione dei terreni per uso agricolo.