Lucy Kalika - memorie

MEMORIE DI LUCY KALIKA. ODESSA VICOLO AVCHINNIKOVSKY 7

A cura di Edda Fogarollo. Prefazione di Francesco Berti 


Grazie al prezioso lavoro di Edda Fogarollo, appassionata storica dell’ebraismo e della Shoah, sono state pubblicate in Italiano “Le memorie di Lucy Kalika”, la testimonianza drammatica di una giovane ebrea ucraina sfuggita allo sterminio nazista rimanendo nascosta per 820 giorni – dal 24 ottobre del 1941 fino alla liberazione di Odessa il 10 aprile del ’44 – in una angusta cantina segreta sotto la cucina del suo appartamento nel vicolo Avchinnikovski 7 di Odessa. Con lei la sorella, la madre e poche altre persone. Ci chiediamo come la sopravvivenza all'Olocausto sia stata possibile, ma la prima a chiederselo è proprio lei, Lucy Kalika: “Come siamo sopravvissute? Perché non siamo state sterminate insieme a centinaia di migliaia di ebrei?”. La risposta si può forse trovare nelle brevi emozionanti pagine che si leggono tutto d’un fiato e lasciano il sapore amaro della criminalità nazista e insieme la gioia per un esito felice reso possibile dall’aiuto di persone che con la loro complicità per più di due anni hanno rischiato la vita senza cedere alla paura. Sono le vicine di casa Olga ed Elena Kantorovich. Il loro coraggioso aiuto quotidiano ha alimentato la speranza della liberazione in chi sottoterra viveva in condizioni disumane. Kalika scrive il libro a 84 anni, considerando sua missione far conoscere la verità. Le figlie hanno trovato tra i suoi documenti questo appello ai lettori da lei firmato nel 2013, anno in cui è uscito il libro in versione inglese: “Caro lettore, il mio libro è la mia testimonianza: un altro documento accusatorio della tragica storia dell’Olocausto”. Quanto mai attuale oggi che Liliana Segre teme con amarezza la dimenticanza del genocidio: «Una come me ritiene che tra qualche anno ci sarà una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella».
Il libro non è solo importante per le pagine autografe di Kalika, ma anche per gli altri approfondimenti di cronaca e storia, dalla prefazione di Francesco Berti, docente dell’Università di Padova, all’Introduzione di Edda Fogarollo, alle pagine delle figlie che ci informano sulla vita, il carattere e la professione di medico della madre morta a 91 anni, alla testimonianza di Ariel Viterbo, che racconta di una simile esperienza di sopravvivenza vissuta e testimoniata per iscritto da sua madre. In conclusione l’interessante appendice su Odessa, sempre di Edda Fogarollo: “La Perla del Mar Nero e il suo DNA italiano”. Un valore aggiunto al libro sono poi alcune fotografie della protagonista in anni diversi della sua vita, le foto dei luoghi e degli ambienti in cui avvennero i fatti e quelle di alcuni documenti scritti di proprio pugno da Lucy Kalinka a sostegno della sua storia.

Etta Artale

A letto nel medioevo

A letto nel Medioevo. Come e con chi

 


È il libro che Chiara Frugoni ci ha lasciato nell’anno della sua morte, avvenuta il 9 aprile 2022. Questa volta la scrittrice, storica e medievalista, che in molti suoi libri ha documentato aspetti della vita quotidiana, sceglie il letto come protagonista. È dotato di baldacchino, cortine e scendiletto e coperto di pellicce nelle case dei nobili, è di legno o anche semplice pagliericcio nelle case più umili, ma assieme all’ambiente in cui si trova è il fulcro della vita di tutti, ricchi e poveri. È il posto in cui si partorisce e si muore, specchio delle abitudini, degli usi e dei costumi, giaciglio di passioni, inganni e tradimenti veri, ma anche inventati per vendicarsi del rifiuto alla tentazione di un rapporto. La camera da letto veniva utilizzata anche di giorno per pranzare, studiare o ricevere visite, essendo l'unico luogo più caldo pure nelle dimore ricche grazie al fuoco che ardeva tutto il giorno. Lo si spegneva prima di andare a letto onde evitare i rischi di un incendio, ma si dormiva nudi per liberarsi il più possibile della compagnia di pulci o altri insetti, però con in testa un copricapo la cui foggia rivelava, naturalmente, il ceto sociale di chi lo indossava.
La narrazione si sviluppa attraverso la testimonianza delle immagini, molte sono miniature, sezionate nei particolari più minuti con l'occhio della storica, ma anche col filo d’ironia ricorrente nelle opere di Frugoni.
Un libro di 168 pagine, pregevole per la ricca documentazione fotografica, sono 65 le illustrazioni, e i riferimenti letterari, come quelli di alcune novelle del Boccaccio o di Franco Sacchetti, e anche di testi biblici, di libri di vita domestica, di cronache e messali.
Un invito a leggerlo per le tante curiosità che ci propone ed è bene che sia il lettore a scoprirle. Il Medioevo non è il secolo scuro che ci è stato tramandato, non è solo superstizione, magia e caccia alle streghe, ma un’epoca molto più complessa.

Etta Artale

 

l'acqua

“L’ACQUA. Dialogo tra fotografia e parola”

Toepffer/Oltre edizioni
Foto di Roberto Besana 
67 foto accompagnate da 67 articoli


Edizioni Oltre pubblica la terza opera che segue l’ALBERO e IL PAESAGGIO in ricordo di Pietro Greco, giornalista, divulgatore scientifico e storico della scienza scomparso due anni fa. Sandro Iovine, giornalista, critico e curatore consegna la penna/testimone a 67 amici, colleghi, studiosi, letterati, giornalisti che completano le foto di Besana con un breve articolo di diverso genere. L’opera è suddivisa in quattro parti.
Nella prima parte il titolo è solo L’ACQUA, acqua quindi protagonista, sollievo per gli occhi e l’animo umano. Ciascun autore parte da un’immagine in bianco e nero: un paesaggio velato di nebbia, un fiume che scorre, suggestive increspature concentriche su una pozzanghera che richiamano le ondulazioni spazio-tempo. Come dire che matematica, fisica e astrofisica sono parte del nostro unico complesso universo. E l’uomo è spettatore, osservatore affascinato e ispirato come nel breve “Haiku nella corrente”. Acqua come bellezza che consola.
Nella seconda parte i protagonisti sono due, L’ACQUA E L’UOMO. Palazzoni di periferia che si specchiano in una vasta pozza d’acqua, non conta se sia frutto di un allagamento o, nella migliore delle ipotesi, una vasca di raccolta di acqua piovana. L’immagine è sufficiente a cogliere la dicotomia naturale-sociale. Come nella risaia che ispira armonia tra gli elementi matericamente diversi: acqua che scorre sui rivoli e terreno fermo. Equilibrio e armonia che permettono la produzione dell’alimento più consumato al mondo. E non è un caso se Talete la considera già nel VI secolo a.c. il “principio”. Tutto aveva inizio con essa e grazie a essa definita pura, fresca e semplice. Parole che troviamo in Francesco d’Assisi che nel Cantico la annovera fra le creature definendola utile preziosa e casta. Il filosofo greco e il santo italiano potevano mai pensare che l’essere umano avrebbe così vilipeso la purezza dell’elemento essenziale alla vita?
LA FORMA DELL’ACQUA, certo l’acqua ha una sua forma. Si muove e accompagna gli uomini nelle migrazioni e non solo gli uomini! I viventi tutti hanno bisogno di acqua e si muovono in continuazione per trovarla. Banalmente siamo portati a pensare di non poter lasciare orme sull’acqua, siamo portati a pensare che l’acqua non ha forma propria. Le splendide foto protagoniste di questo capitolo fanno riscoprire quanto già sappiamo senza esserci mai soffermati a guardare. Un’impronta sulla neve, una nube che ci fa sentire tutt’uno con la forma dell’acqua in vapore, i sinuosi spruzzi d’acqua di una cascata in cui ciascuna goccia contiene miliardi di miliardi di molecole d’acqua: due atomi di idrogeno e uno di ossigeno a formare l’elemento imprescindibile per la vita.
LA MEMORIA DELL’ACQUA, conclude l’opera sottolineando un concetto trascurato: l’acqua lascia la sua memoria sui ciottoli che modella, sugli strati rocciosi recenti o antichi. I ripple marks di ambiente sedimentario di acque basse ci aiutano a dare un’età alle successioni stratigrafiche. Ma, l’essere umano costringe a mettere sempre un ma, sulle spiagge attuali queste onde di sabbia portano i segni di rifiuti di ogni genere. E se diventeranno rocce ingloberanno tappi di plastica invece che conchiglie fossili. I geologi sanno bene che l’acqua, nella sua ciclicità “ricorda” e ci ricorda dove è scivolato lentamente un ghiacciaio e dove scorre impetuoso un torrente. Ricorda il suo percorso per scendere al mare e ricorda dove ha esondato e continuerà a esondare laddove incautamente e privi di memoria gli esseri umani l’hanno imbrigliata tra mura di cemento.

Un’opera da leggere con gli occhi della mente. Ogni foto è interpretabile prima e dopo la lettura dei 67 interventi degli autori. Si può definire questo libro, come i precedenti della collana, un’opera d’arte nella quale le foto in bianco e nero sono un valore aggiunto.

Alberta Vittadello