1. Fanghi degli impianti di trattamento delle acque reflue in Veneto

Sommario 

 I fanghi prodotti dalla depurazione biologica delle acque reflue urbane vengono destinati a smaltimento in discarica, a compostaggio, ad impiego in agricoltura e ad incenerimento. La produzione e gestione dei fanghi di depurazione biologica fa riferimento alla direttiva 86/278/CEE, al D.Lgs. n. 99/1992 e, in regione Veneto, alla DGRV n. 2241/2005 per quanto riguarda l’utilizzo in agricoltura e al D.Lgs. 152/2006, alla L.R. 3/2000 e alla DGRV n. 568/2005 per le operazioni di smaltimento e recupero. Per valutare i quantitativi prodotti ed il destino finale sono stati utilizzati i dati desunti dai MUD (modello unico di dichiarazione) presentati dai produttori dei fanghi disponibili nell’ultimo quinquennio. Il recupero mediante compostaggio (R3) è risultato la destinazione principale; quantità di poco inferiori sono ancora avviate a trattamento biologico (30-40%, D8) mentre meno del 20% viene avviato in discarica (D1) e solamente il 5-10% viene utilizzato in agricoltura (R10).


Management of sewage sludges produced by biological treatment of urban wastewater in Veneto Region

Summary
Urban sewage sludges produced by biological depuration are sent to landfill dumping, composting, agricultural use and incineration. Sewage sludge production and management is regulated in the Veneto region by Directive 86/278/EEC, Italian Decree n. 99/1982 and regional Deliberation n. 2241/2005 for agricultural use, and by National Decree n. 152/2006, Regional Law 3/2000 and regional Deliberation n. 568/2005 for recovery and disposal. In order to assess the amount of biological sludge produced in Veneto region and its final destination, the Unique Declaration Form (MUD) collected in the last five years have been used. Composting is assessed to be the main sludge destination (50-60%), followed by biological treatment (30-40%, D8), disposal (10-20%, D1) and agricultural use (5-10%, R10).


Introduzione

La depurazione biologica delle acque reflue ha ricadute significative anche nel campo della gestione dei rifiuti per effetto della produzione di rilevanti quantità di fanghi da depurazione, cioè dei residui solidi prodotti attraverso lo sviluppo del fango attivo nel corso dell’ossidazione biologica; tale fango infatti deve essere successivamente separato, disidratato ed infine destinato al recupero o allo smaltimento. La gestione dei fanghi di depurazione costituisce una problematica ambientale rilevante che va affrontata unitamente a quella del rispetto dei limiti previsti per l’accettabilità delle acque reflue nei corpi idrici, per la quale esistono molteplici soluzioni suggerite dalla pratica professionale e dalla manualistica tecnica (Masotti, 1999; Bianucci & Ribaldone Bianucci, 1998; Vismara, 2001; Metcalf & Eddy, 2010).

Dal quadro relativo alla produzione dei fanghi da depurazione biologica in Veneto sulla base dei dati disponibili da elaborazione MUD (ARPAV, Servizio Osservatorio Rifiuti, 2011) emerge che la produzione di fanghi a livello regionale è alquanto eterogenea tra le province e si attesta complessivamente tra 320.000 e 370.000 t/anno.

L’analisi e l’elaborazione dei dati raccolti intende valutare l’andamento della produzione dei fanghi a partire dal 2006 sino al 2009 cercando di stabilire quali siano le motivazioni alla base della notevole eterogeneità nella produzione di fanghi esistente a livello interprovinciale e quale sia la destinazione dei fanghi prodotti negli impianti di depurazione delle acque reflue urbane.

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L’appello dell’Europa alle PMI per una agricoltura più sostenibile

SmartAgriFood e ICT-Agri sono due Istituzioni europee nate con lo scopo di incentivare l’impiego di tecnologi informatici in agricoltura, la prima, e di riunire le ricerche nel settore dell’agricoltura sostenibile per poter fornire un indirizzo unico e valido per tutti gli agricoltori europei, la seconda.

SmartAgriFood e ICT-Agri hanno pubblicato due bandi che offrono nuove e interessanti opportunità agli imprenditori, inclusi quelli agricoli, che  nella tecnologia e nel web vedono un futuro per un’agricoltura sostenibile.
I bandi sono relativi a: 

  • il finanziamento di progetti innovativi riguardanti la informatizzazione del settore agricolo;
  • la richiesta di esperti nel settore agricolo, informatico e/o gestionale. 

 

Col primo bando SmartAgriFood finanzia imprenditori, che operano nel web o nelle PMI, che propongano applicazioni tecnologiche nuove o innovative da poter applicare all’agricoltura. Le applicazioni proposte devono impiegare la tecnologia FIWARE e devono essere diffuse tramite la piattaforma FIspace.

I progetti debbono riguardare  almeno uno dei seguenti argomenti:

  • terreni arabili: colture annuali estensive in campo aperto;
  • orticoltura: produzione di fiori (orchidee incluse), frutta e verdura in ambiente protetto o, su piccola scala, colture simili in campo aperto;
  • allevamenti: allevamenti all’aperto, in stalle o in sistemi misti.

I progetti devono fornire soluzioni intelligenti per operazioni specifiche relative ad azioni manuali o di gestione. Possono proporre anche soluzioni completamente innovative su come migliorare soluzioni già esistenti, ma in entrambi i casi devono prevedere l’uso di una piattaforma internet.
I fondi a disposizione ammontano a 4 milioni di euro.
La collaborazione tra SmartAgriFood e ICT-AGRI rende disponibili ulteriori 1.8 milioni di euro per pagare consulenze e servizi di supporto alle PMI premiate.

Le domande devono essere presentate entro il 15 novembre 2014.
Per maggiori dettagli
cliccare su Call for Services and Applications for Smart Agriculture.

Per quanto riguarda il secondo bando, SmartAgriFood e ICT-AGRI cercano esperti da inserire nel proprio roster che abbiano comprovata esperienza in almeno uno dei seguenti settori:

  • infrastrutture informatiche e tecnologia FIWARE;
  • impiego di tecnologie informatiche nel settore agroalimentare;
  • valutazione dei progetti con un ottica di applicazione commerciale.

Le domande debbono essere presentate entro il 31 ottobre 2014; la selezione avverrà nella prima metà del mese di novembre.
Il compito degli esperti sarà quello di valutare i progetti presentati all’interno del bando citato in precedenza (Call for Services & Applications for Smart Agriculture).
Ogni esperto dovrà valutare circa 5-10 progetti e ciascun progetto sarà valutato da tre esperti diversi per coprire le tre aree di progetto.
È richiesta una dichiarazione di assenza di conflitto di interesse con i progetti presentati.
Agli esperti verrà fornita una diaria di 450 euro/giorno.
Gli esperti selezionati verranno contattatati entro il 15.11.14.
Per maggiori informazioni cliccare su Call for smart agri-food expert.

Per saperne di più:

ICT-Agri
SmartAgriFood
FIWARE
FIspace
Register as evaluation expert

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Nuovi microrganismi del suolo contro i gas serra

I ricercatori dell’INRA (Insitute National de la Recherche Agronomique – Istituto Nazionale Francese per la Ricerca in Agricoltura) di Digione hanno pubblicato questo settembre, sulla rivista Nature Climate Change, i risultati di una loro ricerca svoltasi in collaborazione con omologhi svedesi e irlandesi, sulla diversa capacità dei suoli a ridurre l’ossido nitroso (N2O) trasformandolo in azoto atmosferico (N2).

L’ossido nitroso (N2O) è uno dei principali gas ad effetto serra insieme con il biossido di carbonio (CO2) e il metano (CH4), inoltre è uno dei responsabili della distruzione dello strato di ozono. L’ecosistema terrestre contribuisce per circa il 70% alle emissioni di N2O di cui almeno il 45% sono collegabili ai prodotti azotati impiegati nel comparto agricolo (fertilizzanti, reflui di allevamento, letame, residui di colture…).
Per poter riuscire a diminuire le emissioni di N2O e quindi  arrivare ad un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente, è importante capire non solo il processo implicato nella produzione di questo gas, ma anche della sua eliminazione.
I ricercatori dell’INRA, in collaborazione con i colleghi svedesi e irlandesi, hanno analizzato 47 tipi diversi di suoli prelevati in tutta Europa e hanno potuto verificare le disparità esistenti tra i vari suoli relativamente alla capacità di assorbire ed eliminare N2O.
Contrariamente a quanto avvenuto per altri gas ad effetto serra, quali il biossido di carbonio o il metano, la capacità dei suoli di intrappolare e eliminare l’N2O è stata, fino ad oggi, molto poco studiata.
Gli studi svolti hanno messo in evidenza che la variabilità del suolo nella capacità di assorbire N2O è collegabile alla presenza di un gruppo di microrganismi scoperti e identificati solo nel 2013 proprio da questo stesso gruppo di ricercatori. Al momento della scoperta però non si era capito il ruolo di questi microrganismi nell’intrappolamento di N2O, messo invece in dovuta evidenza in quest’ultimo studio.
La ricerca ha messo in risalto come la diversità e l’abbondanza di questi nuovi microrganismi siano di fondamentale importanza per la capacità del suolo di ridurre l’ N2O, trasformandolo in azoto atmosferico (N2), gas inerte che rappresenta circa i 4/5 dell’aria che respiriamo e che non ha nessun impatto sull’ambiente.

I ricercatori hanno  analizzato i suoli e hanno evidenziato quali siano le proprietà chimo-fisiche caratteristiche dei suoli favorevoli allo sviluppo di questi microrganismi.
Grazie a un approccio di tipo meta-genomico comprendente l’analisi di alcune centinaia di migliaia di sequenze di DNA, hanno inoltre identificato diversi gruppi di microrganismi capaci di venire impiegati come bioindicatori relativamente alla capacità dei suoli europei a trasformare l’ N2O in N2.

L’insieme di questi risultati sottolineano l’importanza della biodiversità dei microrganismi del suolo per il funzionamento del suolo stesso e dei relativi servizi ambientali.
La ricerca ora continua per identificare quali pratiche agricole possano stimolare la crescita di questo gruppo di microrganismi consumatori di N2O per auspicare una futura produzione agricola durevole e sostenibile.

Questa ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto europeo EcoFINDERS con il sostegno della Regione della Borgogna e dell’Ambasciata di Francia in Irlanda.

Per saperne di più:
INRA
Nature Climate Change
Progetto EcoFINDERS