più idioti dei dinosauri

Più idioti dei dinosauri


Conosco Scaglione perché interviene a Radio 3 scienza e questa è una garanzia. Ma il titolo del libro non mi convince per niente. Si intuisce che i Sapiens sono più idioti dei dinosauri: ma i dinosauri non erano affatto idioti, hanno dominato l’era terziaria per 177 milioni di anni, anno più anno meno. Si sono evoluti, hanno cambiato il loro modo di vivere e di nutrirsi e non sono stati causa della loro estinzione. I Sapiens sono in questo pianeta da 200.000 anni, forse 300.000, inizialmente erano gruppi poco numerosi che si muovevano alla ricerca di ambienti accoglienti, ora sono 8 miliardi e potrebbero essere la causa della loro stessa estinzione. Prendiamo i numeri scritti e documentati dall’autore. Non sono numeri sterili. Danno la misura del confine delle risorse naturali, del consumo sproporzionato di quelle che si sono formate in milioni di anni, come le fonti energetiche fossili, e che noi stiamo consumando in un pugno di decenni. Abbiamo tutte le conoscenze necessarie per cambiare rotta, a partire da Arrhenius che a fine ‘800 parlava di effetto serra. Mi viene spontaneo dire che “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Peccato che chi piange non sono coloro che causano i cambiamenti climatici ma i poveri della Terra.
Ma quanto male ci stiamo facendo e perché? Stiamo facendo tanto male soprattutto alle nuove generazioni che magari non potranno più camminare per calli e campielli di Venezia, semplicemente perché Venezia sarà sommersa dalle acque a causa dell’innalzamento del livello del mare, ed è solo un esempio.
Perché? Per interesse di pochi, pochissimi, partendo dai paesi produttori di petrolio e dalle diverse case produttrici di auto a benzina così potenti in America e in Europa. E dire che in America ci sono scienziati veri come Michel Mann che studiano, registrano, pubblicano indagini, mettono in allarme fin dal 1999. Mann è climatologo ma viene invitato a ritirare le teorie sull’aumento eccessivo di gas serra innescato dall’uso delle fonti fossili. Lo scienziato risponde che non lo può fare per rispetto di sua figlia che nel 2000 aveva 8 anni e desidera per lei un futuro pulito. Viene semplicemente “sepolto” invitato più con le cattive che con le buone a farsi da parte. E le prospettive peggiorano ancora dopo la nomina nel 2001 a presidente degli USA di G. W. Bush texano, sostenuto dai petrolieri. E prendono piede le teorie negazioniste, questo aggettivo ci suona consueto in anni di cambiamenti climatici e di pandemia. Scienziati o presunti tali pubblicano studi che sostengono la ciclicità naturale dei cambiamenti climatici, peccato che la scala temporale confermi proprio il contrario. L’autore ha come ideale interlocutore suo figlio di 7 anni. La prima osservazione spontanea è: ma allora la colpa è tutta degli USA? No certo, fossero solo loro la questione sarebbe più semplice da sanare. No, colpevoli sono sempre tutti i paesi che consumano per produrre un benessere. Quale? Quello sbandierato all’aeroporto di Dubai? Quello che ci permette di nutrirci senza porci il problema del peso ecologico di quanto consumiamo?
Siamo diventati 8 miliardi in 30 anni. Bellissimo risultato, significa che si muore di meno e che si è più sani. Sì ma chi muore di meno? Chi è più sano? In Kenya dove i bambini muoiono di fame prima di imparare a camminare? E nel 2100 saremo 10 miliardi. Inutile ripetere che chi danneggia il pianeta sono i paesi ricchi, quelli che non vogliono accogliere i migranti perché devono stare a casa loro a morire di fame e di guerra. I trentenni che vivono nei paesi così detti sviluppati scelgono di non mettere al mondo figli perché non sono in grado di garantire un pianeta accogliente? O perché non sono in grado di garantire un benessere inteso come lo intendiamo ora? O perché spaventa la guerra? Il dato numerico è che il calo demografico è accentuato nei paesi considerati più ricchi. Scaglione permette al lettore di confrontarsi con sé stesso con il proprio stile di vita. A porsi domande sul ruolo che ciascuno di noi può ricoprire a partire dalle manifestazioni alla COP 27, ai venerdì per il futuro, al piatto che scegliamo di portare in tavola. A cosa siamo disposti a rinunciare per contribuire al rallentamento della deriva climatica? Dopo la pandemia sembriamo assetati e affamati di tutto: dallo spritz in piazza alla grigliata spessa, al parco acquatico ai viaggi in aereo low cost. Sostenibile? Quanta CO2 emettiamo per allevare il bovino che ci fornisce la fiorentina? Quanta CO2 emettiamo per il nostro legittimo desiderio di viaggiare? Un libro fatto di domande e di numeri, di interlocutori giovani e di riflessioni di meno giovani, un libro di gradevole lettura se non fosse per la costante conferma che i Sapiens hanno comportamenti più idioti dei dinosauri.

Alberta Vittadello

slow-wine-2023

Slow wine 2023

Prezzo al pubblico: 28,00 €
Prezzo online: 26,60 €
Prezzo soci Slow Food: 22,40 € 


La Guida "slow wine 2023", giunta alla tredicesima edizione, è una pubblicazione importantissima per gli appassionati cultori del settore e del bere bene, i professionisti e i consumatori. Si può considerare unica nel suo genere non solo per la completezza e la ricchezza delle informazioni, ma anche perché basata sui principi del “vino buono, pulito e giusto”, filosofia propria del "Manifesto del buon vino" di Slow food.
Giancarlo Gariglio, curatore della Guida, nell’introduzione invita a riflettere sulla peculiarità di questa edizione 2023. È doveroso ricordare le conseguenze drammatiche della siccità o degli eventi climatici catastrofici che hanno colpito il settore nel 2022. Un mondo al bivio, dice, dove sembra “di aver capito che i vignaioli, di fronte a un’emergenza così grande, abbiano risposto in ordine sparso. Chi fa viticoltura intensiva e su larga scala ha dovuto cercare scorciatoie tecniche per salvaguardare la produzione in termini quantitativi”. E tali scorciatoie rimangono ad alto impatto e nel lungo periodo sembrano avere già le gambe corte. Anche per questo il 2022 è un’annata in cui bisogna dare ascolto ai “vignaioli veri che, abituati a camminare giornalmente nelle vigne, hanno avuto la possibilità̀ di vivere istante dopo istante il progredire della siccità̀ e gli effetti delle temperature altissime, tentando di interpretare i bisogni delle piante giorno dopo giorno, traendone preziose lezioni per il futuro”. Sono loro ad avere percepito meglio e più̀ da vicino il messaggio che arrivava dalla natura, sicché bisogna ora dedicarsi al confronto, allo studio, alla ricerca scientifica, mettendo a confronto esperienze positive e negative di ognuno di loro. Tanto più importante ed essenziale dunque questa guida 2023.
Grazie al lavoro puntuale e competente di oltre 200 collaboratori di Slow food  distribuiti in tutte le regioni d’Italia, è stato possibile mappare tutto il territorio, scovando in anticipo le novità e le tendenze del settore vinicolo nel nostro Paese.  1.957  le  cantine visitate, recensite con una scheda accurata e puntuale sulla storia delle persone dell’azienda, i vigneti, i vitigni, i metodi di coltivazione, la vinificazione, la certificazione. Inoltre un QR code inserito al fondo di centinaia di schede, e collegato ai video sulle visite in cantina, ci dà uno strumento in più per scoprire l’eccellenza di tanti nostri produttori.
Sono stati assaggiati 24.500 vini. Questa la classificazione: 227 cantine buone, pulite e giuste, premiate con il riconoscimento della Chiocciola, premio sommo per Slow Food; 194 cantine premiate con la Bottiglia, i cui vini esprimono un'eccellente qualità organolettica; a 74 va la Moneta, che, naturalmente, segnala l’ottimo rapporto tra la qualità e il prezzo. Poi ci sono i “Top Wine”, i premi che vanno ai singoli vini, suddivisi tra 386 “Vini Slow” e 156 “Vini Quotidiani”, vini che si distinguono per un prezzo massimo di 12 euro in enoteca. Da segnalare quest’anno l’elevata presenza di cantine che praticano un’agricoltura biologica o biodinamica.


Prezzo al pubblico: 24,00 €

Prezzo online: 22,80 €

Prezzo soci Slow Food: 19,20 €

Assieme a Slow wine 2023 segnaliamo  la guida Show food  “osterie d’Italia 2023”, “un viaggio nell'enogastronomia più autentica e generosa del nostro Paese. Una mappatura unica del territorio italiano, grazie alle visite di oltre 240 collaboratori. 1730 locali recensiti, tra osterie, agriturismi ed enoteche con cucina…(Continua sulla pagina slowfood)
 


Etta Artale

Pascoli di carta, Mencini

Pascoli di Carta. Le mani sulla montagna


È dello scorso 31 ottobre 2022 la sentenza dei giudici di Patti che dispone pene per un totale di 600 anni di carcere nei confronti di 90 imputati di reati in quella che viene definita la “mafia dei Nebrodi”. L’autore di “Pascoli di carta” in questo percorso va alla ricerca di fatti più o meno noti che vanno dalla speculazione a veri e propri reati di mafia.
L’indagine di Mancini parte dalla lettura di un libro scritto nel 2019 da Giuseppe Antoci, presidente del parco dei Nebrodi fino al 2018, autore dell’omonimo protocollo che regolamenta l’assegnazione degli affitti dei terreni. Il protocollo diviene legge dello stato nel 2017 con l’approvazione del Codice Antimafia.
Nel libro sono raccolte testimonianze di allevatori e protagonisti del contesto rurale italiano, analizzate le spiegazioni e i pareri di ognuno, anche di coloro che nell’opinione comune fanno solo i propri interessi.
Si tratta di argomenti complessi. Il lettore comune potrebbe non districarsi tra “titoli”, ovvero finanziamenti assegnati in base al numero di ettari e non a precisi impegni come ore di lavoro effettive di chi si occupa del pascolo, e prestanome. L’autore tuttavia nel suo viaggio tra le montagne da nord ovest a nord est delle Alpi e da nord a sud dell’Appennino riesce a dare voce a quei soggetti che vivono in prima persona il disagio di essere tagliati fuori dai finanziamenti perché gli speculatori hanno le carte in regola. Sì perché le loro carte sono in regola, l’acquisto di “titoli” avviene attraverso prestanome e succede che il titolare del finanziamento non sia affatto chi porta le mucche al pascolo.
Un esempio tra tanti riguarda la montagna veneta non distante da certi meccanismi che hanno come unico risultato quello di arricchire i grandi, impoverire i piccoli e aumentare l’abbandono delle terre alte.
L’autore scrive in prima persona del suo viaggio per dare voce direttamente agli allevatori, spesso giovani del Comelico e del Cadore, di come le grandi aziende agricole facciano man bassa dei pascoli distribuiti dai Comuni e dalle Regole a prezzi troppo elevati per i piccoli produttori, senza mai portare in quota i propri animali ma intascando comunque gli incentivi europei.
Lungo il suo percorso incontra persone che mettono la loro passione per il territorio e vanno oltre le speculazioni e il malaffare. Marzia Veronese, che vive in una frazione di Nus in provincia di Aosta a 1000 m di quota scrive libri sul mondo della pastorizia e gestisce un blog dal titolo molto significativo “Di Terre, Pietre, Erbe, Bestie e Persone. Minacciata per le sue dettagliate denunce nei confronti degli speculatori, racconta della sua esperienza e di esempi virtuosi che vanno premiati, in genere si tratta di piccoli allevatori che sono custodi della biodiversità e delle tradizioni, sono loro che fanno vivere la montagna.
Tutto il lavoro di Mencini si basa su una notevole quantità di documenti, in parte inediti, e diverse interviste raccolte lungo il suo percorso. Tutto ciò che viene raccontato accade perché, in seguito a una riforma del 2003 della PAC, la politica agricola comune europea, i sostegni dedicati a questo comparto, consentono a molti di accedere ai fondi europei senza rispettare quello che dovrebbe implicitamente essere il loro obiettivo finale: la salvaguardia di coloro che con grande impegno lavorano in montagna e garantiscono il pur difficile equilibrio uomo-ambiente nelle terre alte.

Alberta Vittadello