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Earth Overshoot Day: da oggi l’umanità è in debito con la Terra

A partire da oggi l’umanità inizierà a consumare le risorse messe a disposizione dal pianeta per il prossimo anno


Secondo il Global Footprint Network l'Earth Overshoot Day 2021, ossia il giorno in cui l’umanità ha esaurito le risorse messe a disposizione dal pianeta per l’anno in corso, è caduto il 29 luglio (per l’Italia l’Overshoot Day è stato il 13 maggio), in anticipo rispetto allo scorso anno, in cui era stato il 22 agosto. Tale differenza temporale è stata dovuta al fatto che nel 2020 la pandemia di Covid-19 ha costretto il mondo intero ad adottare lockdown praticamente in quasi tutti i settori economici. Perciò, a partire da oggi e fino alle fine dell’anno, l’umanità si troverà a vivere in una situazione di “deficit ecologico”. Stando ai dati presentato dal think tank internazionale, la popolazione mondiale utilizza il 74 per cento in più di risorse rispetto a quello che gli ecosistemi terrestri sono in grado di rigenerare ogni anno, ovvero le risorse pari a 1,7 pianeti. Tale data viene calcolata sulla base del numero di giorni che la biocapacità della Terra può fornire per l'impronta ecologica dell'umanità (Figura 1). Fra i fattori principali che hanno concorso alla scelta della data del 29 luglio, sono da menzionare l’aumento delle emissioni di carbonio e la perdita di biocapacità forestale, causata da deforestazioni e incendi.

 

Figura 1. Earth Overshoot Days dal 1970

 

La Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre, avrà come obiettivo prioritario quello di ottenere l’impegno da parte di ciascuno dei 193 Stati aderenti di tagliare le emissioni di gas serra fino a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Questa è infatti l’unica strada percorribile per ridurre il rischio di un aumento di fenomeni quali alluvioni improvvise, siccità, temperature elevate e scioglimento dei ghiacciai.


Per approfondire:

  • https://www.overshootday.org/.
  • https://www.focus.it/temi/Overshoot-Day.
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Impronta_ecologica.

 

Note:

  • Impronta ecologica: è un indicatore  per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle attraverso la fotosintesi.
  • Biocapacità: rappresenta la misura di quanto gli ecosistemi sono in grado di rigenerare in termini di risorse naturali. La biocapacità è espressa in termini di ettari globali a persona, quindi dipende dalla popolazione umana. L’assorbimento di CO2 rappresenta uno degli usi delle risorse che competono per la biocapacità del pianeta.
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Sistemi alimentari, a Roma il pre-vertice delle Nazioni Unite sul futuro del cibo

Dal 26 al 28 luglio ha avuto luogo a Roma, nella sede della FAO, il pre-vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari. Tre giorni di dibattiti preparatori in vista del summit finale che si terrà a New York in occasione della prossima Assemblea Generale


Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), il sistema agricolo-alimentare con i suoi differenti comparti (produzione e consumo, trasformazione, imballaggio, trasporto e distribuzione, vendita al dettaglio e turismo) fornisce attualmente prodotti alimentari a oltre 7 miliardi e mezzo di persone. Tuttavia, nel 2020, oltre 800 milioni di persone vivevano in condizioni di denutrizione, due miliardi soffrivano di carenze di micronutrienti, mentre altri due miliardi presentavano situazioni fisiche di sovrappeso o obesità. A questi dati occorre aggiungere poi quello relativo allo spreco di cibo stimato a livello globale in circa 75 kg / persona (UNEP, 2019). Un’altra questione, alla quale le istituzioni e l’opinione pubblica hanno riservato una crescente attenzione, riguarda gli effetti dell’agricoltura industriale sull’ambiente e, particolarmente, le relazioni tra il settore agroalimentare e il fenomeno del cambiamento climatico. La produzione agroalimentare risulta direttamente responsabile di un terzo delle emissioni totali di gas serra, di circa il 70 per cento del consumo di acqua e della perdita di almeno il 60 per cento di biodiversità. Quest’ultimo dato in particolare si lega con la pandemia di Covid-19, la quale potrebbe essere correlata all’aumento di parassiti e malattie zoonotiche, rilevate con sempre maggior frequenza nelle aree geografiche dove si registra una significativa perdita di biodiversità. Perciò, se da un lato il sistema agroalimentare moderno ha apportato indiscussi benefici per l’economia e per i consumatori, dall’altro, ha contribuito all’insorgenza di nuove problematiche. La continuità annuale del prodotto, la cosiddetta “destagionalizzazione”, e la commercializzazione di prodotti alimentari complessi (GDO) richiedono una sempre maggiore quantità e qualità di servizi da incorporare nell’offerta, che aumentano il costo dei prodotti. A causa dell’impiego di fertilizzanti e fitosanitari di sintesi e dei consumi elettrici e termici richiesti dai processi di trasformazione dei prodotti, il sistema agricolo moderno è responsabile del 20 per cento a livello globale e del 10 per cento a livello europeo (di circa il 5 per cento in Italia) delle emissioni di gas serra. Senza considerare poi l’impatto sull’ambiente in termini di deforestazione, erosione e salinizzazione dei suoli. Quanto ai consumi di energia, la filiera del cibo è responsabile di oltre il 30 per cento dei consumi energetici a livello globale, mentre a livello europeo è mediamente responsabile di un consumo di energia finale che oscilla tra il 17 e il 26 per cento per l’agroindustria e tra il 2,8 e il 5 per cento per l’agricoltura (Progetto AgroRES). Questi temi sono stati al centro del Pre-Vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite che si è tenuto presso la sede della FAO a Roma tra il 26 e il 28 luglio. I numerosi interventi hanno sottolineato la necessità di avviare una vera e propria rivoluzione dei sistemi alimentari nel segno di una riqualificazione e di un riposizionamento delle attività produttive rispettose dell’ambiente e del territorio. Nella stessa direzione si muove la Commissione europea che con il Green Deal e con la nuova Politica Agricola Comune 2021-2027 punta su tecniche di produzione innovative, su un maggiore impiego delle energie rinnovabili e sull’adozione di processi produttivi eco-compatibili.


Per approfondire:

  • Food Waste Index Report 2021. Rapporto sullo spreco alimentare nel mondo a cura dell’Unep in collaborazione con l’organizzazione non governativa WRAP.
  • Progetto AgroRES, 2020.
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Le foreste al centro della strategia europea per la decarbonizzazione

Le foreste forniscono il 40 per cento del raccolto annuale per la produzione di bioenergia e sequestrano ogni anno 100 milioni di tonnellate di carbonio, ossia il 10 per cento delle emissioni di CO2 dall’uso dei combustibili fossili


Nel 2020 il piano europeo per il clima un obiettivo chiave: ridurre le emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) in linea con quanto stabilito nell’ambito del Green Deal, la strategia grazie alla quale l’Unione europea punta a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La bioeconomia forestale può contribuire a centrare questo obiettivo, sia mediante l’aumento del carbonio stoccato nei terreni forestali, sia attraverso l’impiego di biomassa ad uso energetico in settori che richiedono un uso intenso di energia fossile. Il contributo della forestazione è infatti essenziale per compensare le emissioni di gas serra dell'agricoltura, che è responsabile di circa il 10 per cento delle emissioni totali di gas serra a livello europeo. A questo proposito, la Politica Agricola Comune premia le aziende agricole che mettono in atto pratiche agricole rispettose del clima (riferite alla gestione dei pool di carbonio) come la gestione sostenibile del suolo agricolo e una maggiore cura degli allevamenti animali per ridurre le emissioni di anidride carbonica, metano e ossido di diazoto. A livello globale, gli ecosistemi terrestri (comprese foreste, terreni agricoli, ecc.) rimuovono circa il 30 per cento (9,5 ± 2,9 Gt CO2/anno) delle emissioni di CO2di origine antropica dall’atmosfera. Le foreste presenti nel territorio dell’Ue coprono circa 161 milioni di ettari [1], pari al 42 per cento della superficie totale, e rappresentano non meno del 5 per cento delle foreste a livello globale (EASAC, 2017). Inoltre contribuiscono a rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera mediante la fotosintesi e il sequestro di carbonio [2] (Figura 1).

 

Figura 1. Percentuale relativa alle aree forestali negli Stati membri dell’Ue

 

Nell’Unione europea la gestione sostenibile delle foreste è in grado di assicurare l’assorbimento di circa 100 milioni di tonnellate di carbonio all'anno, pari a circa il 10 per cento delle emissioni derivanti dall’uso dei combustili fossili.Inoltre, la biomassa forestale rappresenta il 50per centodell'energia "rinnovabile"a livello europeo nella generazione di elettricità e calore. A questo proposito, il pacchetto “Fit for 55”, recentemente adottato dalla Commissione europea, include tra le sue  proposte anche quella di un pianoper piantare tre miliardi di alberi di qui ai prossimi dieci anni.


Per approfondire:

  • EASAC policy report 32. April 2017. ISBN: 978-3-8047-3728-0. www.easac.eu.

 

Note:

[1] 1 ettaro = 104 m2

[2] 1 m3 di legno ≈ 0,92 t CO2

 

Foto d’intestazione: Carlo Alberto Campiotti