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Il suolo agrario: metodologie innovative per il mantenimento e l'incremento della fertilità
Il suolo agrario: metodologie innovative per il mantenimento e l'incremento della fertilità
Dalla collaborazione tra “Siamo Energia”, società imprenditoriale nell’area delle rinnovabili, ideatrice del progetto, e il mulino piacentino di Italo Savi, da sempre sensibile ai temi dello sviluppo sostenibile, è nato un impianto di cogenerazione per la produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili.
Savi ha sempre affiancato al commercio di cereali da agricoltura biologica la produzione di olio vegetale puro per motori di cogenerazione, lavorando le granaglie prodotte dalle colline piacentine. Ora tutte le lavorazioni di Savi, comprese quelle per l’olio vegetale puro, saranno alimentate da energia termica pulita, prodotta dalla centrale di cogenerazione che “Siamo Energia” ha costruito all’interno del mulino. L’impianto è stato inaugurato lo scorso 26 ottobre, dà vita a un ciclo produttivo sostenibile e a Km 0 che abbatte di circa 400 mila litri/anno l’uso di combustibili fossili e offre occasione di sviluppo economico all'agricoltura del territorio.
In allegato il Comunicato stampa
In Italia si stanno attuando progetti che già considerano la direttiva dell'Unione Europea sull'efficienza di sequestro della CO2. Ne è un esempio l'utilizzo della tecnologia ProesaTM, brevettata dalla multinazionale Mossi & Ghisolfi. Con un investimento di 140 milioni di euro e in 5 anni di studio, con la partecipazione del Politecnico di Torino e dell’Enea, è stato messo a punto un processo che attua la trasformazione di biomassa cellulosica – paglia e stocchi di mais, materiali vegetali provenienti da colture non alimentari prodotte in terreni marginali che non richiedono acqua e fertilizzanti – in zuccheri fermentabili di alta qualità e basso costo. Tale tecnologia è stata utilizzata per la realizzazione a Crescentino, in provincia di Vercelli, del primo impianto al mondo per la produzione di bioetanolo da biomasse non alimentari. La bioraffineria che occupa una superficie pari a 15 ettari, impiegherà circa trecento persone del territorio, avrà una capacità produttiva di 75 milioni di litri all'anno di bioetanolo di seconda generazione destinato al mercato europeo. Lo stabilimento è totalmente autosufficiente per quanto riguarda i consumi energetici (13MW di energia elettrica prodotti utilizzando la lignina) e non produce reflui derivanti dalla produzione industriale, assicurando un riciclo dell'acqua pari al 100%. L'impianto produce biocarburanti che assicurano una riduzione delle emissioni di gas serra vicina al 90% rispetto all'uso di combustibili di origine fossile, notevolmente superiore alla riduzione raggiunta dai biocarburanti di prima generazione.
Anche l’impianto di biogas inaugurato a Pontelongo in provincia di Padova, il 18 Settembre scorso, utilizza scarti agroindustriali, infatti, affianca lo zuccherificio e produrrà biogas con le polpe di barbabietola.
Questo impianto, realizzato da COPROB – Cooperativa Produttori Bieticoli – come quelli già in funzione a Minerbio BO e a Finale Emilia MO, rientra nel più ampio progetto avviato dalla Cooperativa per la produzione di energia da fonti rinnovabili agricole, in particolare da scarti di lavorazione. Complessivamente, i tre impianti, che hanno richiesto un investimento globale di 18 milioni di euro e sono già tutti funzionanti, assorbono oltre 63.000 tonnellate di polpe di barbabietola l’anno. I benefici ambientali sono numerosi, anche perché la destinazione delle polpe ai tre impianti di biogas, invece che alla tradizionale produzione di pellet, permette a COPROB di ridurre di oltre 4,5 milioni di metri cubi il consumo annuo di metano evitando l’immissione in atmosfera di quasi 9 milioni di tonnellate di CO2, così da contribuire a ridurre l’effetto serra.
L’impianto di Pontelongo, la cui potenza sarà a regime di 1 MWe, verrà alimentato da oltre 21.000 tonnellate di polpe ottenute dalle barbabietole lavorate; in tal modo consentirà il recupero dei sottoprodotti della lavorazione bieticolo-saccarifera, favorendo così la continuità produttiva della barbabietola stessa.
Anche dalla Fiera di Verona, manifestazione Smart Energy Expo, vengono suggerimenti per produrre energia con residui organici spesso destinati all’inutilizzo o allo smaltimento, come l’erba. Un progetto “smart, che prevede di utilizzare erba e altri residui erbacei, derivanti dalla gestione del territorio, come risorsa per la produzione di biogas, è quello promosso dall’Unione Europea dal titolo “Energy from landscapes by promoting the use of grass residues as a renewable energy resource” (Programma UE Intelligent Energy-Europe). Il progetto coinvolge 11 partner provenienti da 9 Regioni Europee: Fiandre (Belgio), Veneto (Italia: VenetoAgricoltura e Università di Verona), Saarland (Germania), Nordjylland, Midtjlland, Syddanmark, Sjaelland e Hovedstaden (Danimarca) e la Grande Lisboa (Portogallo).I residui della manutenzione di aree urbane, agricole e protette, spesso, sono sottoutilizzati per un’insufficiente conoscenza e diffusione di tecnologie idonee per la falciatura, la conservazione e la digestione anaerobica di residui erbacei, l’assenza o mancanza di cooperazione tra gli operatori della filiera e alcuni ostacoli di natura giuridica. Il progetto tende a offrire agli imprenditori agricoli le più interessanti opportunità che emergono dalla ricerca. Dal punto di vista organizzativo proponedi attivare catene di approvvigionamento, con evidenti vantaggi sia sul fronte della sostenibilità ambientale, che della riduzione dell’impatto della filiera del biogas sui mercati dei prodotti agricoli destinati all’alimentazione.
Per saperne di più:
Tecnologia ProesaTM
Politecnico di Torino
Inaugurazione COPROB
Veneto Agricoltura