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Proprietà anti-listeria del rosmarino

La listeria monocytogenes rappresenta uno dei batteri più comunemente riscontrabili nei prodotti di IV gamma. La concentrazione di tale batterio è strettamente regolamentata in quanto patogeno e pericoloso per la salute umana. Tutti i trattamenti convenzionali (sostanze a base di cloro, ozono, perossidi..) presentano degli inconvenienti legati al costo, all’alterazione del gusto o altro. Per un approfondimento sugli aspetti microbiologici dei prodotti vegetali di IV gamma, segnaliamo lo studio del Prof. Fausto Gardini dell’università di Bologna, “Aspetti microbiologici dei prodotti di IV gamma”.
La rivista “Postharvest Biology and Technology” ha pubblicato di recente la ricerca del Prof. O’Beirne e dei suoi collaboratori, tutti dell’Università di Limerick (Irlanda), sull’impiego di piante aromatiche nella riduzione della carica batterica della listeria monocytogenes. In particolare lo studio mette in evidenza come una semplice aggiunta di foglie di rosmarino in determinate condizioni riduca drasticamente la presenza dei batteri di listeria nelle confezioni di ortaggi di IV gamma, ovvero già pronti all’uso. Lo studio prende in considerazione diversi ortaggi e piante aromatiche.
Sono state esaminate confezioni contenenti lattuga, carote a dischetti, cavolo a listarelle e insalata mista di cavolo, carote, cipolle già condite. Tutte le confezioni erano preparate in atmosfera modificata.
Come anti listeria sono stati usati timo, rosmarino e origano sotto forma di Oli Essenziali (OE) e in foglia.
Gli effetti anti-listeria migliori si sono ottenuti con l’OE di timo, seguito dall’OE di origano, quindi dal rosmarino in foglia e per finire l’OE di rosmarino. Il timo e l’origano in foglia non hanno dimostrato nessun effetto anti-listeria.
Gli OE di timo e origano, sebbene abbiano dato ottimi risultati come antibatterici, hanno provocato dei danni estetici al prodotto e quindi sono stati scartati.
Il rosmarino in foglia è risultato il miglior candidato, vista la sua buona capacità come antibatterico e l’assenza di effetti collaterali.

I risultati complessivi dello studio sono riassumibili nella tabella sotto riportata.

In tabella sono visibili i vari campioni utilizzati: lattuga, carota in dischetti, mix di verdure crude e cavolo a listarelle. La riduzione della carica batterica è rappresentata in log CFU/g (Colony Forming Unit per gram – Unità formanti colonie per grammo) ed è divisa per conta sulla listeria monocytogenes e sulla carica batterica totale (TBC – Total Bacterial Count). Sono presentati i dati suddivisi per tipo di pianta aromatica (timo, rosmarino e origano) e per ogni pianta è presente la dicitura olio essenziale o in foglia.
I dati sono stati raccolti ad una temperatura di 8°C.
ND= non determinato.

Le foglie di rosmarino hanno dimostrato un buon effetto anti-listeria solo in condizioni particolari: il prodotto deve essere confezionato fresco e l’aggiunta di rosmarino deve avvenire prima dell’analisi microbiologica. Come estrapolabile dalla tabella, l’effetto del rosmarino dipende dal tipo di prodotto. L’effetto è massimo per le carote in dischetti e il cavolo in listarelle, mentre è minimo per la lattuga.

Contando su un possibile effetto sinergico positivo tra carota e rosmarino, sono state effettuate delle prove su confezioni di lattuga a cui erano state aggiunge carote e foglie di rosmarino. Il risultati ottenuti hanno evidenziato un effettivo aumento nella capacità di riduzione della listeria, confermando la creazione di un effetto sinergico tra carota e rosmarino sfruttabile anche in altri frangenti e confezioni.

Per saperne di più:
Postharvest Biology and Technology Volume 77, March 2013, Pg. 87–93
University of Limerick (Ireland) 
Fresh Plaza 
Scarica l'allegato sotto indicato, relativo allo studio dell'Università di Bologna:

A Crescentino (VC) inaugurato un impianto da 75 milioni di litri all’anno di bioetanolo di seconda generazione

Il 9 ottobre 2013 è stato inaugurata a Crescentino, in provincia di Vercelli, una bioraffineria che produce bioetanolo sfruttando i residui della produzione agricola  e non le biomasse alimentari. L’impianto è di proprietà di Beta Renewables, una joint venture tra Biochemtex, società di ingegneria del gruppo Mossi Ghisolfi, il fondo americano TPG (Texas Pacific Group) e la danese Novozymes, leader nella bio-innovazione. L’investimento è di 150 milioni di euro, il Progetto ha avuto il sostegno della Commissione Europea nell’ambito del Settimo Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo.
La grande innovazione sta nella piattaforma tecnologica impiegata per ottenere il bioetanolo, la PROESA® (PROduzione di Etanolo da biomasSA) che, combinata con gli enzimi Cellic® prodotti da Novozymes, utilizza gli zuccheri presenti nelle biomasse lignocellulosiche per ottenere alcol, carburanti e altri prodotti chimici con minori emissioni di gas climalteranti e a costi competitivi rispetto alle fonti fossili. PROESA® produce inoltre biocarburanti che assicurano una riduzione delle emissioni di gas serra vicina al 90%  rispetto all’uso di combustibili di origine fossile; una riduzione notevolmente superiore a quella raggiunta dai biocarburanti di prima generazione. Lo stabilimento è totalmente autosufficiente per quanto riguarda i consumi energetici (13MW di energia elettrica prodotti utilizzando la lignina) e non produce reflui derivanti dalla produzione industriale assicurando un riciclo dell’acqua pari al 100%.

La bioraffineria occupa una superficie di 15 ettari, impiega un centinaio di addetti diretti e circa 200 indiretti, il suo sviluppo determinerà ricadute positive sul territorio in termini di occupazione. Entrato in funzione a gennaio 2013, l’impianto, a regime, avrà una capacità produttiva di 75 milioni di litri all’anno di bioetanolo di seconda generazione destinato al mercato europeo.
Come dichiarato dall’amministratore delegato di Beta Renewables, Guido Ghisolfi, si è aperta la strada verso una rivoluzione verde nel settore della chimica. “Sostenibilità ambientale e innovazione industriale sono fattori fondamentali per la ripresa economica del Paese”. Da qui la necessità che la politica mandi segnali chiari, che incoraggino gli investimenti necessari nel settore dei biocarburanti di nuova generazione.

Per Peder Holk Nielsen, amministratore delegato di Novozymes, delle norme sulla miscelazione stabili e prevedibili, degli incentivi per la raccolta dei residui agricoli e un supporto agli investimenti per i primi impianti di produzione su larga scala, aiuterebbero a ridurre  in maniera sostanziale i gas serra, a stimolare l’economia e ad assicurare il fabbisogno energetico. 

La bioraffineria di Crescentino sfrutterà le biomasse disponibili in un raggio di 70 km dallo stabilimento, soprattutto la paglia di riso, di cui l’area è ricca. L’azienda sta sviluppando anche una filiera dedicata per avere disponibile la canna gentile (Arundo Donax) che può essere coltivata su terreni marginali, senza sottrarre spazio alla produzione agricola ad uso alimentare.

Già da qualche anno Beta Renewables sta esportando nel mondo questa tecnologia tutta italiana e diversi accordi sono stati sottoscritti con società internazionali per l’utilizzo di PROESA®, quali l’americana Genomatica e la brasiliana GranBio, che grazie a questo accordo realizzerà la prima raffineria di bioetanolo di seconda generazione del Brasile, con una capacità produttiva di 82 milioni di litri/anno. Di recente è stato siglato un accordo con la società californiana Canergy per la costruzione di un impianto da 25 milioni di galloni negli Stati Uniti.

La tecnologia PROESA® è stata sviluppata nel Centro Ricerche di Rivalta Scrivia (Alessandria) interamente dedicato alle fonti rinnovabili, dove a partire dal 2009 è entrato in funzione un impianto pilota per produrre biocarburanti.
Beta Renewables sta facendo una serie di valutazioni preliminari su alcune aree in Italia che potrebbero rivelarsi strategiche per costruire nuovi impianti. Sarà aperto un nuovo Centro Ricerche a Modugno, vicino a Bari, e creato un impianto dimostrativo per produrre intermedi chimici a partire da lignina, un co-prodotto della produzione di etanolo.

“Vivere Bene, produrre Green” un convegno a Padova nel quadro di “ENERGINNOVA”

Il convegno “Vivere Bene, produrre Green” è stato promosso dal  Centro Studi "l'Uomo e l'Ambiente" di Padova per fare il punto sulle politiche di incentivazione regionali e nazionali, sulle attività di ricerca nel settore e per illustrare alcuni esempi di attività green nei comparti produttivi. L’economia green è già attiva in molti comparti, da quello dei materiali, alle filiere produttive, al riciclo.
I relatori  hanno tutti contiguità con il progettare e il produrre green in Veneto, spesso ne sono diretti protagonisti; il filo che li unisce è la sensibilità al produrre compatibile e al benessere abitativo. Sono rappresentanti di industrie produttrici di materiali coibenti, di associazioni della filiera risparmio energetico in agricoltura, della ricerca avanzata nel settore energetico, delle imprese pubbliche, delle istituzioni e progettisti della nuova edilizia.

Le loro esperienze potranno essere fruttuosamente confrontate con le buone pratiche della città di Friburgo, in Germania, illustrate da rappresentanti del comune tedesco. Friburgo è infatti nota a livello europeo per la capacità dei suoi amministratori e dei suoi imprenditori a conciliare le esigenze produttive con quelle del benessere dei cittadini e dell'ambiente.

Gli interventi di tutti i relatori saranno raccolti in una pubblicazione monografica e diffusi presso amministrazioni pubbliche, associazioni imprenditoriali, istituti di ricerca, biblioteche regionali.