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Mosca olearia nell’Alto Garda, olivicoltori in allerta. Quali interventi

Il parassita Bactrocera oleae, la mosca dell'olivo, dittero brachicero che presenta adulti di circa cinque millimetri e larve di sei-sette, può riprodursi fino a sei volte in un anno e nelle annate in cui le condizioni climatiche sono favorevoli al suo sviluppo, il pericolo di danni aumenta esponenzialmente. Le femmine depongono le uova sotto la buccia del frutto quando questo ha raggiunto la dimensione di circa 7-8 millimetri; dall’uovo nasce una larva che danneggia la polpa a livello quantitativo e qualitativo, l’olio che si ricava da olive infestate può presentare alti livelli di perossidi e un'acidità superiore.

ll Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Mach ha rilevato che dalla seconda settimana di settembre l’insetto era presente in oltre il 50% delle trappole di monitoraggio posizionate a luglio sul territorio del Garda. La distribuzione delle trappole è una delle fasi del progetto di cattura massale, gestito quest’anno dall’AIPO, di cui si possono conoscere tutte le fasi nel documento di IASMA e sul sito della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano.

Le trappole sono costituite da sacchetti di carta speciale delle dimensioni di 15 x 20 cm contenenti 70 gr di bicarbonato di ammonio, sostanza attrattiva di tipo “alimentare”. La superficie esterna del sacchetto è impregnata a secco con una soluzione concentrata di Deltametrina (15 mg), un insetticida che ha la funzione di devitalizzare le mosche che si appoggiano sul sacchetto. La trappola è completata da una capsula che emana un attrattivo sessuale che attira soprattutto i maschi, ma anche le femmine della mosca. Metà delle trappole va disposta durante la fase fenologica che corrisponde all’indurimento del nocciolo, ovvero nella prima metà di luglio, l’altra metà dopo un mese.

In questa maniera, tenuto conto che ogni trappola è attiva per circa 60-70 giorni, si avrà una copertura di circa tre mesi sulle tre possibili generazioni di luglio, settembre e ottobre, con una maggiore efficienza concentrata nel mese di settembre, periodo più a rischio nella zona considerata.
Ad ogni olivicoltore viene assegnata una trappola ogni 70-100 mq di oliveto; nelle aree più a rischio viene assegnata un trappola ogni due olivi.
La fase di monitoraggio è fondamentale prima di procedere a eventuali trattamenti. Al monitoraggio degli adulti deve affiancarsi anche quello delle perforazioni delle drupe, per individuare in modo preciso il momento ottimale per il trattamento insetticida. Lasoglia d'interventoè generalmente fissata al raggiungimento del 10% delle olive con segni di penetrazione. Per le cultivar da mensa la soglia scende al 5%.

L’obbiettivo del monitoraggio e della cattura massiva è ottenere un prodotto esente da mosca limitando l’uso di pesticidi. Quest’anno, la situazione climatologica ha favorito lo sviluppo del parassita con la conseguente necessità di effettuare trattamenti con pesticidi. Tra i formulati di sintesi sono a disposizione esteri fosforici e preparati a base di dimetoato e piretroidi. Per coloro che attuano la lotta biologica, i disciplinari sono molto nutriti, e utilizzanoalcuni nemici naturali della Mosca: per esempio alcuni imenotteri icneumonoidi, come Opius concolor, e altri calcidoidei come Pnigalio mediterraneus, Eupelmus urozonus, Eurytoma martellii eCyrtoptyx latipes, oltre a predatori delle uova di Bractocera, il ditteroLasioptera berlesiana, e, fra gli insetticidi naturali, Beauveria bassiana, un fungo patogenoper gli insetti che pare abbia un'azione "dissuasiva" all'ovideposizione. Il mercato offre ancheesche proteiche attivate o meno con sostanze insetticide. Esistono, inoltre, trappole che catturano fisicamente gli adulti, attraendoli con proteine idrolizzate. Per controllare le patologie fungine, comunemente, viene usato il rame; dati recenti sembrano indicare una certa azione repellente del rame per le femmine di mosca; causa probabile è l’abbattimento da parte del rame delle popolazioni di alcunibatteri simbionti delle larvedi mosca. Sul mercato si trova anche un’esca biologica a base di caolino che svolge un’azione fisica di copertura/protezione della drupa. 

Per saperne di più:

www.fmach.it/ Difesa-dalla-mosca-olearia

www.ncbi.nlm.nih.gov/ (abstract di uno studio dell’Università di Cordova, Spagna)

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La salute delle api nelle nuove linee guida dell’EFSA. Contributi per la ricerca e la cura

Secondo le stime della FAO oltre il 70% delle piante coltivate a scopo alimentare vengono impollinate dalle api o specie simili. Ma l’importanza del laborioso insetto, allevato da millenni, non si limita a questo; esso infatti contribuisce al benessere dell’uomo attraverso la produzione di miele e altri prodotti come la propoli e la pappa reale, riconosciuti veri e propri integratori alimentari e antibiotici naturali. Oltre ad attuare l'impollinazione, contributo alla conservazione della biodiversità, l'ape ha un elevato valore economico. Si stima che il mondo apiario abbia un "prodotto" annuo globale di centinaia di miliardi di euro. È quindi ampiamente giustificata l’attenzione con cui l'Autorità Europea per la sicurezza alimentare (EFSA), tratta il problema della salute degli allevamenti di api e degli altri insetti pronubi. Nei mesi scorsi ha pubblicato le nuove linee guida per la valutazione del rischio degli agrofarmaci nelle popolazioni apiarie di tutto il mondo agricolo a sottolineare che la protezione è rivolta non al settore specifico della produzione di miele, ma ai componente dell'ecosistema dove, ad esempio, apicoltori e maiscoltori non hanno interessi contrapposti, ma sono entrambi beneficiari dell'indispensabile opera dei pronubi.

La nuova Guida dell'EFSA, tiene conto dell’esposizione continuativa e propone schemi a più livelli di valutazione del rischio basato su quattro principali vie di esposizione ai pesticidi: depositi spray o particelle di polvere, il consumo di polline, il consumo di nettare, il consumo di acqua (liquido di guttazione, acque di superficie e di pozzanghere). Un ulteriore elemento considerato è l'esposizione ai metaboliti dei pesticidi nel polline e nettare.

Le linee guida richiedono anche informazioni sulla tossicità cronica in adulti (con particolare riferimento agli effetti sulle ghiandole ipofaringee – dedite alla produzione della pappa reale e quindi responsabili del mantenimento della colonia), in larve e su potenziali effetti cumulativi.

Il notificante dovrà dimostrare che l'agrofarmaco che intende registrare o rinnovare è sicuro per le api non solo per contatto diretto, ma anche attraverso i residui eventualmente presenti sulla coltura oggetto del trattamento e in quelle adiacenti, nelle piante infestanti, nel polline, nel nettare e nell'acqua, compresa quella di guttazione. Gli esperti del gruppo di lavoro dell'EFSA hanno analizzato numerosi studi effettuati su differenti colture e hanno ricavato dei coefficienti dai quali è possibile estrapolare, a partire dalla dose e dalla modalità d'impiego, i residui sulle piante, sulle infestanti, su polline e nettare (compresi i metaboliti) e nelle acque. Ovviamente la stima così ottenuta è molto prudenziale e sono previsti raffinamenti successivi qualora l'impiego non risultasse sicuro.

Inizialmente la stima del rischio prevede un semplice calcolo dell'esposizione a partire dalla dose e dalle modalità d'impiego che viene confrontata con i valori tossicologici. Se il rischio è accettabile, la valutazione può anche concludersi subito, ma sono situazioni non molto frequenti. Se invece la stima iniziale non evidenzia un uso sicuro, si rendono necessarie misure di mitigazione del rischio (ad esempio divieto di trattare quando i pronubi sono in attività) o l'effettuazione di studi più approfonditi come prove in campo, dal costo e dalla complessità non sempre facilmente affrontabili.

Rimangono alcuni interrogativi come la valutazione degli effetti subletali, che sembra abbiano giocato un ruolo molto importante nella vicenda neonicotinoidi, ma che sono ancora privi di una metodologia sperimentale validata e che sicuramente saranno oggetto di un aggiornamento futuro.

In questo contesto la UE mette a disposizione co-finanziamenti, approvati nel Comitato di Gestione in data 18 luglio, per gli apicoltori degli stati membri, per il triennio 2014-16 pari a 33.100.000 € totali. Per l’Italia sono stati stanziati 2.839.003 per ciascun anno; la cifra è in rapporto al numero di alveari censito.

Nel quadro di questi programmi possono essere finanziate sei misure specifiche: assistenza tecnica ad apicoltori e associazioni di apicoltori, controlli della varroasi, razionalizzazione della transumanza, analisi del miele, ripopolamento del patrimonio apicolo, ricerca applicata.

Per saperne di più 
/ec.europa.eu/agriculture/newsroom/121_en.htm

www.efsa.europa.eu/it/press/news/.htm

www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/  

Communication from the European Commission on honeybee health 

Per informazioni

EFSA Media Relations Office

tel. +39 0521 036 149  Press@efsa.europa.eu

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