Premiazione imprea ambiente 2022

Premio Impresa Ambiente IX edizione. Cinque aziende sul podio

Fattoria Triboli Società Semplice Agricola, Irsap Spa, Clean Air Europe Srl, Novamont Spa e Esi Spa sono le cinque aziende italiane vincitrici della IX edizione del Premio Impresa Ambiente. 


Un riconoscimento nazionale per le imprese private e pubbliche che si sono distinte in un’ottica di sviluppo sostenibile, rispetto ambientale e responsabilità sociale. Insieme a loro, anche l’imprenditrice Sara Cecchetto dell’”Azienda Agricola Cecchetto Giorgio” che  si è aggiudicata il Premio speciale Giovane imprenditore, e la start-up Itamia Engineering Srl vincitrice nella nuova categoria start up innovativa. Menzione speciale per la categoria “Miglior prodotto” assegnata dalla giuria a Conceria Pasubio Spa di Arzignano.
La cerimonia del Premio, promosso in Italia dalla Camera di Commercio di Venezia Rovigo, con la collaborazione di Unioncamere e il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica, si è tenuta a Venezia nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice con le imprese in presenza. “È un onore per la Camera di Commercio aver potuto portare avanti e gestire questo prestigioso premio nazionale in un momento così delicato e difficile per il sistema imprese e soprattutto farlo questa volta in presenza da una città come Venezia, candidata a diventare capitale mondiale della sostenibilità”. dichiara Massimo Zanon, presidente Cciaa di Venezia Rovigo.
La giuria ha selezionato i vincitori tra 74 candidature arrivate da 13 regioni d’Italia e ha assegnato il premio secondo le quattro categorie previste:
1) Migliore Gestione 2) Miglior Prodotto 3) Miglior Processo/Tecnologia 4) Migliore Cooperazione Internazionale, più i premi speciali “Giovane Imprenditore”, riservato a titolari o dirigenti d'impresa under 40 (già in gara per una delle quattro categorie) e il premio “Start-up innovativa” per progetti altamente innovativi e di ricerca dedicati allo sviluppo eco-sostenibile.

La motivazione dei premi

Alla Fattoria Triboli Società Semplice Agricola di Impruneta (FI) è stato assegnato il premio per la categoria “Miglior Gestione” (micro e piccole imprese) grazie a un piano in 7 azioni, avviato nel 2019 ,che ha l’obiettivo di rendere l’azienda pienamente sostenibile a livello ambientale, sociale ed economico, abbracciando la strategia "dal produttore al consumatore" per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Dalla produzione dell’olio extra vergine di oliva, alle uova, al miele da Apicoltura Bee-Friendly, passando per i formaggi vegani e il sapone naturale, tutto nella fattoria è biologico. Eco Friendly è anche il packging e l’utilizzo di materiale compostabile, eco-sostenibile, per tutti i prodotti che produce. Da Triboli la sostenibilità si applica e si insegna grazie a programmi educazionali come la Fattoria Didattica e la Fattoria Sociale. Un’ulteriore iniziativa è la formazione dell’Unione degli Olivicoltori di Impruneta, un’unione di olivicoltori che produrranno olio in maniera totalmente sostenibile, dalla piantumazione, ai trattamenti fino alla raccolta e infine all’imbottigliamento e alla conservazione. Lo zero waste è un’altra delle azioni applicate dall’azienda attraverso la riduzione quasi totale (zero) di sprechi e rifiuti (waste).

Per la voce Medie e grandi imprese della categoria “Miglior Gestione” il premio è andato alla IRSAP S.p.a. azienda di Arquà Polesine (RO) leader nella produzione di radiatori per il riscaldamento domestico, sistemi di ricambio dell’aria e domotica applicata al riscaldamento. Grazie al progetto iGreen un gruppo di 15 persone interne all’azienda ha volontariamente deciso di schierarsi in prima linea per dare il proprio contributo concreto alla salvaguardia dell’ambiente. A cadenza mensile i partecipanti si riuniscono e ciascuno di essi è libero di presentare una o più idee e progetti che potrebbero avere un impatto migliorativo sull’ambiente. Ciascuna proposta viene discussa e sottoposta a votazione, per definire a quale dare concreta attuazione. Grazie a questo progetto Irsap ha redatto il suo primo Report di sostenibilità.

Per la categoria “Miglior Prodotto” il vincitore è Clean Air Europe S.r.l. azienda di Bulciago (LC) attiva da decenni nel settore della filtrazione e dell’abbattimento dei fumi industriali, ha introdotto, grazie al progetto Eco Atex, un’ importante innovazione nella produzione di cestelli porta maniche filtranti, che equipaggiano gli impianti di trattamento dei fumi della maggior parte delle filiere industriali. Grazie ad una progettazione e ad un trattamento innovativi, i cestelli acquisiscono migliori condizioni di sicurezza (ad esempio una caratteristica anti-statica), una maggiore durata di utilizzo, oltre a necessitare, in fase di produzione, di minori risorse e a diminuire conseguentemente la produzione di rifiuti.

Sempre nella categoria “Miglior prodotto” la Giuria ha ritenuto meritevole di menzione la Conceria Pasubio S.p.a. di Arzignano, (VI). Il prodotto che Pasubio sta sviluppando è chiamato VITANOVA, un nome che riassume l’idea di dare nuova vita alle rasature e ai rifili generati nei propri impianti (in Italia e in Serbia) per riutilizzare il 100% degli scarti e raggiungere perciò l'obiettivo Zero Waste. Gli scarti di rasatura e i rifili vengono raccolti e inviati a un impianto che provvede a rendere la pelle, attraverso un processo meccanico, in fibre. Le stesse vengono impastate e in acqua e con un processo chimico vengono cross-linkate e rese in fogli in un processo simile alla carta. I fogli ottenuti, essendo composti di fibre di pelle, possono essere lavorati negli stessi impianti della conceria come se fossero pelli normali.

Novamont S.p.a, azienda di Novara, si è aggiudicata il premio per la categoria “Miglior Processo – Tecnologia” con il progetto Mater Biotech, il primo impianto industriale dedicato al mondo per la produzione di butandiolo tramite un processo di fermentazione di materie prime rinnovabili e non più da un processo a base di petrolio. Tale processo ha luogo nel Comune di Bottrighe, in provincia di Rovigo, in uno stabilimento oggetto di riconversione e rigenerazione industriale, il cui recupero ha permesso un significativo risparmio di consumo di suolo oltre al riutilizzo di circa il 60% dell’impianto preesistente, trasformando quindi il vecchio impianto in un impianto all’avanguardia, campione di efficientamento energetico. Il gruppo Novamont è leader mondiale nella produzione di bioplastiche e nello sviluppo di biochemical e bioprodotti attraverso l’integrazione di chimica, ambiente e agricoltura. È presente attraverso propri distributori in oltre 40 Paesi in tutti i continenti.  Nel 2020 Novamont è diventata una Società Benefit, modificando lo statuto societario. Ha inoltre ottenuto la certificazione B Corporation, entrando così a far parte del movimento globale delle B Corp.

Per la categoria “Migliore cooperazione internazionale” il premio è andato a ESI S.P.A. di Roma con il progetto d’installazione di un sistema mini-grid solare di accumulo per l’elettrificazione del mercato di Gitaza, in Burundi, uno dei paesi più poveri al mondo. Grazie alla disponibilità di energia elettrica, 122 attività commerciali del paese africano possono rimanere aperte anche durante la notte e alcune di queste hanno potuto acquistare dei frigoriferi per migliorare la conservazione dei beni alimentari maggiormente deperibili, mentre i pescatori possono ricaricare le batterie delle loro imbarcazioni. Pregevole il taglio tecnico del progetto, che si basa su componenti di alta qualità e su accumulatori con tecnologia al sodio-nickel con un ciclo di vita di 12 anni e con un impatto molto basso. Unitamente al trasferimento tecnologico, c’è stato anche un trasferimento di conoscenze, sia verso i tecnici che si occupano della manutenzione dell’impianto, sia verso alcuni studenti della scuola di elettricisti e verso gli utilizzatori finali appartenenti al Comitato utenti del mercato.

Il “Premio speciale giovane imprenditore” è stato assegnato a Sara Cecchetto, responsabile sostenibilità dell’Azienda Agricola Cecchetto Giorgio di Vazzola (TV) che ha concorso nella categoria "Migliore gestione per lo sviluppo sostenibile" con il progetto “Diventare Climate Positive entro il 2026” che ha contribuito a strutturare un percorso molto articolato e definito che porterà l’azienda a produrre vini preservando e raccontando la storia del territorio, e allo stesso tempo rendendo ogni scelta imprenditoriale economicamente sostenibile, ecologicamente rispettosa e socialmente etica. Dopo aver misurato e compreso il proprio impatto ambientale l’azienda ha iniziato a sviluppare dei piani di miglioramento biennali con l’obiettivo di ridimensionare i comportamenti errati e crearne di nuovi più etici e sostenibili per garantire alle generazioni future soluzioni rispettose dell’ambiente e delle sue risorse. Alcune delle attività sviluppate sono l’impiego di packaging certificato FSC; riduzione del peso delle bottiglie in vetro, utilizzo di energia derivante da fonti rinnovabili (100% pulita e certificata), riduzione consumi idrici in vigneto attraverso l’impiego della tecnologia di Idroplan, acquisto di arnie per favorire la biodiversità nei nostri vigneti. Parallelamente l’azienda porta avanti un piano di cattura delle emissioni residue e di certificazione delle proprie performance di sostenibilità.

Ad aggiudicarsi la prima edizione del premio speciale “Start-up innovativa” è ITAMIA Engineering, startup di Chioggia (VE) riuscita nell’attività di ingegnerizzazione delle cellule organiche al fine di ottenere biopolimeri e biocompositi al 100 % naturali, riciclabili ad alte prestazioni meccaniche e termiche in quanto ottenuti da lino, alghe, cellulosa e ragnatela Drag line, tutti materiali prodotti con culture che utilizzano tecnologie di coltivazione in acquaponica. La nuova tecnologia, brevettata, garantisce una riduzione del 90% di utilizzo di acqua potabile e del 70% di energia rispetto una coltura tradizionale in terra, evitando l’utilizzo di fitofarmaci, concimi chimici, ormoni e pesticidi. Ogni coltura vive in antitesi con l'altra e permette di ottenere straordinari prodotti, a km zero ed in metà del tempo rispetto a una coltura tradizionale, sfruttando anche aree difficilmente coltivabili sia per natura morfologica che per inquinamento ambientale.

Il video della Premiazione


Fonti:

-Adnkronos Comunicazione Nord Est

Premio impresa ambiente

 

 

 

14-1 -22

Dal 14 gennaio lo stop alla plastica monouso

UNESCO IOC: “Primo passo importante, ma l’obiettivo sia ancora più ambizioso”
 


Il 14 gennaio è entrata in vigore in Italia la normativa che vieta l’utilizzo di una serie di prodotti in plastica monouso, non biodegradabili e non compostabili. E' stata attivata quindi la Direttiva Europea antiplastica SUP (Single Use Plastic) che mira a ridurre del 50% entro il 2025 e dell’80% entro il 2030 l’inquinamento dovuto alla plastica.  Tra i primi prodotti di plastica monouso che vengono  messi al bando ci sono piatti, cannucce di plastica, posate, cotton-fioc, aste per i palloncini e contenitori per cibi e bevande in polistirene espanso.

“La direttiva SUP della Comunità Europea e il bando alle plastiche monouso costituiscono una presa di posizioneimportante  per la difesa di ambienti naturali come oceano, mari, fiumi e laghi e ci auguriamo che tutti i paesi membri la recepiscano al meglio”,  dichiara Francesca Santoro, Specialista di Programma della Commissione Oceanografica Intergovernativa (IOC) dell’UNESCO e promotrice in Italia del Decennio delle Scienze del Mare per lo SviluppoSostenibile(istituito dalle Nazioni Unite dal 2021 al 2030).

Pur andando la direttiva nella giusta direzione, c’è ancora molta strada da fare per ridurre davvero la quantità di rifiuti plastici che ogni anno finiscono in mare, a maggior ragione dopo due anni di pandemia in cui il monouso è stato ampiamente utilizzato per ragioni igieniche sanitarie, dice ancora Francesca Santoro. Ogni anno infatti quasi600.000 tonnellate di rifiuti di plastica finiscono nel Mediterraneo contribuendo all’inquinamento fisico e chimico dell’acqua. Anche se una correlazione diretta tra questo primo tipo di inquinamento e la salute umana non sia ancora stata scientificamente dimostrata, “è importante tuttavia sottolineare che gli agenti chimici con cui vengono trattate le plastiche possono essere rilasciati nell’acqua, alterando gli equilibri dell’ecosistema marino e creando dei pericoli sia per l’economia che per la salute collettiva". E non bisogna trascurare il problema  delle microplastiche: secondo i dati raccolti dal GESAMP (Gruppi di esperti sugli aspetti scientifici della protezione dell'ambiente marino), l’ingestione di microplastiche è stata registrata nell'80% delle specie marittime campionate”. 

Fonte:
Ufficio stampa Decennio del Mare
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CO2-Bosco

L’assorbimento fotosintetico della CO2. Innovazioni tecnologiche complementari alla riforestazione. Il caso del prototipo “BioBosco Urbano”

 


Abstract

As recently discussed and institutionally clearly emphasized, facing needs for CO2 captur, reforestation represents a potentially important tool to improve air quality, carbon abatement and reducing the impact of climate change and may also provide valuable biodiversity benefits. However, the economic returns are critical in determining whether it will be a viable land use and this is highly sensitive to assumptions around upfront establishment cost. The application of these principles and directives in urban areas, especially if densely populated in confined spaces, is, however, very difficult and denotes important opportunity costs precisely in the high value of the areas possibly affected by the urban reforestation strategy. But technology can provide solutions. The high efficiency of micro-algae in CO2 fixation determines the producibility of effective tools functional to CO2 fixation in the growth of algal biomass.

Keywords: Carbon Capture, Sustainable Policy, Green technological, Green Innovation, urban forest, green infrastructure, algae cultivation, photosynthesis, re-forestation.

Parole chiave: Cattura della CO2, Politiche per la sostenibilità, tecnologie sostenibili, innovazione verde, Foresta Urbana, Infrastrutture verdi, coltivazione algale, fotosintesi, riforestazione.
 


Global Warming e strategie di “cattura” della CO2

Il pianeta sul quale si è sviluppata la nostra vita è caratterizzato da una biosfera che desta meraviglia per il suo straordinario equilibrio intrinseco, tanto articolato e complesso da sembrare delicato come un cristallo; purtuttavia, quella biosfera, essendo vitale, non è ferma cristallizzazione di miliardi d’interazioni, bensì è un “sistema aperto” in continua evoluzione. Ha conosciuto rivoluzioni epocali ed è soggetta a diverse ciclicità. E’ indubbio che da quasi un paio di secoli, ovvero all’indomani dell’affermazione della Rivoluzione Industriale e della diffusione della way-of-life consumistica su aree crescenti della superficie terrestre, l’uomo scarica in quel delicato equilibrio dinamico naturale che è la biosfera i byproduct della sua funzione obiettivo: la massimizzazione del soddisfacimento di masse umane cresciute di sette volte in poco più d’un secolo. Ad una pressione demografica insostenibile per le “date” risorse della terra, si è aggiunta la pressione dello sviluppo industriale e, necessariamente, consumistico delle contemporary-way-of-life: secondo modalità storiche diseguali sul Pianeta, ogni area del globo ha conosciuto differenti momenti o fasi di sviluppo e, quindi, si trova in punti differenti sia della traettoria dello sviluppo economico che della mole emessa di CO2, parametro universalmente riconosciuto a simbolo dell’impatto ambientale delle attività antropiche [1].
La preoccupazione mondiale per gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sull'uomo e sull'ambiente ha indotto una crescente enfasi non solo nella ricerca e diffusione di fonti primarie d’energia rinnovabili e sostenibili [2], ma, anche, sulla ricerca e implementazione di tecnologie in grado di catturare i Gas Effetto Serra (GreenHouse Gas = GHG) [3],  principali fattori antropici determinanti il  sovrariscaldamento globale [4]. Le emissioni di GHG d’origine antropica sono statisticamente correlate alla crescita dell’attività economica all’indomani della prima rivoluzione industriale. Tale dinamica di aumento delle emissioni ha accompagnato gli ultimi 150 anni della vita economica dell’uomo sulla Terra. Le emissioni globali di GHG (escluse quelle derivanti dall'uso del suolo) hanno continuato ad aumentare lentamente di circa lo 0,5 per cento annuo, fino a raggiungere circa 49,3 gigatonnellate di CO2 equivalente (GtCO2eq) nel 2016. L'aumento progressivo di GHG è sia il derivato d’una naturale ciclicità terrestre, sia dello stratificarsi pluridecennale d’uno sviluppo carbon intensive. Ora, quando si parla di GHG, si fa riferimento alle emissioni di: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto [5]  (N2O), idrofluorocarburi [6] (HFCs), perfluorocarburi (PFC), esafluoruro di zolfo (SF6), e trifluoruro di azoto NF3, oltre al vapore acqueo [7]. Tuttavia, tipicamente, ma non certo esclusivamente, quando si affronta il tema dell’impatto ambientale delle attività antropiche si finisce con l’evidenziare solo il pur rilevante tema delle emissioni di sostanze GreenHouse Gases (GHG) quali quelle di CO2 [8].

Dal Protocollo di Kyoto all'Accordo di Parigi fino alla recente COP 26 di Glasgow, si sono condivise, fra diversi Paesi, una serie di azioni politiche volte a frenare l'impatto del cambiamento climatico di presunta fonte antropica, sia attraverso la riduzione delle emissioni di CO2, sia stimolando l’implementazione di strategie e tecnologie in grado di sequestrare e stoccare la CO2 emessa.

La ricerca tecnologica verso la cosiddetta “cattura della CO2” è già arrivata a proporre efficaci ed efficienti soluzioni, fra le quali primeggiano le strategie fisico-chimiche di Carbon Capture and Storage (CCS) [9], che attuano, in tre fasi determinate, cattura, trasporto e stoccaggio di CO2. La cattura della CO2 viene effettuata da fonti puntiformi di grandi dimensioni come ad esempio centrali elettriche e impianti di produzione di cemento. La separazione della CO2 così catturata da altri componenti di scarico avviene solitamente nei seguenti modi:
(i) assorbimento chimico;
(ii) adsorbimento fisico;
(iii) separazione a membrana;
(iv) distillazione criogenica.
La CO2 viene, quindi, compressa e trasportata ai punti di stoccaggio e, una volta stivata in serbatoi, destinata allo stoccaggio geologico, oppure allo stoccaggio oceanico (iniettata in profondità nell'oceano) o in formazioni saline, falde acquifere o pozzi di  petrolio/gas esauriti.  La  prospettiva  tecnologica di  CCS  permetterebbe l’uso  sostenibile di maggiori rendimenti delle tecnologie generative d’energia da fonte fossile, ma mitigandone le esternalità negative nella biosfera. Per questo motivo CCS può essere vista come un’opzione di mitigazione importante nella transizione globale verso un’economia sostenibile, low-carbon, sia nel settore della produzione di energia che nell’industria [10].

Per quanto ogni stadio di CCS sia tecnicamente disponibile e utilizzato in differenti settori commerciali da anni [11] e l’International Energy Agency (IEA) abbia definito CCS una parte essenziale del set tecnologico capace di ridurre le emissioni di GHG, purtuttavia l’applicazione congiunta di queste tecnologie è ancora troppo penalizzante in termini energetici ed economici, limitandone quindi l’uso su vasta scala. Permangono inconvenienti, l’onerosità delle operazioni necessarie, il rischio di perdite di CO2 a lungo termine e altre incertezze. Inoltre, i metodi fisico-chimici di CCS sono efficaci solo per catturare CO2 da fonti puntiformi che producono alte concentrazioni di CO2, ovvero non è possibile catturare emissioni diffuse e non puntuali e basse concentrazioni di CO2. Con politiche mirate e riformate, si potrebbe contribuire all’abbattimento di circa un quinto del totale delle emissioni da ridurre entro il 2050. Nonostante il potenziale sia significativo e coinvolga il processo di raffinazione, generazione di energia ed estrazione di idrocarburi in tutto il mondo, sono presenti molte incertezze sul ruolo effettivo che CCS giocherà nei prossimi anni.

Nel futuro, si stima che CCS giocherà un ruolo critico su impianti industriali, coprendo circa il 50% del totale, anzi, per alcune industrie CCS sembra essere l’unica vera soluzione percorribile (in primis per i cementifici) e, oggi, la tecnologia CCS è matura (anche per grossi volumi) ma non ancora largamente applicata. L’evidenza empirica segnala che:

  • diverse tecnologie sono a disposizione, con sviluppi articolati e buone prospettive di cost-savings (oggi tra 60 e 200 Euro/t);
  • esistono sufficienti localizzazioni per lo stoccaggio a livello mondiale;
  • oggi, i principali incentivi per progetti CCS derivano dell’applicazione di Carbon Tax e affermazione dei Carbon Permit Pricing del sistema ETS;
  • nell’ambito di un ritorno d’interesse verso l’idrogeno come combustibile pulito, la produzione di idrogeno da gas naturale con CCS è oggi la soluzione più economica.

Ad oggi diverse tecnologie CCS, con diversi gradi di maturità, sono in competizione fra loro. Essa si prospetta quale soluzione efficace ed economicamente abbordabile, così da rendere l’intero processo applicabile su vasta scalaVerso la biofissazione della CO2: le soluzioni possibili.
 



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