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La Commissione europea lancia il Green City Accord per città più verdi e sostenibili

Con il Green City Accord, l’Unione europea sostiene le città che vogliono attuare programmi di sviluppo sostenibile, promuovendo l’azione locale per la transizione ecologica


Il futuro green delle città

Le città sono responsabili di oltre l’80 per cento del consumo finale di energia e di circa il 70 per cento delle emissioni di CO2 a livello globale. Particolarmente energivori e con un significativo impatto ambientale risultano il settore dei trasporti e la climatizzazione degli edifici (riscaldamento e raffrescamento). Secondo le Nazioni Unite, nel 2030 circa tre quarti della popolazione mondiale vivrà in aree urbane, dove verrà generato oltre l’80 per cento del potenziale di riscaldamento globale (GWP). Sempre le Nazioni Unite stimano che entro il 2030 vi saranno nel mondo oltre 40 mega-città, ciascuna delle quali avrà una popolazione di almeno 10 milioni di abitanti. Tra queste, Delhi (India), Shanghai (Cina) e Tokyo (Giappone) avranno ciascuna oltre 30 milioni di persone. In tale contesto, al fine di contenere e minimizzare l’impatto energetico e ambientale, l’agricoltura urbana sarà sempre più diffusa, particolarmente per ridurre le emissioni di CO2 associate ai trasporti e alla distribuzione alimentare. Rilevanti saranno anche i sistemi di “agricoltura verticale” come, ad esempio, le fattorie urbane realizzate sotto forma di edifici completamente sostenibili dal punto di vista dei consumi energetici; ciò grazie all’impiego di tecnologie per la produzione di energia solare in grado di massimizzare la produzione di cibo su una superficie minima (Al-Chalabi, 2015). Per il raffrescamento dell’aria e l’assorbimento degli agenti inquinanti presenti in atmosfera, saranno sempre più diffusi servizi ecosistemici quali infrastrutture verdi (parchi, foreste, zone umide, cinture verdi o corsi d’acqua all’interno e intorno alle città). Altre soluzioni naturali per migliorare le condizioni microclimatiche delle città, apportando enormi benefici anche alla salute dei cittadini, saranno tetti e pareti verdi (green roofs and walls), vicoli e strade verdi, silvicoltura urbana. L’elemento “verde” contribuisce, specialmente nelle città, alla riduzione del fenomeno “isola di calore” (heat island), alla diminuzione della domanda di energia, all’aumento dello stoccaggio di carbonio e al miglioramento della sostenibilità ecologica ed energetica delle città, dato che:

  • alberi e arbusti forniscono protezione dal calore e dai raggi UV mediante l'ombreggiamento diretto (sia degli edifici che degli spazi esterni);
  • l’evapotraspirazione attuata dalle piante riduce la temperatura nell'area intorno alla vegetazione consumando energia della radiazione solare sotto forma di calore latente;
  • le temperature inferiori causate sia dall'evapotraspirazione che dall'ombreggiamento diretto portano ad una riduzione della quantità di calore assorbito (e quindi emesso) dalle superfici urbane antropiche a bassa albedo (minore riflessione della radiazione solare).

 

Il Green City Accord europeo

L’Unione europea, in linea con la strategia del Green Deal 2021-2026, ha riconosciuto il ruolo cruciale delle città per raggiungere gli obiettivi ambientali ed energetici, lanciando una serie di iniziative tra le quali particolare rilevanza riveste il Green City Accord (Figura 1). Si tratta di un’iniziativa a sostegno dei sindaci europei finalizzata allo sviluppo di azioni mirate a migliorare la qualità dell’ambiente urbano e la vita dei cittadini.

 

Figura 1. Logo del Green City Accord

 

L’Accordo prevede che le città firmatarie si impegnino ad affrontare cinque aree della gestione ambientale definite a livello europeo, ossia: aria, acqua, natura e biodiversità, economia circolare, rifiuti e rumore. Il Green City Accord si rivolge ai sindaci delle città con una popolazione pari ad almeno 20 mila abitanti che vogliono attuare programmi di sviluppo sostenibile. Le azioni saranno rivolte principalmente alle città metropolitane e ai grandi agglomerati urbani. La Commissione europea parteciperà sostenendo le città con opportunità di networking e di finanziamento e facilitando la comunicazione tra i responsabili amministrativi locali e dell'Unione europea.


Per approfondire:

  • Malek Al-Chalabi 2015. Vertical farming: Skyscraper sustainability? Sustainable Cities and Society,Volume 18. Pages 74-77, ISSN 2210-6707, https://doi.org/10.1016/j.scs.2015.06.003.
  • Riffat, S., Powell, R. & Aydin, D. Città future e sostenibilità ambientale. Fut Cit & Env 2, 1 (2016). 

 

Foto d’intestazione: Promenade plantée, Parigi (Foto: www.ecowave.it)

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Giornata Mondiale dell’Ambiente: ripristinare gli ecosistemi

Le Nazioni Unite lanciano la sfida: ripristinare gli ecosistemi a livello globale nei prossimi dieci anni


Quando nasce la Giornata Mondiale dell'Ambiente

Nel 1972, in seguito alla Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata Mondiale dell’Ambiente (WED), che viene festeggiata ogni anno il 5 giugno con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione mondiale sull’importanza della tutela del nostro pianeta. Tale ricorrenza è stata celebrata per la prima volta nel 1974 con lo slogan “Only One Earth”. Quest’anno il tema della Giornata è il “Ripristino dell’ecosistema”.  

 

Cos’è un ecosistema

Un ecosistema è una comunità di organismi viventi (microrganismi, piante, animali) che vive in associazione con il proprio ambiente fisico con il quale interagisce mediante uno scambio continuo di nutrienti e di energia. Gli ecosistemi possono essere definiti a qualunque scala: anche una piccola pozza di acqua può essere considerata un ecosistema, anche se non permanente. In generale, sono considerati ecosistemi naturali: la foresta, la savana, la steppa, il deserto, la tundra, la macchia mediterranea, gli oceani e qualsiasi ecosistema marino. Praticamente, l’equilibrio degli ecosistemi naturali si riflette sull’ambiente e sulla vita quotidiana di tutta la popolazione: clima e livelli dei gas atmosferici (in primo luogo O2 e CO2), erosione e formazione del suolo, produzione di cibo e insetti impollinatori. Ripristinare gli ecosistemi (tema della WED 2021) significa recuperare quegli ecosistemi che sono stati degradati o distrutti. Il ripristino può avvenire in modi diversi: attraverso la semina attiva oppure eliminando le pressioni sugli ambienti naturali per consentire alla natura di ripristinare livelli di crescita e sviluppo compatibili con la vita degli animali, dei vegetali, degli insetti e dei pesci, ecc. Tuttavia, occorre sottolineare che non è sempre possibile – o desiderabile – riportare un ecosistema alle sue condizioni originarie. Pertanto ambiente e cambiamento climatico devono essere argomenti prioritari all’interno delle agende politiche nei prossimi anni.  

 

Benefici degli ecosistemi

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), il ripristino entro il 2030 di 350 milioni di ettari di ecosistemi terrestri e acquatici degradati potrebbe generare 9 trilioni di dollari in servizi ecosistemici e rimuovere dall'atmosfera da 13 a 26 giga tonnellate di gas serra. Un milione di specie animali e vegetali è minacciato dal rischio di estinzione, soprattutto a causa della perdita di habitat naturali e del degrado ambientale che interessa il 75 per cento della terra del pianeta e il 66 per cento degli oceani (Climate Change and Land Report). Anche il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) pone l’accento sulla necessità di fermare le emissioni di CO2 mediante la protezione dei terreni agricoli, delle praterie, delle foreste, delle zone umide e delle torbiere, in quanto capaci di immagazzinare carbonio e quindi di proteggere l’habitat per la biodiversità, la fertilità del suolo e le risorse d’acqua. La FAO, in particolare, ha più volte ricordato che terreni agricoli sani permettono di ottenere produzioni agroalimentari in grado di sostenere l’aumento della popolazione mondiale, che si stima toccherà quota 9 miliardi entro il 2030, senza abbattere ulteriori superfici di foreste. L’economia del ripristino, inoltre, potrebbe creare milioni di posti di lavoro verdi (green jobs) oltre che favorire l’aumento della resilienza a shock e stress futuri per l’ambiente, le città e la popolazione mondiale. Le azioni di ripristino degli ecosistemi naturali sono poi fondamentali anche per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: lotta al cambiamento climatico (Obiettivo n. 13), sradicamento della povertà (Obiettivo n. 1), conservazione della vita sott’acqua e sulla terra (Obiettivi n. 14 e 15). Il raggiungimento di tali obiettivi richiede l’adozione da parte di tutti i governi di politiche di sviluppo sostenibile, di prevenzione del degrado ambientale, di difesa della natura e di salvaguardia della biodiversità animale e vegetale.


Per approfondire:

  • Ecosystem Restoration Playbook A Practical guide to healing the planet. Developed for World Environment Day 2021. decadeonrestoration.org.
  • The UN Decade on Ecosystem Restoration 2021-2030 “Prevent, halt and reverse the degradation of ecosystems worldwide”. UNEP/FAO Factsheet, June 2020.

 

Foto d’intestazione: https://www.worldenvironmentday.global/latest/official-event-schedule

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Il Next Generation EU fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050

L’Unione europea punta a diventare il primo continente a impatto climatico zero riducendo le emissioni di gas serra di almeno il 55 per cento (rispetto al 1990) e aumentando la copertura da rinnovabili dall’attuale 32 per cento al 38-40 per cento entro il 2030


L’Unione europea prevede di ridurre le emissioni di CO2 del 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. L’obiettivo è ambizioso e richiede l’adozione di misure di efficienza energetica, l’aumento dell’elettrificazione dei settori che consumano combustibili convenzionali e una maggiore diffusione delle energie rinnovabili. A tal proposito, prevede di portare la quota di energie rinnovabili a un livello non inferiore al 38-40 per cento dell’energia complessivamente consumata. L’uso delle rinnovabili, oltre ai benefici in termini di riduzione delle emissioni di gas serra, diversificazione energetica e minore dipendenza dai mercati dei combustibili fossili (soprattutto petrolio e gas), può anche contribuire a sostenere l’occupazione. A livello europeo, sono stati previsti un numero di posti di lavoro nel settore (green jobs) superiore a 1,5 milioni di unità e un fatturato annuo stimato in 158, 9 miliardi di euro. Il Renewable Energy Report 2021, redatto dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, evidenzia che nel 2020 le rinnovabili hanno raggiunto la soglia di 650 GW di potenza complessivamente istallata, di cui 160 GW di fotovoltaico e 200 GW di eolico. I dati sono inoltre confermati dalle previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), che stima per l’Europa aumenti annuali per le rinnovabili pari a 44 GW nel 2021 e a 49 GW nel 2022, rispetto ai dati del 2020 (Figura 1).

 

Figura 1. Energia da fonti rinnovabili nei paesi dell'Ue (in % del consumo finale lordo di energia)

 

Quanto all’Italia, la potenza istallata da rinnovabili supera i 56 GW  (ANIE Rinnovabili). Tuttavia, il RER 2021 mostra che la potenza istallata da rinnovabili nel nostro Paese è diminuita del 35 per cento nell’ultimo anno, mentre, al contrario, è in espansione in altri paesi europei, dove si registra un valore medio pari al 16,7 per cento. A livello globale i dati sono positivi: l’AIE sottolinea che le rinnovabili sono aumentate, in termini di nuove istallazioni, di oltre il 45 per cento rispetto al 2019 (particolarmente l’eolico, che è cresciuto del 90 per cento, e il fotovoltaico, che è cresciuto del 23 per cento). Quanto all’Unione europea, con i nuovi ambiziosi obiettivi sul fronte della politica climatica, essa punta a diventare entro il 2050 il primo continente a impatto climatico zero, consentendo a cittadini e imprese una transizione verde sostenibile. Fondamentali per raggiungere gli obiettivi in materia di rinnovabili e riduzione delle emissioni di gas serra appaiono i fondi messi a disposizione degli Stati membri con il piano di rilancio denominato Next Generation EU per il quinquennio 2021 – 2026.


Per approfondire:

  • Renewable Energy Market Update 2021. Agenzia internazionale dell’energia (IEA);
  • Renewable Energy Report 2021. Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano;

 

Foto d’intestazione: Carlo Alberto Campiotti