funghi fantastici

Funghi Fantastici: come I funghi possono curarci, espandere la nostra coscienza e salvare il pianeta.

 Pagine 184, 400 foto a colori.


Il titolo di questo libro farebbe pensare a un testo che coniuga bellezza e fantasia ma è sufficiente leggere l’introduzione per comprendere come l’autore, micologo e studioso attivo nella ricerca delle proprietà dei funghi, aggiunga elementi e metodi della scienza sperimentale per diffondere antiche conoscenze relative alle proprietà dei miceti. L’aggettivo fantastici unito a funghi riporta quindi alla storia e alle storie legate all’uso di particolari funghi per diversi trattamenti in parte perduti. Di questi esseri viventi che compongono il grande mondo dei miceti (funghi e muffe) si vede poco: se pensiamo ai funghi ci viene in mente il profumo e il sapore dei porcini o l’appariscente e velenosa ammanita muscaria. Ma il mondo di questi viventi, né vegetali né animali, è ben più vasto e conferma la complessità dei viventi nel nostro pianeta: tutti collegati, nessuno bastevole a se stesso. I miceti appartengono al mondo che unisce animali e vegetali nella vita e nella morte come bioriduttori al termine del ciclo vitale. Il reticolo del micelio che si sviluppa al suolo sotto i grandi alberi delle foreste è un esempio di biomimesi, come non vedere l’analogia con il nostro sistema nervoso e circolatorio?
Tra i miceti raramente pensiamo alle muffe, se non per quella che colora di sfumature verdi o blu alcuni tipi di formaggi e sono muffe buone. Ma le muffe crescono anche nel nostro corpo a spese di epidermide e mucose. La più comune è la candida chiamata così perché colora di una patina bianca soprattutto la mucosa orale di soggetti fragili.Citiamo anche il penicillum caratterizzato dai conidiofori ramificati all'apice, i cui rami portano catene di conidi, che richiama la forma di un pennello, da cui il nome. La sua scoperta avvenuta casualmente nel 1929 ha portato l’umanità a sconfiggere le più comuni malattie sostenute da batteri, da questo fungo è stata infatti prodotta la penicillina, il primo potente antibiotico.
L’autore sottolinea con convinzione la necessità di salvaguardare questo considerato il Terzo Regno del quale, è scientificamente provato, il regno vegetale e animale non possono fare a ameno. I funghi sono in grado di ripristinare gli ecosistemi danneggiati, possono scomporre sostanze chimiche dannose, neutralizzare tossine e sono già oggi impiegati per affrontare sversamenti di petrolio e contrastare l’estinzione delle api.
Il lettore affascinato da immagini suggestive e quasi evocative scopre o riscopre, visto che nel passato molte proprietà erano già conosciute, una realtà che va salvaguardata e di cui si deve parlare come si fa con le foreste e gli animali. Con la conoscenza e salvaguardia delle tre F: Fughi, Flora, Fauna il nostro pianeta può avere un futuro migliore.

Alberta Vittadello

Malerbe amiche

Malerbe amiche. La biodiversità e il futuro del pianeta


Questo testo è il frutto delle specifiche competenze di due autori che permettono al lettore di conoscere le malerbe solitamente considerate un problema per le pratiche agricole estensive e intensive. Conoscere il ciclo vitale, le strategie evolutive che hanno adottato per la diffusione dei semi e la conseguente salvaguardia della specie permette di comprendere come quelle che vengono definite malerbe si sono inserite in un equilibrio di cui sono parte integrante. La lotta contro le infestanti con l’uso di erbicidi e pesticidi chimici porta a disequilibri nella biosfera perché tale modalità non elimina solo le malerbe ma coinvolge altre forme di vita vegetali e animali, oltre a lasciare residui nel suolo e sottosuolo e falde idriche.
Nell’ottica della salvaguardia della biodiversità è necessario intervenire su tutti i processi relativi alla vita e alla crescita delle piante. Nel testo sono descritti diversi modi: ad esempio si può intervenire sulla velocità di germinazione dei singoli semi in competizione fra loro, sapendo come e quando potrebbero germinare i semi infestanti presenti da tempo nei terreni.
Ogni specie infestante è sostanzialmente a rischio a causa delle pratiche agricole, sfalcio, aratura, sarchiatura cui si aggiungono fattori naturali relativi al clima. Pertanto l’intelligenza biologica perfeziona in queste piante strategie di sopravvivenza della specie. Pensiamo al convolvolo e alla sua radice che affonda come una trivella e che contiene riserve nutrizionali di stagione in stagione. Tutte le piante in generale adottano strategie germinative, ma in particolare alcune famiglie di infestanti hanno sviluppato strategie particolari di disseminazione. La più primitiva può essere considerata la epizoocoria dell’infestante Nappola minore (Xanthium strumarium), che produce un seme provvisto di uncini che si attaccano ad animali muniti di pelo, dai topolini ai cani, che assolvono al compito di seminatori inconsapevoli. Altri seminatori inconsapevoli sono gli uccelli frugivori ghiotti di frutti carnosi che diventano vettori di disseminazione. I merli e gli storni, ghiotti di frutti come le bacche di Erba morella (Solanum nigrum) e di altre solanacee infestanti sono esempi di endozoocoria. Interazione naturalistica flora-fauna che ancora una volta sottolinea l’importanza di salvaguardare gli ecosistemi. Il coautore,  Benevenuti, nel capitolo dedicato alla classificazione delle piante infestanti sottolinea che le malerbe si possono classificare in decine di famiglie ma, ai criteri tassonomici, associa modalità legate alle pratiche agricole. Sono utili le conoscenze relative alle esigenze termiche, al ciclo biologico, alle caratteristiche fotosintetiche e all’habitus di crescita e sviluppo. Si sottolinea ancora una volta che è dalla conoscenza che parte una maggiore consapevolezza e un maggiore impegno a mantenere quell’ordine che ciascun organismo vegetale ha trovato da migliaia di anni e che l’uomo può gestire nel rispetto delle prerogative di ciascuna componente del sistema.

Alberta Vittadello

Frugoni- donne medievali

DONNE MEDIEVALI. Sole, Indomite, avventurose

200 pagine di illustrazioni a colori, edizione rilegata


“Sole, indomite, avventurose”, il sottotitolo che compendia tutto l’assunto del libro. 
In ombra o del tutto oscurate, abusate, trattate come animali o poco più, le donne medievali nel mondo della Chiesa e in quello laico erano soggiogate dall’autorità ecclesiale e familiare. In Chiesa tacciano, scrive San Paolo, in famiglia passavano dall’autorità del padre e dei fratelli a quella dei mariti. Si chiedeva loro soltanto di proliferare e servire. Erano costrette all’analfabetismo, a meno che non intraprendessero la vita monastica dove le monache e le vedove che rinunciavano ad avere un uomo accanto a sé avevano la possibilità di esprimere la loro personalità e per pregare dovevano saper leggere. Tanto più elevata la condizione sociale delle donne, tanto più drammatica la loro vita: erano destinate a matrimoni combinati fin da bambine o al monastero perché non venisse disperso il patrimonio familiare. Nella letteratura religiosa maschile, soprattutto monastica, la donna, dice Frugoni, non è altro che la proiezione del desiderio colpevole dell’uomo. Nel volume, a testimonianza, anche diversi dipinti e miniature sulla tentazione e il peccato di Adamo ed Eva. Gesù però ha dato alle donne dignità, fiducia, autorità, tra gli esempi quello della Samaritana, mentre nella Istituzione ecclesiale non hanno neppure la facoltà di parlare, Paolo aveva tolto loro la parola in Chiesa.
In questo contesto indistinto, tuttavia, non mancarono donne “indomite e avventurose” che, emerse dall’anonimato, hanno lasciato una testimonianza importante del loro passaggio nel mondo, con influenze fino a noi. Sono cinque quelle scelte dalla Frugoni. Una di queste è “Radegonda. Da regina a monaca”. Chiara Frugoni per la sua biografia segue le fonti del poeta Venanzio Fortunato e della monaca Baudonivia. Radegonda di Poitiers, morta nel 587, moglie del re dei Franchi Clotario I, fuggita dalla reggia del marito dove domina la violenza, si fa monaca, si dedica a curare la gente povera del luogo, gli ammalati di lebbra, i più derelitti, diventa una tenace penitente, vive in stato di santità, compie miracoli da viva, ha sete sfrenata di reliquie, raccogliendone quante più ne poteva, “nuova Elena” la chiama la Frugoni. Una larga serie di miniature ci aiutano a capire tutto il complesso percorso della sua vita. Fu una donna forte e libera dai tanti condizionamenti femminili del suo tempo, e riuscì ad esercitare una funzione sociale e anche culturale. Aspetti che conosciamo soprattutto dalla biografia di suor Baudonivia. Le altre storie del volume: Matilde di Canossa e la Papessa Giovanna, la cui esistenza è quasi sicuramente una leggenda; Christine de Pizan e Margherita Datini.
Christine de Pizan fu educata alle lettere e alle scienze dal padre, un medico bolognese molto colto, che riversò forse su di lei quanto avrebbe desiderato in un figlio maschio, mentre stranamente la madre ne voleva fare una buona padrona di casa. Divenuta vedova a 25 anni, si salvò da un disastro economico grazie al suo profondo bagaglio culturale. Fu a capo di copisti e miniatori, divenne letterata di professione, tra le sue opere “La città delle dame “dove fa dei ritratti crudi e amari di donne maltrattate e calunniate.
Margherita Datini, una donna inizialmente analfabeta, per non continuare a dettare a un estraneo le lettere destinate al marito lontano, impara a leggere e scrivere potendo così seguire attivamente i  traffici commerciali del coniuge e comunicare intimamente con lui.
Il saggio di Chiara Frugoni, storica e medievalista, è ricco di dati e, nonostante la complessità della documentazione, ha il pregio di una scrittura profonda e insieme leggera. Riporta numerosissimi mosaici, miniature, tavole, affreschi, disegni, moltissimi da lei spiegati nei dettagli, che ci aiutano a concretizzare situazioni e problemi.
Dopo la lettura viene spontaneo riflettere sul medioevo delle donne oggi in atto in famiglia, in società, nel lavoro, in politica, a livelli diversi in diverse latitudini. Quanto sarà ancora lungo il percorso di liberazione femminile da condizionamenti e pregiudizi?

Etta Artale