Bonan - Piave_def

Le acque agitate della patria. L’Industrializzazione del Piave (1882-1966)


Fiume d’acqua, fiume di legno, fiume di energia. L’autore non è solo uno storico che ricostruisce eventi in cui individua un prima e un dopo ma anche un narratore che intreccia ai processi di sviluppo economico le esperienze individuali e la vita delle comunità che insieme hanno fatto il successo del nord est. In meno di un secolo tra il 1882 e il 1966, date individuate tra 2 grandi alluvioni, il bacino del Piave è testimone di eventi di portata storica: il passaggio all’uso del carbone bianco come fonte energetica che precede di 2 decenni le battaglie combattute sulle sue rive e la tragedia annunciata del Vajont. La ricostruzione storica parte da una definizione fiume di legno, usata da molti storici per descrivere i corsi d’acqua che percorrono le valli dirigendosi verso la pianura veneta. Definizione che deriva dalla funzione che essi svolgono fin da prima della rivoluzione industriale, la fluitazione del legname. Tale ruolo delle acque era fondamentale per tutte le aree pianeggianti, in particolare il Piave e i suoi affluenti erano essenziali per Venezia. La Serenissima aveva bisogno di legna come combustibile per le aziende produttive, cantieri navali e vetrerie, e come legna da costruzione per sostenere le fondazioni della case e le rive. In questo contesto preindustriale l’analisi storica fatta dall’autore evidenzia come siano ininfluenti le trasformazioni politico istituzionali come la caduta della Serenissima, il periodo napoleonico, l’annessione della Regione al Regno d’Italia. Il commercio del legname è, e rimane, una delle attività più redditizie dal punto di vista commerciale e sostiene le comunità montane producendo lavoro per i residenti, almeno fino al 1882 anno a quo individuato come avvio del processo di industrializzazione. Ma quali fattori innescano il cambiamento epocale che trasforma le attività economiche e stravolge intere comunità ed ecosistemi?
Si tratta di un insieme di fattori che vanno dalla necessità sempre più pressante di individuare fonti di energia, alla politica di gestione delle acque a livello nazionale e locale cui si aggiunge, come volano di cambiamento, il susseguirsi di innovazioni tecnologiche. Queste mirano proprio a utilizzare al meglio la risorsa chiamata carbone bianco. L’autore cita come primo esempio il prototipo di motore a campo magnetico costruito nel 1884 da Galileo Ferraris. Il successivo utilizzo di idrovore e turbine consentono la produzione e il trasporto di energia in notevole quantità e a distanze prima impensabili. Dal punto di vista gestionale a cavallo tra il XIX e il XX secolo si assiste a un costante interesse da parte della politica e il dibattito tra statalizzazione e privatizzazione della risorsa acqua porta al compromesso sulle concessioni che si attestano sui 70 anni per l’uso irriguo e 50 per l’uso energetico. I privati hanno tutto il tempo di avere notevoli introiti. Risale proprio al 1900 la costituzione della Società Cellina fondata dalla prima azienda elettro commerciale del Veneto che, utilizzando le acque del fiume Cellina doveva fornire energia per illuminare Venezia. Queste società mettono insieme diversi attori locali: aristocratici proprietari terrieri, finanza e imprenditoria locale e, a livello nazionale, la Banca commerciale Italiana. Con le stesse caratteristiche poco dopo nasce la SADE (Società Adriatica di Elettricità), che inizia sul torrente Cismon, affluente del Brenta utilizzato per la fluitazione del legname, a produrre energia sfruttando il potenziale dell’acqua come fonte energetica. In pochi decenni attraverso operazioni finanziarie assorbe la maggior parte delle società elettriche locali diventando una vera e propria potenza in grado di pagare perizie e tecnici a favore dei suoi progetti. Importante per il lettore il continuo richiamo ai provvedimenti legislativi a livello nazionale e locale che accompagnano, da un lato la necessità di liberalizzare quanto più possibile la risorsa per soddisfare gli interessi produttivi delle aziende e, dall’altro, i bisogni del settore primario così importante nell’area collinare di pianura.
L’autore ci consegna, con il suo sguardo da storico, la ricostruzione precisa dei cambiamenti del bacino idrografico più importante dell’area nord est della nostra penisola. Sguardo che si ferma sulla realtà socioeconomica prima e dopo l’industrializzazione inserendosi in modo critico sulle politiche gestionali pubbliche e private di un bene comune. Solo con l’acceso dibattito alimentato dai movimenti ambientalisti negli ulti decenni si sta ponendo maggior attenzione alla salvaguardia ambientale anteponendola agli interessi economici. Interessi che hanno contribuito allo spopolamento delle aree montane e pedemontane favorendo il concentrarsi a valle delle aziende produttive con il conseguente proliferare di capannoni e cementificazione.

Alberta Vittadello

in un volo di storni

In un volo di storni

Il libro più recente di Giorgio Parisi, fisico teorico  insignito nel 2021 del premio Nobel per la Fisica “per la scoperta dell’interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici da scala atomica a scala planetaria”. 


“Il lavoro migliore di una vita di ricerca può saltare fuori per caso: lo si incontra su una strada percorsa per andare da un’altra parte.”“Le idee spesso sono come un boomerang: partono in una direzione ma poi vanno a finire altrove. Se si ottengono risultati interessanti e insoliti, le applicazioni possono apparire in campi assolutamente imprevisti.”. Vai su https://rizzoli.rizzolilibri.it/libri/in-un-volo-di-storni/ e
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Pensare come ua montagna

Pensare come una montagna

Titolo in inglese A Sand County Almanac 
 


A settant'anni dalla pubblicazione in lingua inglese, esce la versione integrale, tradotta in italiano da Andrea Roveda, quello che viene considerato un manifesto dell’ambientalismo. Il titolo in italiano, “Pensare come una montagna”, è ripreso da un saggio dell’autore scritto dopo una battuta di caccia al lupo quando era opinione comune che abbattere i predatori naturali aumentasse la selvaggina a disposizione del predatore uomo. L’autore mette l’accento sulla necessità per l’essere umano di creare un rapporto responsabile con l’ambiente in cui vive, a svestirsi dei panni del padrone della terra e a pensare come una montagna. Un’esortazione, rivolta all’uomo contemporaneo a superare il punto di vista antropocentrico e contemplare la natura e le creature che vivono in equilibrio con essa. Descrivendo la terra intorno alla propria casa nella contea di Sauk, nel Wisconsin, Leopold sostiene la necessità per la civiltà umana di sviluppare una vera e propria etica della terra. L’autore legge i segni della natura, il susseguirsi delle stagioni e il conseguente adattamento dei protagonisti dell’ecosistema: la neve per il topolino è un riparo, potrà vivere sotto il manto nascosto ai predatori, per la volpe quel manto significa assenza di cibo. Per l’abete la neve è un annuncio delle zuffe di mezzanotte che lasciano tracce di sangue e diventano cibo per il coyote. Una radura nel bosco è il palcoscenico per le curiose danze della beccaccia maschio che sceglie l’ora prima del tramonto per esibirsi in suoni gutturali e ritmici, bizzarri per gli umani ma comprensibili messaggi d’amore per la sua compagna. Ciascuno di questi comportamenti risponde a bioritmi precisi mentre le azioni umane determinano cambiamenti che rispondono a esigenze di sviluppo condizionate da aspetti economici che non tengono conto dell’impatto nell’ecosistema.
Il libro si dipana tra le esperienze dell’autore in diversi ambienti e stagioni. Descrizioni che diventano narrazioni mantenendo l’esplicito messaggio della necessità di rispettare il comportamento naturale di tutti i protagonisti predatori, prede, grandi alberi e montagne che non sono solo spettatori. Al lettore del XXI secolo richiama un equilibrio ormai perduto: infatti, il progresso inteso come necessità di modificare ambienti e paesaggi, sta costando a tutto il pianeta un cambiamento così profondo che quanto descritto dall’autore 70 anni fa è oggi tristemente anacronistico oppure esperienza di nicchia. Resta il valore di testimonianze dirette dei comportamenti di protagonisti visibili solo a occhi attenti, pazienti e lenti nel cogliere, ad esempio, l’armonia di canti e gorgheggi prima dell’alba. Il testo si legge quindi come un’interessante e dettagliata narrazione naturalistica oltre che essere un messaggio volto a promuovere il rispetto dell’ecosistema e la sostenibilità ambientale.

Alberta Vittadello