Trentenni e schizzinosi

"Scienza e Governo" è un contenitore di analisi e di contributi scientifici con una propria visione del mondo: del mondo in generale, ma in particolare di quell'incontro-scontro rappresentato dalla crescita sostenibile, ovvero dalla necessità di conciliare la crescente e legittima aspirazione al benessere con una trasformazione del mondo che non si rivolti contro il trasformatore.

La trentennale storia del Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente, la sua attività formativa ed editoriale, le sue pubblicazioni, testimoniano una scelta di campo che, pur basandosi su ricerca e tecnologia ambientali, è consapevole del lungo e difficile percorso di riconciliazione tra l’uomo e l’ambiente.

La rivoluzione industriale, motore del mondo attuale, ha avuto la capacità di aumentare la produzione di beni e di diminuire la precarietà dell’uomo, ma ha inciso profondamente sull’ambiente e sul suo legame con la salute dell’uomo. Questa consapevolezza critica è, però, storia recente, non più di quarant'anni di indagine e apprendimento e, nella difficoltà a ridurre il benessere raggiunto, un triplice problema si pone all’attenzione di chi governa e programma la crescita:

  1. l’aumento demografico che carica la Terra di necessità e doveri mai sinora conosciuti,
  2. l’aumento "smisurato" della produzione di merci, con il conseguente massiccio consumo di risorse in generale, e in particolare di quelle energetiche, derivate in massima parte da combustibili fossili, con il conseguente loro depauperamento e l’aumento dell’inquinamento globale,
  3. la difficoltà, pur con nuove sensibilità, di uscire da un mercato globalizzato, le cui regole ferree incidono direttamente sulla qualità della vita e sul benessere delle popolazioni che non possono ancora partecipare ad esso.

Governare la crescita, ridurre, e se possibile invertire l’impatto dell’opera trasformativa dell’uomo, implica soluzioni forti  ma equilibrate, tecnologia, impegno di ricerca, normativa adeguata, poteri reali sui territori governati, attenzione agli effetti delle decisioni e capacità di previsione. Tutte possibilità che per essere realizzate hanno necessità di una cultura condivisa. Condivisa non significa unanimistica, ma dialogante, aperta al confronto e soprattutto disponibile alla verifica, ovvero al fare.

Ci rendiamo conto che l’ampiezza dei problemi esposti si scontra fortemente con la nostra possibilità di incidere sugli eventi. Piccola ma non insignificante possibilità. Riteniamo che gli obiettivi che ci poniamo, trasmettere quanto viene sperimentato, confrontare idee e tracciare ambiti e definizioni, aiuti a risolvere a livello locale quel rapporto positivo tra crescita e ambiente che tanto ci impegna.

A questi obiettivi corrisponde lo sforzo di fare del sito "Scienza e Governo", un luogo aperto dove accanto alla storica rivista "Ambiente Risorse Salute", ci siano gli spazi per l’approfondimento generale, le attività del Centro Studi, il dibattito, a iniziare dai grandi temi che contraddistinguano il nostro territorio e sono già temi sensibili, oltreché urgenti.

 In questo primo anno di attività del nuovo sito, l’attenzione si concentrerà sull’acqua, sul suo uso e riuso, sulle opere che l’accompagnano, sulla gestione di tale bene, sul dibattito che si è aperto dopo il referendum. Seguirà un approfondimento, che coinvolgerà più numeri della rivista, sulla green economy così come viene vista da chi la pratica, da chi sta programmando il territorio per accoglierla, da chi produce beni rispettandone i fondamenti e da chi ne fa ragione di business. È un tema che, oltre al fascino derivante dalla sua definizione di economia compatibile, necessita di approfondimento e di valutazione della sua reale trasversalità al fine di incidere su quelli che saranno i modi di produrre e di consumare nei prossimi anni.

Nel mese di ottobre prevediamo di organizzare un convegno per fare il punto su uno dei temi dell’anno. Interventi, proposte e idee verranno raccolti in una monografia a stampa, con l'ambizione di diventare punto di riferimento sul tema del convegno.

Questo percorso di lavoro evidenzia le scelte precise che informano l’attività del sito e del Centro Studi. Accanto all’apertura e alla discussione emerge l'idea fondante: prima l’uomo e da questo tutto ciò che porta verso la sua crescita.
Quindi non ci va bene tutto; dopo trent'anni di attività siamo schizzinosi sulle scelte e puntiamo sulla valorizzazione del fare.

 

Bovine da latte alla mangiatoia

Produzione di biocarburanti e di nuova biomassa da reflui zootecnici

Gli effluenti zootecnici rappresentano una risorsa interessante in quanto contengono ancora buone quantità di sostanza organica e nutrienti. Oltre all’impiego agronomico e all’ormai conosciuta produzione di biogas, un approccio alternativo alla valorizzazione dei reflui è legato all’idrolisi di cellulosa ed emicellulosa (contenuta nelle fibra in digerita o apportata dalla lettiera) per la produzione di zuccheri fermentescibili, poi potenzialmente fermentati ad etanolo, scopo del progetto ZOOTANOLO.

Nel presente lavoro sono stati considerati diversi campioni provenienti da allevamenti bovini, suini e avicoli. La sperimentazione condotta ha permesso di verificare la possibilità di produrre zuccheri riducenti (esosi e pentosi) con rese nell’intorno di 27 % e 33 % per i campioni avicoli e suini, mentre di circa 45 % per  quelli bovini. Le successive rese fermentative sono di circa un 50 % della resa teorica, questo a fronte soprattutto di una ridotta vitalità del lievito Pichia stipitis, utilizzato specificamente per la trasformazione in etanolo degli zuccheri pentosi.

Il progetto si è interessato anche alla gestione delle borlande di distillazione, principale scarto del processo. E’ stata quindi testata la possibilità di ottenere nuova biomassa rinnovabile valorizzando il notevole contenuto di nutrienti di questa matrice, attraverso la crescita di microalghe, quali Chlorella vulgaris e Scendesmus sp., specie particolarmente adatte alla rimozione di nutrienti in acque reflue o deiezioni zootecniche. Grazie ai test condotti si è potuta verificare una rimozione dell’azoto ammoniacale di circa 90 % a fronte di una crescita della popolazione di microalghe su borlande di bovini, suini e avicole diluite di circa 50 volte. 

barriera corallina

L’acida verità del nostro mare

Baudelaire diceva: ”Uomo libero sempre avrai caro il mare”. Ma noi esseri umani non abbiamo cari i nostri mari, i nostri oceani.  Giorno dopo giorno continuiamo a usarli come discarica personale. Allora possiamo ritenerci davvero liberi? Il continuo aumento di CO2 emessa nell’ambiente sta modificando i nostri oceani, alzando notevolmente il livello di acidità.  Ogni anno l’oceano assorbe circa il 25% di tutte le emissioni  di anidride carbonica di origine antropica e la sua acidità è aumentata del 30% dall’inizio della rivoluzione industriale. Tutto ciò non può che avere un impatto disastroso sugli organismi marini, barriere coralline e vari tipi di zooplancton e fitoplancton. Daniela Schimdt, una geologa della School of Earth Sciences dell’università di Bristol afferma:  “ Gli attuali tassi di acidificazione degli oceani sono senza pari nella storia della Terra”. L' oceanografa Claudine Hauri conferma questa drammatica situazione.

Inoltre la formazione di barriere coralline sta diminuendo in tutto il mondo e si prevede che la percentuale scenderà ancora del 60% nel corso dei prossimi cento anni, se la produzione antropica di CO2 si mantiene ai ritmi attuali (dall’inizio dell’era industriale il rilascio di anidride carbonica in atmosfera è aumentato di un terzo!). Quest’ultima, dissolvendosi nell’oceano, riduce il valore di ph, danneggiando specialmente coralli, crostacei e conchiglie, il cui guscio è fatto di carbonato di calcio.  La riduzione del ph nell’acqua marina sarà alla fine di questo secolo tre volte maggiore di quella mai osservata in corrispondenza delle oscillazioni della Terra dai periodi glaciali a quelli interglaciali.  La connessione tra aumento dell’anidride carbonica e “morte biologica” si può riscontrare già da epoche passate. Durante il Massimo Termico del Paleocene-Eocene, 55 milioni di anni fa, la temperatura globale aumentò di 5° in meno di diecimila anni, rilasciando un enorme quantità di anidride carbonica nell’atmosfera. A questo seguì l’acidificazione degli oceani e l’estinzione massiva del benthos foraminifero. Questo è solamente uno dei tanti esempi  di estinzioni di massa dovuti al riscaldamento globale e al conseguente aumento di CO2 in atmosfera.

La domanda che ora sorge spontanea è: come rimediare? È stato suggerito di gettare tonnellate di calce negli oceani per contrastare l’acidificazione. Soluzione praticamente inutile per il ricercatore Toby Tyrrel, del National Oceanography Centre di Southampton, sia per i costi che per la realizzazione. Una soluzione più efficace e radicale sta nel diminuire le emissioni di anidride carbonica. In questo anche il singolo può fare la differenza, impegnandosi, ad esempio, ad usare maggiormente i trasporti e a ridurre il riscaldamento negli edifici abitativi. Anche le politiche nazionali e mondiali devono intervenire e incentivare l’uso  di energie pulite e rinnovabili. “Ora più che mai abbiamo bisogno di nuove strategie politiche rivolte agli oceani e la creazione di un sistema di valutazione di riferimento per i non-scienziati da usare per orientare l'attività legislativa potrebbe avere importanti implicazioni a lungo termine”. Queste le parole di  Micheal Lombardi, ricercatore dell’ American Museum of Natural History.
Difendere gli oceani vuol dire difendere noi stessi e renderci liberi.

http://www.academia.edu/400649/The_Societal_challenge_of_ocean_acidification

http://www.southampton.ac.uk/oes/research/staff/lrtt.page#publications