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Unione europea: via libera alla riduzione del 55 per cento delle emissioni di gas serra al 2030

Il Consiglio europeo approva il piano di riduzione delle emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030. Previste misure a sostegno di efficienza energetica e rinnovabili nell’industria, nei trasporti e nell’edilizia, e “pozzi di carbonio” in agricoltura


Nell’ultimo Consiglio europeo, tenutosi lo scorso 11 dicembre, gli Stati membri hanno assunto l’impegno comune di ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 55 per cento (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030, nel quadro del più ampio obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Nonostante l’Accordo di Parigi del 2015, cui hanno aderito sia l’Unione europea che i suoi Stati membri, preveda di contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 °C con volontà di mantenerlo entro gli 1,5 °C, la temperatura media è già aumentata di oltre un grado centigrado rispetto ai livelli preindustriali e i paesi del G20 continuano ad essere responsabili dell’80 per cento delle emissioni a livello globale, di cui, peraltro, il 10 per cento è attribuibile all’area Ue. Per conseguire l’ambizioso obiettivo della riduzione del 55 per cento delle emissioni di gas serra di qui ai prossimi dieci anni, la Commissione europea ritiene prioritarie alcune misure volte a migliorare l’efficienza energetica e a promuovere una maggiore diffusione delle energie rinnovabili in tutti i settori produttivi: edilizia, industria, trasporti, agricoltura, ecc. In particolare, stando alle valutazioni effettuate dalla Commissione sui Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) degli Stati membri, entro il 2030 le misure adottate a favore dell’efficienza energetica potrebbero incrementare la quota di risparmio di energia fino al 36 per cento rispetto al consumo finale, mentre l’impiego delle rinnovabili, anch’esso incentivato dalle misure messe in campo dalla Commissione, dovrebbe essere incrementato fino al 33,7 per cento. A questo proposito, la Commissione punta a raddoppiare la quota di energia elettrica da rinnovabili dall’attuale32per cento al65per centoentro il 2030. Quanto al settore dei trasporti, secondo le previsioni della Commissione, i carburanti rinnovabili dovrebbero passare dal 6 per cento del 2015 al 24 per cento nel 2030 (Figura 1).

 

Figura 1. Percorso dell'Ue perla neutralità climatica al 2050(COM(2020) 562 final).

 

Per quanto riguarda poi l’agricoltura, occorre sottolineare che nell’ambito degli obiettivi di riduzione delle emissioni si inseriscono, per la prima volta, i cosiddetti “pozzi di carbonio”(riferiti alla capacità dei suoli e degli alberi di sequestrare la CO2). In particolare, è stato stimato che una più accurata gestione delle foreste europee porterebbe ad assorbire annualmente il doppio della CO2. Inoltre, secondo uno studio di Naturwald Akademie, commissionato da Greenpeace, se il disboscamento nelle foreste europee fosse ridotto di un terzo, il loro potenziale di assorbimento del carbonio potrebbe essere aumentato da 245,4 milioni di tonnellate di CO2 all'anno a 487,8 milioni di tonnellate, con notevoli benefici per biodiversità. Non meno importante per raggiungere l’obiettivo della riduzione del 55 per cento delle emissioni entro il 2030 è la diminuzione del consumo di prodotti di origine animale destinati all’alimentazione che potrebbe potenzialmente ridurre le emissioni di oltre 30 milioni di tonnellate entro il 2030(COM(2020) 381 final). I sistemi alimentari, infatti, sono tra le principali cause dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale, tenuto conto anche del fatto che l’agricoltura di tipo industriale, molto diffusa tra le aziende agricole, è fortemente energivora e dipendente ancora molto dalla chimica di sintesi per i fertilizzanti e i fitosanitari. In Europa e nel mondo il settore agricolo contribuisce direttamente a circa un decimo delle emissioni di gas serra totali e se nel calcolo si includesse l’uso del suolo (deforestazione e allevamenti) si arriverebbe quasi al 23 per cento (Climate change and Land IPCC Special Report). Per aumentare la pratica dell'uso del suolo come pozzo di assorbimento si dovrebbe prevedere un migliore utilizzo della bioenergia (biomassa da rifiuti e residui) mediante l’impiego di coltivazioni sostenibile, come ad esempio le colture energetiche per evitare la produzione di biocarburanti di prima generazione da colture alimentari. Le emissioni diverse di gas diversi dalla CO2 (metano, protossido di azoto e i gas fluorurati), che rappresentano quasi il 20 per centodelle emissioni di gas a effetto serra a livello europeo, provengono in gran parte dall’agricoltura, ma potrebbero essere ridotte mediante la diffusione di pratiche di agricoltura biologica e il ricorso alla digestione anaerobica per la produzione di biogas. In questo contesto i piani strategici della PAC (Politica Agricola Comune) rappresentano certamente un’opportunità per sostenere la riduzione delle emissioni da agricoltura mediante l’utilizzo di incentivi diretti agli agricoltori e ai gestori forestali, i quali contribuiscono a sequestrare più carbonio dai suoli agricoli e dalleforeste. I nuovi "regimi ecologici" previsti dalla PAC rappresentano in questo senso un’opportunità per promuovere l’agricoltura biologica e le pratiche agricole sostenibili per il sequestro del carbonio nei suoli agrari e nelle foreste. Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), il ripristino di suoli degradati contribuirebbe a catturare fino a 63 miliardi di tonnellate di carbonio a livello globale, compensando così una quota delle emissioni di gas serra. Mentre, secondo un recente progetto di ricerca europeo (Caprese-Soil), le foreste e i suoli tenuti a pascolo rappresentano il  mezzo più sostenibile per sequestrare il carbonio nel suolo. Nel lungo periodo, la Commissione europea ha previsto che il sequestro del carbonio da suoli agricoli (carbon farming) e la certificazione degli assorbimenti saranno considerati pratiche sempre più comuni. Non meno importanti, nel quadro degli obiettivi europei, sono infine gli incentivi per agricoltori e aziende agricole che impiegano pannelli solari sugli edifici e i capannoni rurali per la produzione di energia rinnovabile.


Per approfondire:

  • FAO and ITPS. 2015. Status of the World’s Soil Resources (SWSR) – Main Report.
  • Un traguardo climatico 2030 più ambizioso per l'Europa. Investire in un futuro a impatto climatico zero nell’interesse dei cittadini. Bruxelles, COM(2020) 562 final.

 

Foto d'intestazione: Carlo Alberto Campiotti

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Coltivazioni indoor e vertical farms: soluzione per un’agricoltura meno energivora e più sostenibile

Agricoltura indoor e vertical farm rappresentano una soluzione efficace per rispondere alle esigenze alimentari di una popolazione in forte crescita a livello globale e per aumentare la resilienza e la capacità di adattamento delle città ai cambiamenti climatici e agli shock ambientali e sanitari


Una vertiginosa crescita demografica

Entro il 2050 la popolazione urbana potrebbe aumentare di 2,5 miliardi di unità, raggiungendo i due terzi della popolazione complessiva a livello globale (Figura 1). Già oggi, il 55 per cento della popolazione mondiale vive e lavora in città e consuma circa l’80 per cento di tutto il cibo prodotto a livello globale (UN, 2014).

 

Figura 1. Stima dell’aumento della popolazione mondiale al 2050 (modificato da UN, 2014)

 

Lo scenario prospettato comporta necessariamente un significativo aumento della produzione agricola per far fronte alle esigenza alimentari di una popolazione sempre più vasta, ma tutto ciò ha delle ricadute in termini di sostenibilità energetica e ambientale. A questo proposito, negli ultimi dieci anni è fortemente cresciuta l’attenzione verso nuove forme di agricoltura, verticale, urbana e periurbana, incentrate soprattutto sull’accorciamento delle catene di approvvigionamento alimentare mediante la realizzazione di fattorie urbane o di vertical farms in edifici urbani abbandonate (ex fabbriche e capannoni industriali dismessi). In particolare, nelle vertical farms le piante alimentari, soprattutto le specie vegetali da foglia, da piccoli frutti, aromatiche e medicinali, vengono coltivate in ambiente chiuso (indoor), integrato con illuminazione LED, secondo tecnologie idroponiche e in accordo con i criteri di efficienza energetica e impiego di sola energia rinnovabile (Kozai et al., 2020).

 

La lezione della pandemia

La pandemia da Covid-19 ha messo in luce la necessità di realizzare sistemi produttivi extra-stagionali in grado di garantire la sicurezza degli alimenti e di rispondere a shock improvvisi capaci di compromettere il regolare approvvigionamento alimentare. Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), "la pandemia da COVID-19 ha sconvolto i sistemi alimentari urbani in tutto il mondo, ponendo una serie di sfide alle città e ai governi locali, i quali saranno obbligati ad affrontare i rapidi cambiamenti nella disponibilità, accessibilità e convenienza alimentare" (FAO, 2020). Di qui la necessità di soluzioni in grado di rendere i sistemi agricoli più sostenibili sul piano dei consumi energetici e rispetto alla catena del valore alimentare, e meno vulnerabili in termini di logistica, qualità, sicurezza, salute e occupazione del personale. Secondo la strategia della Commissione europea denominata “Farm to Fork” (F2F), i futuri sistemi alimentari dovranno:

  • avere un impatto ambientale neutro o positivo e aumentare la biodiversità;
  • contribuire a mitigare il cambiamento climatico e adattarsi ai suoi impatti;
  • garantire la sicurezza alimentare, la nutrizione e la salute pubblica, assicurandosi che tutti abbiano accesso a cibo sufficiente, sicuro, nutriente e sostenibile;
  • preservare per tutti l'accessibilità economica al cibo;
  • generare rendimenti economici più equi sia per gli agricoltori che per i produttori;
  • promuovere la competitività del settore e il commercio equo;
  • sostenere l’agricoltura biologica e la riduzione di pesticidi;
  • eliminare gli sprechi alimentari e aumentare le diete a base di cibi vegetali.

Le Istituzioni, gli stakeholders, le amministrazioni cittadine, i produttori e i consumatori dovranno programmare la realizzazione di infrastrutture, edifici e logistica urbana che siano in grado di interagire funzionalmente con i nuovi sistemi virtuosi di produzione alimentare.

 

Agricoltura indoor e vertical farms per città più resilienti e sostenibili

La pianificazione di sistemi alimentari innovativi e sostenibili fondati prevalentemente su un modello di agricoltura urbana verticale genera nuove opportunità per la sicurezza alimentare, la resilienza, la mitigazione e l'adattamento al cambiamento climatico e a eventuali shock ambientali e sanitari. Tali strutture riciclano acqua, residui e non richiedono pesticidi per la produzione di colture orticole, riducendo i costi di produzione e aumentando i raccolti. Se adeguatamente progettati e gestiti, questi sistemi possono contribuire in modo significativo alla produzione annuale di ortaggi freschi nelle aree urbane. L’agricoltura urbana, se caratterizzata da elevata sicurezza e sostenibilità, meccanizzazione e automazione, risulta un modello economicamente competitivo non solo per le aziende che operano nel settore agricolo ma per gli stessi consumatori. Le vertical farms, se realizzate in aree aperte, come tetti, terrazzi, facciate libere, serre bioclimatiche, risultano vantaggiose dal punto di vista energetico, ambientale e microclimatico, in quanto riducono i costi per l’energia necessaria al processo produttivo, ai trasporti e al confezionamento dei prodotti. Inoltre, attraverso la fotosintesi e la traspirazione, le piante coltivate contribuiscono a ridurre la temperatura urbana, a catturare le polveri sottili (particolato) e a sequestrare la CO2 presente in atmosfera. Lo sviluppo di sistemi alimentari urbani più sostenibili e meno energivori, con bassa intensità di carbonio e consumo di risorse, rappresentano quindi una soluzione efficace per aumentare la resilienza delle città e la loro capacità di adattamento ai cambiamenti climatici.


Per approfondire:

  • L’impatto di COVID-19 sulle condizioni di vita e la salute delle persone e sui nostri sistemi alimentari. Dichiarazione congiunta di OIL, FAO, IFAD e OMS. Newsroom@fao.org.13 ottobre 2020.
  • United Nations, Department of Economic and Social Affairs. Population Division (2014). WorldUrbanization Prospects: The 2014 Revision, Highlights (ST/ESA/SER.A/352).
  • Toyoki Kozai, Genhua Niu and Michiko Takagak. Plant Factory: An Indoor Vertical Farming System for Efficient Quality Food Production, Second Edition. 2020. Copy-right © 2020 Elsevier Inc.

 

Foto d’intestazione: Carlo Alberto Campiotti

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“Manteniamo il suolo vivo, proteggiamo la biodiversità del suolo” è il tema della Giornata mondiale del suolo

Per arrestare il consumo di suolo la Commissione europea ha indicato l’obiettivo "zero consumo netto di suolo entro il 2050” come prioritario nel quadro della lotta al cambiamento climatico


Secondo l’EEA (Agenzia europea dell’ambiente) nel periodo 2000-2018 lo sprawl urbano nell’Unione europea, ovvero la dispersione delle aree urbane verso aree non sviluppate, come campagne e terreni agricoli, ha convertito lo 0,5 per cento dei pascoli e dei terreni coltivati ​​e lo 0,3 per cento delle praterie in superfici artificiali. Si stima che ogni anno, nella sola Unione europea, siano convertiti in superfici artificiali oltre 500 km2 di terreni naturali o adibiti ad agricoltura. Attualmente, l’80per cento della superficie europea è occupata da città e infrastrutture, che hanno effetti potenzialmente negativi sull’impermeabilizzazione dei suoli e sulla perdita di funzioni ecologiche essenziali per la biodiversità e gli ecosistemi (Figura 1). Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, l’Unione europea si è impegnata a raggiungere l’obiettivo intermedio che prevede una riduzione netta di almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, la Commissione europea ha proposto di rivedere il Regolamento sull'inclusione delle emissioni di gas a effetto serra e degli assorbimenti dall'uso del suolo, cambio d'uso e silvicoltura (LULUCF).  In particolare, gli Stati membri dell’Ue dovranno garantire che le emissioni di gas serra contabilizzate dall’uso del suolo, dal cambiamento di destinazione del suolo o dalla silvicoltura, siano bilanciate da una rimozione equivalente di CO2 dall'atmosfera dal 2021 al 2030,in base alla “regola zero debiti”.

 

Figura 1. Il suolo in Europa (Fonte: EEA Segnali 2019).

 

Questo significa che se uno Stato membro abbatte una foresta deve compensare le emissioni risultanti creando una nuova foresta, oppure gestire le terre coltivate e i pascoli già esistenti in modo più sostenibile, al fine di ridurre le emissioni di CO2. Il tutto a sostegno dello sviluppo, da parte degli agricoltori, di pratiche agricole maggiormente rispettose del clima, e dei silvicoltori attraverso una maggiore visibilità dei benefici climatici dei prodotti in legno, che sono in grado di immagazzinare il carbonio sequestrato dall'atmosfera e di sostituire i materiali ad alta intensità di emissioni. A questo proposito, l’Accordo di Parigi, che prevede di contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, pone particolare attenzione all’uso del suolo per raggiungere gli obiettivi di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. In seguito alla firma dell’Accordo, cui hanno aderito 193 paesi del mondo, l’obiettivo “consumo netto di suolo pari a zero entro il 2050” è entrato a far parte degli obiettivi prioritari delle maggiori agenzie europee e internazionali. Tra queste: l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite con l’Obiettivo 15.3 per "combattere la desertificazione, ripristinare la terra e il suolo degradati, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, e sforzarsi di raggiungere un mondo neutrale rispetto al degrado del suolo entro il 2030”; la strategia europea al 2030 a protezione della biodiversità che punta ad affrontare il tema della desertificazione in Ue entro il 2050; l’obiettivo "zero consumo netto di suolo entro il 2050” della Commissione europea contro il degrado del suolo; la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione, entrata in vigore nel 1996; le attività dell'UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente) e della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) dedicate alla protezione del suolo. Dopo gli oceani, il suolo è il secondo serbatoio di assorbimento naturale del carbonio, superando le foreste e altre forme di vegetazione per quanto concerne la capacità di catturare l’anidride carbonica dall’atmosfera. La conservazione del suolo e del suo contenuto di carbonio organico rappresenta pertanto una sfida nel quadro della lotta al cambiamento climatico. Si calcola che ogni anno circa il 30 per cento della CO2 viene assorbito dalle piante mediante la fotosintesi; se una parte del carbonio di queste piante fosse stoccato nello strato superficiale di suolo, la crescita annua della CO2 in atmosfera potrebbe subite una significativa diminuzione. Sotto il profilo del contenuto di sostanza organica nei suoli europei, inoltre, neanche il nostro Paese si trova in una posizione rassicurante, dato che circa l’80 per cento del suolo nazionale ha un tenore di sostanza organica inferiore al 2 per cento. Perciò, è indispensabile che nell’agricoltura vengano adottate tecniche di coltivazione in grado di aumentare il contenuto organico dei suolo, tenuto conto che una bassa dotazione di sostanza organica, oltre a diminuirne la fertilità fisica, chimica e biologica, riduce anche la capacità di svolgere le sue numerose funzioni di contrasto al riscaldamento globale.

 

Figura 2. Carbonio organico nel suolo italiano (Fonte: ISPRA).

 

Per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, occorre puntare sulla protezione territorio e promuovere il concetto del suolo come “bene comune”. Per fare ciò appare indispensabile sostenere lo sviluppo di una governance nazionale ed europea che sia in grado di coordinare il monitoraggio, gli incentivi e le misure atte a limitare il consumo di suolo e aumentare le funzioni dell’agricolturaper proteggere il territorio e contrastare i cambiamenti climatici.