Opportunità economiche dei servizi ecosistemici: dibattito aperto

di Alessandro Campiotti


Pagamenti per Servizi Ecosistemici (PES), crediti di carbonio, crediti di sostenibilità, sono sempre più diffusi gli strumenti per la remunerazione e il finanziamento della salvaguardia ambientale; ma la loro diffusione dovrà passare per un’attenta analisi delle relazioni tra i fattori in gioco: il dibattito è aperto.

I più recenti studi scientifici affermano che la pressione antropica sul pianeta è in costante aumento, alterando la naturale autoregolazione degli ecosistemi con conseguenze sempre più evidenti sull’ambiente e sull’essere umano. Lo Stckholm Resilience Centre (SRC), Centro di Ricerca dell’Università di Stoccolma, ha svolto alcune indagini sul livello di perturbazione generato dalle attività antropiche sul pianeta, sottolineando che gli asset ecologici più colpiti sono il clima, la biodiversità, i cicli biogeochimici, il suolo, l’acqua e l’aria. Questi sono solo alcuni dei principali “confini planetari” ad essere stati superati, con profonde ripercussioni sulla stabilità degli ecosistemi. La tutela del Capitale naturale, infatti, è strettamente legata al benessere umano, e la produzione di Servizi Ecosistemici (SE), definiti come i benefici che le persone traggono dalla natura, favorisce la relazione tra società ed elemento naturale, funzionale allo sviluppo ecologico ed economico dei territori. Tra i principali SE figurano l’impollinazione, la produzione di cibo, la depurazione delle acque e dell’aria, il sequestro e lo stoccaggio della CO2, la protezione dall’erosione ecc.. L’Agenzia Europea per l’Ambiente (European Environmental Agency – EEA) ha classificato i SE in quattro categorie principali, in base alle diverse funzioni svolte, che vanno dalla regolazione dei processi ecologici alla fornitura di habitat per piante e animali, dalla produzione di cibo e sostanze nutritive ai benefici culturali, sociali, emotivi ed estetici. Per questi motivi, negli ultimi decenni, molti paesi hanno posto l’attenzione sul tema della conservazione della natura, orientando le politiche ambientali ad un uso più rispettoso degli ecosistemi naturali.
Un crescente interesse è stato rivolto all’analisi dei SE peculiari dei diversi territori, mediante la raccolta di informazioni utili alla loro mappatura su scale di diverso livello: regionali, locali e di città. L’elaborazione dei dati ha consentito di svolgere studi di confronto tra periodi diversi, giungendo alla conclusione che negli ultimi dieci anni si è andati incontro ad una generale riduzione del flusso di SE prodotti. Pertanto, al fine di contrastare il crescente impatto antropico e contribuire ad un’inversione di marcia, molti stati hanno inserito tra gli strumenti di pianificazione del territorio rurale e urbano le Soluzioni basate sulla Natura (Nature-based Solutions – NbS) e i Servizi basati sulla Tecnologia (Technology based Solutions – TbS), nonché una serie di incentivi finanziari a sostegno della conservazione della natura, come i Pagamenti per i Servizi Ecosistemici (PES), i crediti di carbonio e i crediti di sostenibilità. Questi strumenti sono rivolti principalmente ai gestori pubblici e privati del territorio, e hanno l’obiettivo di remunerare le buone pratiche agronomiche, agroforestali e di produzione sostenibile attuate per contenere lo sfruttamento ambientale e massimizzare la produzione di SE. A tale proposito, sono state costituite entità nazionali e internazionali, pubbliche e private, responsabili della certificazione dei crediti e della loro collocazione sul mercato. Un credito di carbonio, per esempio, equivale ad una tonnellata di CO2 non emessa o assorbita, ed ha un valore di mercato che oscilla tra i 7 e i 40 euro, pur avendo toccato il picco di 105 euro nel 2023. I crediti di sostenibilità, invece, si riferiscono ad azioni che non agiscono solo sul contenimento della CO2, bensì su un ventaglio di SE più ampio, e raggiungono un valore compreso tra i 30 e i 40 euro per tonnellata di CO2 equivalente. Se da un lato questi strumenti sono rivolti principalmente ai gestori pubblici e privati del territorio e hanno l’obiettivo di remunerare e finanziare le buone pratiche agronomiche, agroforestali, consentono alle imprese di prendere parte a progetti di salvaguardia e risanamento ambientale per compensare l’impronta ecologica delle loro produzioni, dall’altro lato il sistema dei crediti può favorire quei soggetti che non rispettano il tetto di emissioni di CO2 stabilito per le diverse filiere produttive, e che “compensano” questa mancanza grazie all’acquisto di nuovi crediti, non sempre nel territorio in cui operano. Allo stesso tempo, andrebbe posta la dovuta attenzione sulle diseguaglianze generate da questo sistema di incentivi fiscali e finanziari, infatti, non tutti gli agricoltori o le imprese hanno le medesime possibilità di accesso ai fondi PES, e questo genera fenomeni di sperequazione e disuguaglianza tra soggetti, più o meno grandi, che operano in Stati con ordinamenti e interessi molto diversi- Pertanto, nonostante questi strumenti siano sempre più adottati dalle politiche ambientali globali, i risultati sulla sostenibilità ambientale e sull’impatto sociale delle popolazioni locali risultano ancora molto dibattuti. La maggiore diffusione di questi incentivi dovrà passare per un’attenta analisi delle relazioni tra i numerosi fattori in gioco: tipologia di SE, fonti di finanziamento, scale temporali e spaziali, modalità di partecipazione, governance e regolazione delle oscillazioni dei crediti e ovviamente effetti sulla sostenibilità ambientale.

Per approfondire:

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), Il Ruolo, la Valorizzazione e il Pagamento dei Servizi Ecosistemici, Position Paper 2024, Gruppo di Lavoro sul Goal 11 (2024).

Le TT, Vodden K, Wu J, Bullock R, Sabau G. Payments for ecosystem services programs: A global review of contributions towards sustainability, Heliyon, 2023.

Vijay Kolinjivadi, Gert Van Hecken, Pierre Merlet, Fifteen years of research on payments for ecosystem services (PES): Piercing the bubble of success as defined by a Northern-driven agenda, Global Environmental Change, Volume 83, 2023.

Stockholm Resilience Centre (SRC), Planetary boundaries (2023). The evolution of the planetary boundaries’ framework. Licenced under CC BY-NC-ND 3.0 (Credit: Azote for Stockholm Resilience Centre, Stockholm University. Based on Richardson et al. 2023, Steffen et al. 2015, and Rockström et al. 2009).

Leggi su Crea: “Il Registro pubblico dei crediti di carbonio è strategico per l’agricoltura italiana.

Immagine da: www.pixabay.com



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Visita al CERN di Ginevra Gennaio 20/01/2024

Al Science Gateway e LHC, report di una visita davvero unica

Spazio alla scienza, la scienza dello spazio e delle particelle.

Al Science Gateway – Lasciate la vostra traccia

Avete lasciato delle tracce sul pavimento.

Cosa significa?

Quando una persona cammina sulla neve fresca, si vedono le tracce che lascia dietro sé.

Studiandole, si può sapere dove è andata, che numero di scarpe porta, e forse anche se stava camminando o correndo.

Le tracce “Rivelano”

Le collisioni di particelle negli acceleratori del CERN European Organization for Nuclear Research producono sciami di nuove particelle. Per identificarle, gli scienziati, utilizzano rivelatori di vario tipo. Ad esempio, un rivelatore di tracce serve a identificare la traiettoria di alcune particelle scaturite dalla collisione. Questa sala si comporta come un rivelatore di tracce e segue il percorso dei visitatori.

Apro questo report con un semplice esempio di una delle centinaia di postazioni di osservazione/sperimentazione che il visitatore ha a disposizione nel museo del Science Gateway. Il famoso ponte di vetro progettato da Renzo Piano che collega le diverse parti del museo e permette un incontro fisico tra ricercatori e bambini, tra visitatori e fisici, tra turisti e scienziati.

Tra stelle, galassie, supernove, nebulose, muoni, quark, onde elettromagnetiche, è possibile vedere l’universo osservabile tramite telescopi e altri sofisticati dispositivi. Nei 200 metri quadrati riservati al Back to the big bang, i visitatori possono ripercorrere tutte le diverse tappe di evoluzione dell’universo, con il supporto di una timeline e di strumenti interattivi che rendono il percorso ancora più accessibile, guardando indietro nel tempo. Grazie a un’illuminazione suggestiva e animazioni coinvolgenti, diventa possibile esplorare i misteri del cosmo e dello spazio subatomico, con tutte le implicazioni anche filosofiche che ne derivano. Proprio a questo scopo, il nuovo Scienze Gateway si propone come un ponte reale e metaforico tra visitatori e ricerca, per incoraggiare le ragazze e i ragazzi a intraprendere una carriera nel campo della scienza e della tecnologia. Per incentivare un avvicinamento in maniera ludica ai temi della scienza, il complesso è aperto ai bambini e alle bambine già a partire dai 5 anni. Un’iniziativa che è in linea con la ben nota evoluzione del mercato del lavoro: il numero di occupati in ambito Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) sta aumentando tre volte più velocemente rispetto agli altri settori.

Ma, il Museo è solo una premessa a quanto mi aspetta; il gruppo di cui faccio parte, è atteso nel pomeriggio per la discesa a 100 metri di profondità dove è situato l’ LHC Large Hadron Collider. L’accesso è possibile solo a macchine ferme e proprio a inizio gennaio 2024 l’impianto è stato fermato per manutenzione. Per due settimane hanno potuto scendere solo tecnici e ricercatori per controllare il livello di radioattività: via libera quindi, pronti per scendere con dispositivi di sicurezza dal caschetto alle tute, accompagnati da ricercatori o tecnici, ingegneri informatici o fisici, scendiamo con un ascensore riservato di norma solo agli addetti ai lavori, raggiungendo uno dei tre punti di accesso posizionati lungo il tunnel e accedere al Large Hadron Collider (LHC)

Il nostro accompagnatore Fabio è un ingegnere informatico e vive con piacere una pausa nel suo lavoro davanti a uno schermo per registrare i dati relativi alle particelle rivelate. Si ferma per una breve presentazione delle persone e pone una domanda diretta: Quanto sapete di Fisica Nucleare in una scala da 1 a 10? Ci guardiamo e qualcuno risponde zero, io un po’ meno modesta, rispondo 3, ma aggiungo subito, fuori da qui con un libro in mano! Perché quanto ci circonda, mi disorienta! Fabio ci racconta di questo solenoide entrato in funzione il 10 settembre 2008 che si estende su una circonferenza di 27 chilometri. E’ stato inizialmente progettato per accelerare fino a un massimo di 7 TeVprotone Tera Volt: ah la matematica un tera è un 10 con esponente 12, equivalenti di energia.

Permette di studiare le particelle elementari in condizioni sperimentali paragonabili a quelle dei primi momenti di vita dell’Universo, subito dopo il Big Bang.

Le spiegazioni riempiono di stupore e di domande di diverso genere. Da quelle più tecniche relative ai materiali utilizzati, ai gas stoccati fino alla definizione del bosone di Higgs o cosiddetta particella di dio. Dalla fisica, all’astrofisica, allo spaziotempo alla filosofia. Mi viene spontanea un’altra domanda relativa al posizionamento del solenoide, 100 m di profondità, la geofisica dell’area deve fornire caratteristiche di stabilità senza rischio sismico, o almeno non elevato. In effetti Fabio conferma che l’area è sostanzialmente stabile e che il CERN, è situato in Svizzera non solo perché è una nazione neutrale dal punto di vista politico ma è anche scarsamente interessata da sommovimenti geologici. Premono molte altre domande: come e da dove ci si approvvigiona dei materiali essenziali quali il silicio, il piombo e altri materiali/minerali come il gas elio. La risposta è articolata perché i materiali provengono da diverse aree del nostro pianeta e tutte le nazioni sono disponibili a fornire il CERN come centro sperimentale a livello planetario.

Il tempo quasi si è fermato per molti di noi presi dallo stupore nel pensare alla mente umana in grado di progettare, realizzare e sfruttare meccanismi che ci permettono di verificare le ipotesi relative alla nascita dell’universo.

Si risale silenziosi.
Io ho ancora gli occhi e la mente pieni di immagini, di schermi, di cavi, di poli, bipoli, tripoli. Esco e mi siedo sul muretto di cinta. Osservo il colorato via vai di ricercatrici e ricercatori, intenti a parlare a gruppetti. Un’immagine mi colpisce e allieta: un gruppo di giovani donne con il velo a coprire i capelli e parte del volto ma gli occhi scuri comunicano serenità e complicità. Saluto con un cenno della mano, ricambiano. E’ l’immagine di umanità che vorremmo vedere in tutti i luoghi del nostro mondo. Senza distinzione di colore, di provenienza, di credo. I muoni e bosoni, passano in second’ordine. Questa è l’immagine che porterò con me.

Mi alzo e mi avvicino alla significativa la scultura posizionata il 31 agosto 2021. Realizzata da Gayle Hermick il metallo è plasmato come un nastro che viaggia nell’incommensurabile. Si individuano alcune immagini incise come il triangolo rettangolo e il teorema di Pitagora, sono scolpite in diversi alfabeti ma i numeri e le formule sono leggibili da tutti. Molte rendono onore alle grandi scoperte della fisica con le formule note e meno note.

Scienza e arte sono indissolubilmente legate: entrambe richiedono creatività, passione e senso di meraviglia; entrambi richiedono la capacità di superare i vincoli, limiti e confini.

A conclusione penso importante sottolineare come al CERN persone da tutte le parti del mondo si incontrano, collaborano, discutono, ricercano e scoprono. Riescono a lavorare insieme pur provenendo da paesi in guerra tra loro, ad esempio israeliani e palestinesi. In questo senso il CERN è un laboratorio di pace. L’art. 11 della sua Convenzione recita: «L’Organizzazione non si occuperà di lavori connessi a richieste di carattere militare, e i risultati del suo lavoro sperimentale e teorico saranno pubblicati o resi in altro modo generalmente accessibili

Foto e testo a cura di Alberta

CER Comunità Energetiche Rinnovabili

Azioni a lungo termine per implementare la transizione energetica.

Il ruolo dell’uomo e delle sue attività sui rapidi cambiamenti climatici e le consegunze a livello planetario non sono più discutibili. La transizione energetica è uno dei tanti elementi sui quali è necessario intervenire in ambito governativo e individuale, transizione che deve aver luogo attraverso le scelte dei governi ma, sottolineiamo sempre, che ciascun cittadino deve fare la propria parte.

Procedere individualmente, però, diventa difficile e dispendioso anche economicamente. L’esperienza del 110/100 ha sicuramente contribuito a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici ma, tra le luci sono comparse tante ombre a causa di speculazioni e scorrettezze nella gestione amministrativa delle pratiche.

Un’informazione corretta è il primo passo per accompagnare il cittadino a fare scelte compatibili con la sostenibilità a livello globale, la conoscenza è infatti lo strumento principale per avviare una consapevole e condivisa scelta nell’uso delle risorse.

Nel febbraio scorso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica MASE su proposta del GSE (Gestore dei Servizi Energetici) previa verifica di ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) sono state pubblicate le regole operative per l’accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso e per l’ammissione al contributo a fondo perduto PNRR del 40%.

Foto n. 1

Edificio bifamiliare di recente costruzione dotato di impianto fotovoltaico in comune di Vigonza.

Nel territorio di questo comune 33Kmq, periferia est di Padova, sono presenti 2 centraline primarie POD (Point Of Delivery).

Secondo quanto previsto dall’articolo 10 del Testo Integrato Autoconsumo Diffuso (TIAD), per rientrare in una comunità energetica è indispensabile che i POD, Punti di fornitura, siano posizionati in una stessa area “convenzionale” allacciata alla stessa cabina primaria.

Foto n. 2 cabina primaria

Pannelli fotovoltaici sul tetto dell’ex scuola dell’infanzia parrocchiale

S. Ignazio di Loyola, Montà Padova

Impianto fotovoltaico sul tetto della chiesa Parrocchiale

S. Ignazio di Loyola, Montà Padova

Che cos’è una CER?

La parola Comunità implica più soggetti che mettono in comune domanda e offerta. I protagonisti delle Comunità Energetiche Rinnovabili sono infatti Consumatori, Produttori e Prosumer ovvero il soggetto che possiede un proprio impianto di produzione di energia, della quale consuma una parte. La rimanente quota di energia può essere immessa in rete, scambiata o accumulata in un apposito sistema e dunque restituita alle unità di consumo nel momento più opportuno.

Chi può far parte di una CER?

Una CER è un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, amministrazioni locali, cooperative, enti di ricerca, enti religiosi, terzo settore, enti di protezione ambientale che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più soggetti associatisi alla comunità.

Molto importante è il ruolo delle Amministrazioni locali di comuni più o meno grandi. Attualmente molti edifici scolastici hanno installato e prevedono di installare pannelli fotovoltaici per l’utilizzo della risorsa del Sole. Promuovere una CER con altre realtà strutturate come capannoni industriali, edifici religiosi e abitazioni private è ora una strada percorribile.

Come si costituisce una CER?

Si parte da un atto costitutivo condiviso che regola i rapporti tra i componenti. I protagonisti possono includere le Amministrazioni Comunali, cittadini associati, enti del Terzo Settore, cooperative benefit, consorzi, enti religiosi, organizzazioni senza scopo di lucro.

La condivisione di energia tra consumatori e produttori proprietari di impianti fotovoltaici prevede diverse possibili “configurazioni” che permettono di ATTIVARE LA TARIFFA INCENTIVANTE PER 20 ANNI, calcolata dal GSE, sull’ENERGIA CONDIVISA (virtualmente).

Per approfondimenti sulla normativa si fa riferimento alle CACER “Configurazioni di Autoconsumo per la Condivisione dell’Energia Rinnovabile” e alla normativa dedicata.

Le Regole Operative sono state redatte in attuazione dell’art. 11 del Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica 7 dicembre 2023, n. 414 (nel seguito Decreto CACER) e dell’art. 11 dell’Allegato A alla delibera 727/2022/R/eel (nel seguito TIAD o Delibera) dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente.

Ulteriori informazioni sul sito (www.gse.it)

Foto a cura di Alberta