Siamo liberi di Gustavo Meltzeid

Autore: Gustavo Meltzeid

Editore: Genesi Editrice

Formato: libro

Collana: Novazioni, 35

Pagine: 352

Prima Pubblicazione: 2014

ISBN/EAN: 9788874144365

Prezzo di copertina 19,00 €

Il diario di Gustav Meltzeid, pubblicato nel 2014, rappresenta una tessera del terribile mosaico delle crudeltà nazifasciste difficili da comprendere nella loro interezza.

L’autore di questo diario, ungherese di nascita, naturalizzato italiano, riporta i dettagli più atroci, dei suoi 10 mesi nel campo di lavoro e sterminio di Mauthausen.

Questa terribile esperienza aveva avuto come prodromo la detenzione al campo di Fossoli dove era stato rinchiuso e torturato come appartenente al CNL (Comitato Nazionale di Liberazione) e spedito a Mauthausen come internato politico.

La memoria di questo internato ci immerge in una realtà “disumana” dove gli stessi internati diventano carnefici e persecutori. Il protagonista riesce a sopravvivere grazie al suo fisico, senza dubbio resistente, ma anche grazie alla sua capacità di tessere rapporti “umani” in un luogo dove di umano non c’era più nulla. Uno dei suoi amici addetto al “crema” gli permette, in cambio di qualche sigaretta, di avere accesso ai locali preclusi a tutti tranne ai cadaveri e alle SS. Nel diario si trova la descrizione dettagliata della struttura, dello scivolo, della rimozione delle ceneri, del calore e dell’odore. E di un imprevisto sopralluogo delle guardie che lo costringono a rifugiarsi nell’adiacente camera a gas, fortunosamente non in funzione. Meltzeid traccia gli schizzi di tutto quello che vede e li conserva con scrupolo, tanto che sono riportati nelle ultime pagine di questo diario.

La socializzazione e la compassione sono due elementi sempre presenti in questo testo. Quando riesce a “organizzare”, eufemismo usato per rubare, una micca o mattone di pane, alcune patate, un pacchetto di sigarette condivide con i più deboli e fragili a rischio della sua stessa vita. Si stupisce sempre dell’ostilità degli internati dei diversi blocchi, del campanilismo manifestato da gruppi di diversa origine.

Alla fine del terribile inverno del 1944, nel quale ha potuto, grazie alle sue amicizie, lavorare in officina ed essere quindi “protetto” come abile forgiatore di metalli recuperati e meccanico d’auto, del tutto improvvisato, Meltzeid, viene destinato al lavoro di scavo nelle cave di pietra e nella realizzazione delle trincee lungo il Danubio. E’ perseguitato dalla fame, non ci sono più razioni a mezzogiorno e si riempie lo stomaco di erba. Ma questa sofferenza quasi insostenibile gli permette di guardarsi intorno di vedere la bellezza delle acque del grande fiume delle colline intorno che stanno rinverdendo. Forse la capacità di cogliere comunque qualcosa di bello, gli ha permesso di sopravvivere nel campo di lavoro-sterminio che conta tra tutti il maggior numero di morti.

Il figlio Guglielmo ha diligentemente conservato gli appunti del padre riuscendo a pubblicare questo testo. “Siamo liberi” ultime parole scritte dal padre nel suo diario. Il libro riporta la firma autografa dell’allora presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, che si complimenta con il figlio per aver consegnato alla storia questo diario, sofferto, ma contenente sempre un barlume di speranza.

Alberta

Sulle Alpi un viaggio sentimentale di Daniele Zovi

Autore: Daniele Zovi

Illustratore: Piero Macola  

Raffaello Cortina Editore Anno edizione: 2024

In commercio dal: 17 settembre 2024

Pagine: 232

Prezzo di copertina € 22,00


EAN: 9788832856880



Zovi è un autore generoso, non solo perché scrive molto, ma perché scrive per condividere con i lettori piccoli e grandi le proprie conoscenze, competenze, emozioni, frustrazioni e soddisfazioni.

Qualsiasi lettore è in grado di comprendere il messaggio diretto “amore per la montagna” e tanti altri indiretti, come la costante attenzione al rispetto per il patrimonio ambientale dalle rocce ai licheni, agli alberi, ai lupi.

Partiamo proprio dai licheni questi organismi simbiotici che “lambiscono”, lichene dal greco significa proprio lambire, con il proprio tallo i substrati più diversi, li troviamo nelle grotte, sugli scogli, sulla corteccia e magari qualcuno ha un suo albero prediletto! Organismi pionieri, vederli sulle rocce aumenta in ciascuno di noi la consapevolezza che tutto viene dal substrato, non vivente (ci dicevano a scuola). Ma questa classificazione pecca forse del protagonismo dei viventi più evoluti che, teoricamente, sono i Sapiens; sappiamo bene quali e quanti intrecci sociali, di collaborazione, di adattamento ci sono appena sotto il substrato.

Torniamo al viaggio sentimentale sulle Alpi, dalle Marittime alle Giulie: Marittime e qui l’autore, che spesso si rivolge anche ai lettori più piccoli racconta proprio di una passeggiata al Passo di Cadibona laddove la Catena Alpina incontra, geologicamente parlando, la dorsale appenninica. E viene in mente la filastrocca che si imparava a scuola “MaConGranPenaLeReCaGiù e non te lo dimenticavi più Il susseguirsi delle Alpi da Ovest a Est. Ovest famoso per le cime più alte e più ambite dagli scalatori dal Bianco, al Rosa, al Cervino. Est dove troviamo le Alpi Giulie che ci consentono di godere di ambienti ancora incontaminati. Sfioro appena le Dolomiti amate in modo appassionato dall’autore, anche perché frequentate per molti anni, ora quasi vittime della loro stessa fama.

Lasciamo ai lettori scoprire come Zovi “racconta” del suo camminare da Ovest a Est, da solo a godersi il silenzio o in compagnia per affrontare qualche salita più complessa. Ci tiene però l’autore a sottolineare che essere alpinista non è certo sinonimo necessariamente di scalatore e men che meno di conquistatore. Le vette non si conquistano, si raggiungono un passo dopo l’altro solo per vedere oltre, non per l’ennesimo timbro da stampigliare su una tessera.

Rocce, flora e fauna sono le protagoniste di questo viaggio sentimentale con le continue sottolineature sulla necessità di rispettare tutti questi elementi. Pensiamo attualmente alle polemiche sulla fauna selvatica. E’ ben vero che qualche orso è balzato agli onori della cronaca per aver ferito o ucciso una persona che faceva trekking, e che qualche esemplare si avvicina pericolosamente agli abitati, ma è pur vero che basterebbero alcune semplici precauzioni, come la chiusura ermetica dei cassonetti dei rifiuti, che inevitabilmente possono attrarre questo animale.

Per non dire dei lupi, veri e propri “alpinisti” senza confini che vivono nel territorio montano e non solo percorrendo tragitti lunghissimi, questo è stato scoperto grazie ai radiocollari di cui, a volte, si riesce a dotarli. Lupi che vivendo nel loro ambiente riequilibrano la presenza degli ungulati. Questi ultimi veri e propri danzatori nel palcoscenico delle creste rocciose in particolare lo stambecco, uno scalatore in grado di occupare ambiti territoriali difficilmente raggiungibili dall’invadente sapiens.

Montagna senza confini di stato, senza barriere, montagna con le radici profonde con le rocce che ci svelano la loro età geologica, montagne che esistono prima di noi e che noi, grazie a questo autore, impariamo a conoscere e a provare le stesse emozioni pagina dopo pagina.

Il lettore è accompagnato da immagini suggestive realizzate da Piero Macola e dai continui richiami a vivere la montagna non guidati dallo spirito di conquista ma dal piacere di vivere nella sua enorme dimensione.

Alberta

La scomparsa dei colori

di Luigi Manconi

Casa Editrice GARZANTI, settembre 2024

208 pagine, cartonato

ISBN: 9788811013860

Prezzo: 20,00€

Diventare cieco è un’esperienza drammatica. Significa il consumarsi dei rapporti con il mondo, con le sue misure e i suoi colori, con le sue promesse e le sue sorprese. E significa l’affaticarsi delle relazioni con gli altri e con le cose: le carezze che non giungono a segno e i bicchieri che cadono, l’impossibilità di scrivere una dedica o quella di decifrare un volto. Nel corso di oltre quindici anni, Luigi Manconi – sociologo e militante politico – è passato da una forte miopia all’ipovisione, alla cecità parziale e infine a quella totale. La sua è dunque la storia di una perdita e di una lenta discesa in un buio che non è tuttavia «un calamaio di compatta cupezza», perché «la cecità non è nera. È lattiginosa, a tratti caliginosa. E, talvolta, rivela sprazzi perfino luminescenti».  Questo libro è la testimonianza di un percorso di coscienza e conoscenza e il racconto di un mondo nuovo pieno di echi…..

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