Luglio 2024 – Visita guidata a VIRGO

l’interferometro a Cascina di PisaUn tassello per conoscere lo spazio-tempo nel quale è immerso l’Universo

Dal terrazzo della torre ovest

sullo sfondo il profilo dell’Appennino

in basso le bandiere delle nazioni che partecipano al progetto

e il logo di EGO “Osservatorio Gravitazionale Europeo“.

Da questa posizione la guida intrattiene i visitatori con informazioni molto dettagliate relative alla struttura e alla sua storia, succintamente riportate nel testo.

Per sentire la “voce” dell’Universo lontano proviamo a capire come funziona un interferometro o rivelatore di onde gravitazionali. VIRGO prende il nome dall’ammasso della Vergine costituito da circa 1.500 galassie nella costellazione omonima e distante circa 50 milioni di anni luce dalla Terra, è l’unico interferometro in territorio europeo.

Una grande L, i cui bracci sono lunghi ciascuno 3 km. Un vertice dotato di una sorgente di raggi laser, due specchi dalla superficie perfettamente liscia e pulita.

Per rivelare segnali molto piccoli sono necessarie strutture e tecnologie molto sofisticate. Nei bracci perpendicolari deve essere fatto il vuoto cosmico, gli specchi, che pesano 40 kg ciascuno, devono avere la migliore qualità ottica e sono sospesi nelle torri mediante quattro fili di quarzo sottili. Ogni torre contiene una catena di sette pendoli in cascata ingabbiata nella struttura alta 10 metri.

Fig. 1 La guida illustra in modo semplice e immediato il funzionamento di un pendolo attenuatore.

I pendoli hanno la funzione di smorzare le vibrazioni del terreno anche poco percettibili da noi ma che disturberebbero la misura.

Cascina è una località con sismicità media, tuttavia intorno ci sono deboli interferenze provenienti da

un impianto eolico situato a qualche chilometro sulle colline preappenniniche e dal vicino aeroporto.

Come nasce VIRGO l’interferometro di Cascina

L’idea del Fisico Adalberto Giazzotto prende forma tra il 1981 e il 1984 con la realizzazione di esperimenti per la rivelazione delle onde gravitazionali attraverso l’interferometria laser. Il territorio dove ubicare una struttura adatta al suo progetto viene individuato nei pressi di Pisa in località Santo Stefano a Macerata nel Comune di Cascina. Un territorio agricolo lontano ma non troppo dalle vie di comunicazione indispensabili per le centinaia di addetti che si possono prevedere.

Giazotto, in collaborazione con il francese Alain Brillet realizza un progetto nel 1989 e lo sottopone alle istituzioni finanziatrici. Viene approvato nel 1993-1994 dal CNRS Centro nazionale di ricerca scientifica”  e dall’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. La costruzione inizia nel 1997. L’Osservatorio Gravitazionale Europeo EGO è stato fondato l’11 dicembre 2000. Il processo di gestione e l’inaugurazione sono iniziati nel 2003 e le prime osservazioni scientifiche nel 2007. La collaborazione tra gli organismi citati prosegue tuttora con il contributo di scienziati di altre nazioni europee come Olanda, Germania, Spagna, Ungheria.

Fin dal 2001 Giazzotto concepì l’idea di creare una rete che includesse Virgo e altri rilevatori, per lavorare insieme come una single machine. Attualmente gli interferometri di O.G. che lavorano insieme sono tre, due “Ligo” negli Stati Uniti e uno in Italia, VIRGO. I tre strumenti, quando RIVELANO il segnale, procedono alla necessaria triangolazione per giungere a considerazioni e verifiche che hanno dimensione terrestre.

Fig. 2 Alcune immagini presentate nelle slide dalla guida mentre spiega quali corpi celesti danno origine alle onde gravitazionali.

Questo succede in molti scenari astrofisici, inclusa la coalescenza di buchi neri e/o stelle di neutroni o esplosioni di supernovae. Le onde gravitazionali sono completamente diverse dalla luce, il “messaggero” principale utilizzato fino ad ora per studiare l’Universo. Lo spazio e il tempo si deformano in prossimità di corpi molto massicci (stelle, pianeti, etc.) oppure quando un corpo si muove a una velocità tanto elevata da essere comparabile a quella della luce. Le onde G hanno una velocità comparabile a quella della luce 300.000Km/s e una frequenza sotto ai 10Hz.

fig. 3 all’esterno il braccio est

Fig.4 a sinistra Struttura in scala situata all’ingresso di VIRGO.

Sono ben visibili i due bracci e la fonte di raggi laser nel punto A.

In secondo piano la porta marrone porta all’ingresso di una struttura multimediale nella quale la nostra massa corporea curva lo spazio nel quale siamo immersi.

Fig 5 La prospettiva interna di uno dei due bracci

La guida si sofferma in particolare sulla necessità che all’interno la struttura sia sempre “pulita” senza neanche un granellino di polvere. I tecnici e gli operatori sono ben preparati nel rispettare tutte le disposizioni senza le quali si potrebbero inquinare i segnali provenienti dallo spazio.

Cosa accade quando arriva un’onda gravitazionale?

Quando un’onda gravitazionale passa attraverso l’interferometro, la perturbazione dello spazio-tempo si manifesta come un cambiamento della lunghezza relativa dei due bracci. Questo comporta un segnale misurabile al fotodiodo. Per le onde gravitazionali di origine cosmica attese per VIRGO la variazione della lunghezza dei bracci (lunghi 3 km) è molto piccola, dell’ordine di 10−18 m. Sono grandezze davvero minime per la nostra esperienza quotidiana ma ci permettono di capire lo spazio profondo.

L’astronomia delle onde gravitazionali è diventata un metodo fondamentale per osservare il nostro Universo. I dati dei cicli di osservazioni a partire dal 2015 contribuiscono ad ampliare in modo significativo i nostri orizzonti e le nostre conoscenze sulle parti più oscure e violente dell’Universo.

Nel futuro viene prospettata la costruzione di un secondo rivelatore in Europa, candidato il territorio sardo per la sua posizione e per le caratteristiche geofisiche.

La guida si sofferma all’ingresso per dare risposte alle tante domande relativie in particolare alle modalità di registrazione dei segnali che arrivano dall’universo profondo. Sottolinea in particolare il lavoro costante davanti alle decine di PC e monitor davanti ai quali sono impegnati decine di ricercatori e scienziati di diverse formazioni.

Breve glossario riguardante i protagonisti dell’origine delle OG

Oggetto compatto: Un’espressione generica per indicare oggetti stellari molto densi e piccoli come stelle di neutroni e buchi neri. Quando si dice piccoli, si intende ovviamente in senso astronomico! Tutti questi oggetti hanno almeno la massa del Sole, concentrato entro un diametro di pochi, o poche decine, di chilometri.

Binaria: Un sistema formato da due oggetti in orbita l’uno attorno all’altro.

Stella di Neutroni: Un oggetto estremamente denso risultante dal collasso di una stella massiccia.

Buco nero: Una regione dello spazio-tempo determinata da una massa estremamente compatta, in cui la gravità è cosi intensa che impedisce a tutto, inclusa la luce, di uscire.

Rotazione (spin in inglese): Quantità che misura quanto un oggetto ruota intorno a sé stesso. Per esempio, la Terra ruota una volta ogni 24 ore.

Pulsar: Stella di neutroni osservata per mezzo degli impulsi di radiazione elettromagnetica (generalmente nella banda radio) che essa emette. Una grande parte delle stelle di neutroni che crediamo esistano non possono essere osservate come pulsar, o perché non emettono segnali elettromagnetici sufficientemente forti, oppure perché non li emettono in direzione della Terra.

Un grazie sentito alla guida che ha accolto le domande dei visitatori fornendo risposte compe

Tutte le immagini sono state realizzate da Alberta durante la visita guidata

1° agosto 2024: Earth Overshoot Day

Di Alessandro Campiotti

Il 1° agosto ha segnato il giorno dell’esaurimento delle risorse naturali prodotte dal pianeta per il 2024. In soli sette mesi l’umanità ha consumato il budget ecologico di un anno, aprendo ufficialmente la strada a cinque mesi di deficit ecologico. Cosa fare per invertire questa tendenza? Cause e soluzioni

Lo scorso 1° agosto è stato l’Earth Overshoot Day o Giorno del sovrasfruttamento terrestre, in cui abbiamo esaurito le risorse naturali generate dal pianeta per il 2024, e abbiamo iniziato ad utilizzare quelle necessarie per l’anno successivo, andando in deficit ecologico. La data è stata calcolata dal Global Footprint Network in base al rapporto su base annua tra la biocapacità globale, cioè la capacità di rigenerazione da parte degli ecosistemi, e l’impronta ecologica umana, che misura il consumo di risorse naturali da parte dell’uomo, il tutto moltiplicato per i 365 giorni dell’anno. In soli sette mesi, l’umanità ha consumato in media le risorse che il pianeta produce durante un intero anno, contribuendo allo sfruttamento e al degrado degli ecosistemi e producendo una serie di conseguenze negative, quali la deforestazione, la perdita di biodiversità, il consumo di suolo, l’inquinamento atmosferico e l’aumento netto di emissioni di anidride carbonica (CO2).

L’impronta carbonica globale, che misura le emissioni di gas serraprodotte nel mondo dalle più diverse fonti, è tra i principali parametri utilizzati per stimare il grado di sfruttamento delle risorse naturali. A questo proposito, l’ultimo rapporto pubblicato dall’Agenzia Internazionale dell’energia (IEA) nel 2023, certifica che immettiamo in atmosfera una quantità di CO2 superiore a quella sequestrabile da parte degli ecosistemi, sfiorando i 40 miliardi di tonnellate annue. In una situazione di tale deficit ecologico, la naturale biocapacità del pianeta di rigenerarsi e fornire servizi ecosistemici diventa un fattore limitante, in quanto l’area totale biologicamente produttiva, misurata in ettari globali (gha), risulta inferiore all’area utilizzata dall’uomo per la produzione dei più diversi beni e servizi, come cibo, legname, energia, strade, infrastrutture, smaltimento rifiuti ecc. Il report stilato dai ricercatori del Global Footprint Network nel 2022, stima la biocapacità globale in 1,6 ettari pro capite, a fronte di un’impronta ecologica di 2,8 ettari, con un deficit netto annuo di -1,2 ettari biologicamente produttivi. Di questo passo, con uno sfruttamento del 170% annuo delle risorse naturali, risulta sempre più difficile la sfida dell’inversione di marcia. Eppure, l’Overshoot Day non ha sempre rappresentato una preoccupazione per la società. Fino agli anni ’60, il rapporto tra biocapacità e impronta ecologica era sostanzialmente in equilibrio, basti pensare che nel 1974 questa giornata cadeva solo il 30 novembre, con appena un mese di anticipo rispetto alla fine dell’anno. Successivamente la tendenza al sovrasfruttamento terrestre è andata gradualmente aumentando, anticipando ogni anno il giorno dell’Overshoot, per arrivare al 1° agosto di quest’anno, un giorno prima del 2023. Tuttavia, va ricordato che non tutti i paesi contribuiscono allo stesso modo all’impronta ecologica globale. L’Italia, per esempio, è tra gli stati a più elevato debito ecologico, dal momento che nel 2024 ha raggiunto l’Overshoot appena il 19 maggio, consumando risorse naturali al ritmo di 2,6 pianeti in un anno.

Nonostante i numeri esprimano chiaramente quanto l’elemento antropico stia agendo a discapito di quello naturale, per cercare di invertire questa tendenza, il Global Footprint Network ha posto all’attenzione degli stati e delle opinioni pubbliche una strategia di interventi costruita toccando cinque aree chiave: città, energia, cibo, popolazione, pianeta. Le soluzioni proposte, in linea con l’Agenda 2030 dell’ONU sullo sviluppo sostenibile, vanno dalla conservazione della natura alla tutela della biodiversità, dall’agricoltura rigenerativa alla pesca sostenibile, dalla riduzione del consumo di carne al contenimento dello spreco alimentare, dal potenziamento delle energie rinnovabili al risparmio energetico. Per fare qualche esempio pratico, una riduzione del 50% dello spreco alimentare globale, oggi pari a 1,3 miliardi di tonnellate annue, consentirebbe di guadagnare 13 giorni sul calendario dell’Overshoot, mentre il dimezzamento del consumo di carne farebbe guadagnare altri 17 giorni. Tuttavia, la problematica che più di altre contribuisce all’impatto antropico sul pianeta sono le emissioni di CO2 in atmosfera, il cui taglio del 50% su scala globale si tradurrebbe in uno spostamento in avanti dell’Overshoot Day di ben tre mesi, raggiungendo all’incirca i livelli di mezzo secolo fa.

Per approfondire:

https://www.wwf.it/  Il 1° agosto 2024 è l’Overshoot Day globale.

https://overshoot.footprintnetwork.org/.

Global Footprint Network, Estimating the Date of Earth Overshoot Day 2022.

Foto di intestazione: Global Footprint Network www.footprintnetwork.org

Bere il mare

Da il post.it di lunedì 8 luglio 2024

foto da Il Post.it

In Sicilia da alcune settimane si discute sulla riapertura del dissalatore di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, per trattare l’acqua di mare e renderla potabile in modo da ridurre i forti problemi legati alla siccità degli ultimi mesi. La Regione ha previsto un milione di euro di spesa e alcuni mesi di lavoro per riattivare l’impianto fermo da 12 anni, ma sono stati espressi alcuni dubbi considerati i costi. I dissalatori consumano infatti molta energia e producono acque di scarto difficili da gestire: per questo sono ancora relativamente poco utilizzati in tutto il mondo, anche se negli ultimi decenni ci sono stati progressi nel miglioramento dei sistemi per renderli più efficienti dal punto di vista energetico.

Il 97 per cento dell’acqua presente sulla Terra è salato: è presente nei mari e negli oceani e non può essere bevuto né tanto meno utilizzato per l’agricoltura. Il resto dell’acqua è dolce, con il 2 per cento conservato nei ghiacciai, nelle calotte polari e negli accumuli di neve sulle montagne e l’1 per cento disponibile per le nostre esigenze e quelle dei numerosi altri organismi che per vivere hanno bisogno di acqua quasi totalmente priva di sali, a cominciare dal cloruro di sodio (NaCl, quello che comunemente chiamiamo “sale da cucina”). In media l’acqua marina contiene il 3,5 per cento circa di sale, una concentrazione sufficiente per causare danni ai reni ed essere letale.

Quell’1 per cento di acqua dolce sarebbe più che sufficiente, se non fosse che non è distribuito uniformemente nel pianeta: ci sono aree in cui abbonda e altre in cui scarseggia, in assoluto oppure a seconda delle stagioni e delle condizioni atmosferiche. Il cambiamento climatico in corso negli ultimi decenni ha peggiorato le cose con aree che sono diventate più aride, riducendo le possibilità di accesso per milioni di persone all’acqua dolce. Stando alle stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), circa 2 miliardi di persone vivono in zone del mondo in cui il reperimento dell’acqua è difficoltoso e solo nel 2022 almeno 1,7 miliardi di persone hanno avuto accesso per lo più ad acqua contaminata, con seri rischi per la salute.

Leggi tutto su www.ilpost.it/2024/07/08/dissalatori-dissalazione-acqua-mare/

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