Il suolo, una risorsa limitata di cui non possiamo fare a meno

Di Alessandro Campiotti

Ogni secondo in Italia vengono consumati 2,3 m2 di suolo fertile, con una perdita di servizi ecosistemici che si traduce in una serie costi ambientali, economici e sociali. È necessario rallentare questo fenomeno potenziando le azioni di rinaturalizzazione e risanando i terreni degradati e inquinati con pratiche agronomiche conservative e rigenerative.

Foto di Alessandro Campiotti

Lo scorso 5 dicembre si è tenuta la Giornata mondiale del suolo, istituita dalla FAO nel 2014 per porre l’attenzione dell’opinione pubblica su un tema troppo spesso sottovalutato, che riguarda una risorsa limitata, non rinnovabile e al tempo stesso necessaria per la vita dell’essere umano sul pianeta. Il suolo è un sistema naturale dinamico e multifunzionale, responsabile di una serie di servizi ecosistemici essenziali per le attività umane e la sopravvivenza degli ecosistemi. Le sue principali funzioni ecologiche vanno dalla riserva idrica alla produzione alimentare, dalla fornitura di habitat per la biodiversità alla regolazione del clima e del ciclo del carbonio, dalla riserva del patrimonio genetico alla conservazione del capitale naturale. Sebbene i processi di formazione del suolo siano estremamente lenti e richiedano centinaia o addirittura migliaia di anni, il suo consumo per cementificazione e/o impermeabilizzazione corre molto più rapidamente, raggiungendo i 2,3 m2 al secondo. Le dinamiche di questo fenomeno a livello nazionale sono state approfondite da un recente rapporto redatto da SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), intitolato “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”.

Il Rapporto afferma che nel 2023 il territorio italiano è stato oggetto della realizzazione di nuove coperture artificiali – reversibili o irreversibili – che hanno determinato un consumo di suolo pari a 72 km2 (7200 ettari), con un dato medio di circa 20 ettari al giorno. Tuttavia, considerando che nello stesso periodo sono stati ripristinati circa 8 km2 (800 ettari) di aree naturali o seminaturali grazie ad interventi di demolizione edilizia, smantellamento di cantieri e azioni di rinaturalizzazione, il consumo netto è stato di 64 km2 (6400 ettari), ancora troppo alto per un bilancio rispettoso del territorio. Inoltre, sottolinea il Rapporto, questo aumento di uso del suolo, trainato da una crescente urbanizzazione, risulta in controtendenza rispetto ai dati demografici, che da diversi anni sostengono una situazione di sostanziale decrescita della popolazione residente in Italia. Per queste ragioni, il consumo di suolo pro-capite è aumentato negli ultimi due decenni, passando dai 348 m2 del 2006 ai 365 m2 del 2023. Questo andamento viene confermato nella gran parte Paese, dal momento che quindici delle venti regioni italiane presentano un livello di suolo consumato superiore al 5%, con picchi del 12% in Lombardia e Veneto e del 10% in Campania.

La costante perdita di terreni fertili ai fini delle diverse attività antropiche e il graduale depauperamento e inquinamento del suolo causato dalle pratiche di agricoltura intensiva, hanno prodotto nel tempo non solo danni ambientali, ma anche elevati costi economici e sociali. A questo proposito, si stima che negli ultimi venti anni il costo economico del consumo di suolo sia stato di circa 8 miliardi di euro all’anno, legato in particolare alla perdita o alla riduzione dei servizi ecosistemici ad esso associati. Tra questi, risultano messi in discussione la capacità di trattenuta idrica, fondamentale per l’idratazione del terreno e il contenimento delle inondazioni, e la presenza di microrganismi come funghi e batteri, responsabili dell’assorbimento della CO2 atmosferica e del suo stoccaggio sotto forma di carbonio e sostanza organica, materia ricca di nutrienti che rende il suolo fertile e ne supporta la produzione agricola. Un buono stato di salute del suolo, permeabile e ricco di biodiversità, non garantisce solo la sicurezza alimentare, ma condiziona sensibilmente la sicurezza del territorio rispetto al fenomeno dell’erosione e del conseguente dissesto idrogeologico, che rappresenta una delle principali cause di vulnerabilità della nostra penisola.

Per tali ragioni, risulta indispensabile attuare un pacchetto di interventi per invertire la rotta del consumo di suolo, partendo dal potenziamento delle azioni di rinaturalizzazione, in modo tale da equilibrare nel tempo il bilancio tra suolo consumato e suolo risanato. A questo riguardo, la Legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), approvata nel 2024 dal Parlamento europeo, prevede che gli Stati membri dell’UE si impegnino a ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi degradati entro il 2030. L’azione di risanamento ambientale mira all’azzeramento della perdita netta di suolo in migliaia di comuni italiani (oltre il 40% del totale), nei quali la futura realizzazione di nuove costruzioni sarà vincolata al contestuale ripristino di aree naturali, per esempio tramite la progettazione di soluzioni basate sulla natura (Nature-based Solutions), come le infrastrutture verdi in ambiente rurale o urbano, che migliorano la connettività tra i diversi elementi naturali e seminaturali del territorio e ne potenziano il flusso di servizi ecosistemici. Per quanto riguarda il miglioramento dello stato di salute dei terreni agricoli degradati o inquinati, invece, è possibile intervenire attuando pratiche agronomiche conservative per tenere il suolo coperto e prevenirne l’erosione, e pratiche rigenerative che consistono nella coltivazione di colture capaci di assorbire i metalli pesanti accumulati, determinando nel tempo veri e propri processi di fitodepurazione.


Per approfondire:

Di Stefano, A. Nicosia, V. Pampalone, V. Ferro, Soil loss tolerance in the context of the European Green Deal, Heliyon, Volume 9, Issue 1, 2023,
https://doi.org/10.1016/j.heliyon.2023.e12869.

Greiner L., Keller A., Grêt-Regamey A., Papritz A., Soil function assessment: review of methods for quantifying the contributions of soils to ecosystem services, Land Use Policy, Volume 69, 2017,
https://doi.org/10.1016/j.landusepol.2017.06.025.

Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA):
Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” 2024
https://www.snpambiente.it/temi/suolo/consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici-edizione-2024/.

Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente Facebook

Venerdì 6 dicembre 2024, “Una giornata particolare” promossa dal CSV Centro Servizi Volontariato di Padova e Rovigo


In occasione della Giornata Internazionale del Volontario che si celebra ogni anno il 5 dicembre, il CSV di Padova e Rovigo rinnova l’appuntamento con la manifestazione “Una Giornata Particolare”. L’evento, giunto alla sua diciassettesima edizione, è dedicato agli studenti e alle studentesse di tutte le scuole di ogni ordine e grado e ha come obiettivo la conoscenza delle associazioni di volontariato attive sul territorio.

L’iniziativa, realizzata il 6 e 7 dicembre 2024, ha rappresentato un’occasione
importante per sensibilizzare i più giovani ai valori dell’impegno civile, della cittadinanza attiva e della solidarietà, favorendo un contatto diretto con le realtà che quotidianamente operano per il bene comune. Quest’anno gli incontri tra studenti e volontari hanno preso spunto dall’Agenda 2030 con i suoi 17 obiettivi. Per raggiungere questi traguardi è fondamentale unire tutte le componenti della società: il settore pubblico, il mondo
imprenditoriale, la grande distribuzione, coinvolgendo tutta la società civile attraverso una corretta informazione.

La nostra Associazione ha avuto l’opportunità di incontrare due gruppi classe dell’Istituto Tecnico “G. Marconi” nella sede succursale di Via delle Cave a Padova.

L’approccio con gli studenti tra i 16 e 18 anni è stato aperto e proficuo. Partendo dal nome del nostro sito: https://www.scienzaegoverno.org/e dal nome stesso della nostra associazione “Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente” i ragazzi sono stati stimolati a individuare la funzione di quella “e” tra Scienza e Governo: “una e che congiunge”, ha affermato un gruppo di alunni dopo un breve confronto. Il nesso tra la Scienza e il Governo inteso come gestione del territorio e uso delle risorse è emerso fin da subito: questa generazione ha le idee chiare. I ragazzi hanno citato la mala gestione del territorio in fatto di calamità naturali. Hanno mostrato la consapevolezza che il cambiamento climatico è legato alle attività antropiche e che i governi devono partire dai dati scientifici.

Abbiamo chiesto di osservare il logo della nostra Associazione, nata nel 1981 e di fare sintesi del nome “Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente” per ipotizzare, considerando la slide aperta sui 17 obiettivi dell’agenda 2030, quali avremmo approfondito in questo incontro di circa 40 minuti. Dopo breve confronto tra studenti, sono usciti i 2 obiettivi che maggiormente si avvicinano alla nostra mission come associazione: il 12 (adottare un approccio rispettoso dell’ambiente ai prodotti chimici e ai rifiuti. Il volume dei rifiuti dovrà essere notevolmente ridotto, grazie al recupero, riutilizzo e risparmio) e il 15 (Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita di biodiversità).

Abbiamo potuto così presentare alcune slide preparate appositamente per studenti di classe seconda di questo Istituto tecnico. La presentazione è stata svolta in modo “partecipato”. Gli studenti, sono stati invitati a leggere e interpretare il messaggio che si voleva dare.


La slide relativa al consumo di suolo nella regione Veneto e l’impatto che ha sull’equilibrio idrogeologico, stimola l’intervento di uno studente che ha parlato letteralmente del trabocco dei tombini nell’area cittadina e non solo.

Molto interesse ha destato la slide sul profilo del suolo-sottosuolo, dell’alta padovana, con le falde acquifere superficiali e quelle confinate. Falde che, nelle province di Vicenza, Padova e Verona risultano inquinate da PFAS (sostanze perfluoroalchiliche o acidi perfluoroacrilici, prodotti chimici di sintesi ampiamente utilizzati dall’industria in quanto idrorepellenti e oliorepellenti.

E’ emersa ancora una volta la consapevolezza che l’uomo può e deve essere artefice del suo futuro.

Questi ragazzi vivono nel contesto territoriale del “Nord Est”, fortemente industrializzato e con una richiesta di tecnici del settore tecnologico molto alta vista la presenza di numerose aziende meccaniche, elettrotecniche, elettroniche, chimiche, cui va aggiunto il settore della logistica. Interporto, strutture aeroportuali e infrastrutture stradali di grande rilievo forniscono occupazione ma anche pesanti risvolti sull’equilibrio ambientale.

La conoscenza e la competenza che raggiungeranno questi studenti nel corso degli studi dovranno necessariamente incontrare la sostenibilità del consumo di risorse, la riduzione dei rifiuti, il riutilizzo e la transizione ecologica verso il raggiungimento, in particolare, degli obiettivi 12 e 15 dell’agenda 2030.

Il ruolo delle Istituzioni scolastiche, soprattutto nel caso degli Istituti Tecnici, è fondamentale. Il rapporto tra docente e studenti/studentesse, deve essere improntato alla fiducia e al sostegno di personalità in via di maturazione, deve, inoltre, essere aperto e di supporto alla genitorialità in una contingenza sociale in cui la famiglia è talvolta ostile nei confronti della classe docente.

Le competenze tecnologiche dei ragazzi raggiunte nei cinque anni di formazione, sia che scelgano di metterle a frutto all’acquisizione del diploma o che proseguano con un percorso universitario, sono fondamentali per il futuro a breve e a lungo termine dell’individuo e della comunità.

Un grazie ai docenti che ci hanno ospitato e hanno manifestato disponibilità nei confronti degli allievi e della nostra Associazione impegnata da decenni sul tema della sostenibilità.

Alberta

Sostenibilità intelligente. Sfide e prospettive per le tecnologie green del futuro

Un evento sulla sostenibilità green organizzato dall’Università di Padova per la Cittadinanza

di Laura Galvani


Venerdì 29 novembre 2024, presso il Palazzo della Salute di Padova, si è svolto l’evento “Sostenibilità intelligente. Sfide e prospettive per le tecnologie green del futuro”, organizzato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DEI) dell’Università di Padova, nell’ambito della Terza Missione dell’Università.

Tavola rotonda (Foto di Laura Galvani)

Con “Terza Missione” ci si riferisce all’insieme delle attività di trasferimento scientifico, tecnologico e culturale e di trasformazione produttiva delle conoscenze, attraverso processi di interazione diretta dell’Università con la società civile e il tessuto imprenditoriale. L’obiettivo è quello di promuovere la crescita economica e sociale del territorio, affinché la conoscenza diventi strumentale per l’ottenimento di benefici di natura sociale, culturale ed economica. La Terza Missione si affianca alle altre due missioni istituzionali dell’Università, ovvero Didattica e Ricerca.

Nel pieno spirito della Terza Missione, questo evento è stato rivolto a tutta la cittadinanza, per divulgare le conoscenze che si sviluppano all’Interno del DEI. Studenti, associazioni, istituzioni, aziende e pubblico generico hanno risposto numerosi all’invito del nostro dipartimento, riempendo quasi completamente la sala conferenze del Palazzo della Salute.

Il titolo scelto racchiude due messaggi: da un lato la sostenibilità ambientale, tema molto dibattuto fin dagli anni Ottanta, anche dal Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente di Padova, che nel 1982 ne parlò – tra i primi in Italia nelle sue pubblicazioni.

L’altro tema riguarda gli strumenti “Smart” o intelligenti, a supporto della sostenibilità. Ma, come ha sottolineato durante il suo intervento d’apertura il professore Angelo Cenedese, ordinario di Automatica e responsabile del progetto Terza Missione del DEI, deve sempre esserci l’essere umano al centro, per interpretare i dati e agire di conseguenza, senza delegare alcuna decisione all’intelligenza artificiale.

Dopo i saluti istituzionali e la presentazione dell’evento da parte di Ruggero Carli, professore associato di Automatica presso il DEI, è intervenuto il vicesindaco del Comune di Padova, Andrea Micalizzi, che ha sottolineato le azioni che sta compiendo l’Amministrazione in tema di sostenibilità ambientale, soprattutto per ridurre le emissioni climalteranti. Azioni riconosciute anche a livello europeo, tanto che Padova, unica città del Veneto, è stata scelta come città pilota insieme a 100 città europee per arrivare alla neutralità climatica entro il 2030. Obiettivo stabilito dalla missione dell’Unione Europea per le città climaticamente neutre e intelligenti all’interno del programma di ricerca e innovazione Horizon Europe per gli anni 2021-2027. Per incrementare le politiche di sviluppo sostenibile e promuovere una cultura della sostenibilità nella nostra comunità, ha concluso il vicesindaco, è pertanto fondamentale lavorare tutti insieme, Municipio e altri soggetti.

Il professore Daniele Visioni, dottore di ricerca in chimica e fisica dell’atmosfera, in collegamento dagli Stati Uniti, dove insegna alla Cornell University, ha spiegato che la comunità di scienziati esperti del clima è unanime nell’affermare che le attività umane stanno giocando un ruolo rilevante nell’aumento delle temperature globali. Anche se parlando del clima stiamo comunque ragionando su una teoria scientifica, le previsioni sono sempre più robuste nel dimostrare che l’influenza umana ha riscaldato l’atmosfera, l’oceano e le terre emerse, con un’incidenza che non si era mai vista in duemila anni. In particolare, gli studi pubblicati dall’IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change), il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, dimostrano che c’è una correlazione tra questa teoria e, per esempio, le osservazioni fatte dai satelliti che ci permettono di misurare le lunghezze d’onda del disequilibrio climatico. Oggi si misura anche la traccia isotopica del carbonio prodotto dai combustibili fossili che è diversa, come traccia, da quella prodotta da animali e piante.

Cosa possiamo aspettarci da modelli e predizioni?

Nonostante il livello di confidenza dei modelli, l’incertezza rimane, poiché la discriminante è ciò che farà la società umana. IPCC, pertanto, informa i governi, sottolineando che il futuro dipende da noi e dalle scelte che porteremo avanti.

Decarbonizzare per mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico che stiamo vivendo è, dunque, estremamente necessario. Ma si sta investendo in questo senso? Manuel Gallio, laureato al DII (Dipartimento di Ingegneria Industriale) di Padova ed esperto del mondo industriale, ha illustrato qual è il trend degli strumenti finanziari nei sistemi energetici attuali e del prossimo futuro, per poter capire quali sono gli investimenti che dovremmo aspettarci dagli Stati nel settore dell’energia. Si punterà sulle rinnovabili o dovremo ancora continuare ad utilizzare il gas, oppure il nucleare sarà una valida alternativa?
Senza entrare nelle questioni politiche, essendo questo un intervento di tipo tecnico di alto profilo, abbiamo compreso cosa è realistico aspettarsi dagli investimenti finanziari.

L’analisi del dottor Gallio ci dice che un mix di tecnologie rinnovabili, come l’eolico off-shore e il solare, e tecnologie efficienti che utilizzano il gas o addirittura mini-reattori nucleari per alimentare i data center, sono la soluzione migliore per cercare di andare incontro – realisticamente in questo momento – agli obiettivi sul clima, diminuendo l’aumento della temperatura mitigando le emissioni di CO2.

Dopo questo intervento di stampo più economico-finanziario, si è passati alle attività di ricerca del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione a favore della decarbonizzazione, con Mirco Rampazzo, professore associato in Automatica del DEI.
Nel suo intervento, intitolato “Il ruolo dell’ICT nell’era dell’Internet dell’energia”, ha spiegato che l’Internet dell’energia è, in pratica, un sistema di sistemi, dove la possibilità di mettere insieme diverse forme di energia diventa molto ampio. In questa complessità, l’intelligenza dentro le tecnologie che sviluppiamo può essere utile per accelerare la transizione energetica tanto auspicata: in questo senso, il ruolo dell’ICT (Information and Communication Technologies) nell’era dell’Internet dell’energia, diventa cruciale.

Infine, il professore Paolo Mattavelli, del “Centro studi di Economia e Tecnica dell’Energia Giorgio Levi Cases”, ha parlato delle iniziative del centro interdipartimentale dell’Università di Padova a favore dei Ricercatori, per dare loro la possibilità di fare progetti in tematiche non presenti nel loro dipartimento, ma comunque nel campo delle fonti di energia, della loro trasformazione, distribuzione e utilizzo finale. Tra i vari progetti dei ricercatori, ne citiamo due: “Smart Power-Electronic Hub” e “Liquefied Natural Gas as a Sustainable Alternative maritime fuel”.

Dopo gli interventi degli esperti del mondo accademico e dell’industria, si è tenuta una tavola rotonda con alcune Associazioni del territorio, che hanno condiviso “buone pratiche” e riflessioni sulla sostenibilità.

Hanno partecipato i rappresentanti di due Associazioni studentesche – LEDS for Africa e Catharsis – e una Associazione – Radici Future 2030 – che ogni anno propone un festival della sostenibilità a Bassano del Grappa promuovendo progetti che coinvolgono ragazzi delle scuole superiori e aziende.
Tutte queste realtà si stanno prodigando per cercare di promuovere un rafforzamento nella coscienza delle persone. È stato particolarmente interessante il racconto dei progetti attuati per la sostenibilità, con ricadute tangibili e positive sulle comunità interessate, siano esse in Africa o nel nostro territorio.

Un aperitivo di networking con tutti i presenti – oltre 80 persone – ha chiuso l’evento che, ne siamo certi, ha trasmesso un messaggio positivo. Tutti insieme possiamo davvero fare qualcosa di importante e utile per contribuire alla sostenibilità del nostro pianeta e al benessere delle generazioni future.

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