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I Millennials in marcia contro il cambiamento climatico

Lo scorso 15 marzo si è tenuto in oltre 120 paesi del mondo lo “Sciopero globale per il clima”. Centinaia di migliaia di giovani – secondo alcuni, milioni – hanno marciato per chiedere ai Capi di Stato e di governo di adottare misure più incisive di contrasto al cambiamento climatico. Quello che oggi appare come un movimento globale di giovani attivisti per il clima è nato lo scorso agosto dall’iniziativa della giovane studentessa svedese Greta Thunberg. 


Appoggiamo incondizionatamente i giovani che partecipano agli “scioperi per il clima” e critichiamo quanti li accusano di non comprendere la complessità del fenomeno del cambiamento climatico.

Slavoj Žižek, Auditorium Parco della Musica di Roma, 15 marzo 2019

 

Agosto 2018, un giorno come tanti, la studentessa svedese di quindici anni Greta Thunberg decide di non andare più a scuola e di protestare davanti al Parlamento, a Stoccolma, con un cartello con scritto Skolstrejk för klimatet (“Sciopero per il clima”). Da quel giorno, Greta decide che ogni venerdì farà la stessa cosa finché il suo Paese non darà risposte concrete sul fronte della lotta al cambiamento climatico (Figura 1). Passano alcune settimane e cresce l’attenzione dei media, dapprima quelli locali, ma poi, gradualmente, la storia della giovane Thunberg supera i confini della Svezia, finendo sui giornali di mezzo mondo. Da allora la giovane attivista è intervenuta alla ventiquattresima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP24), al World Economic Forum di Davos e alla sessione plenaria del Comitato economico e sociale dell’Unione europea, ispirando con i suoi discorsi centinaia di migliaia di ragazzi in tutto il mondo e invitandoli a seguire la strada da lei intrapresa.

 

Figura 1. Greta Thunberg manifesta davanti al Parlamento Svedese con un cartello con scritto “Sciopero per il clima”

 

E sembra che i giovani abbiano colto il messaggio. Lo scorso 15 marzo centinaia di migliaia di giovani – secondo alcuni, milioni – hanno marciato in oltre 120 paesi del mondo per chiedere ai Capi di Stato e di Governo di adottare misure più incisive nella lotta ai cambiamenti climatici. Il Global strike for future (“Sciopero globale per il clima”) arriva dopo mesi di manifestazioni, i Fridays for future (“Venerdì per il futuro”), organizzati ogni venerdì in diverse città del mondo sul modello dell’iniziativa lanciata dalla giovane Thunberg (Figura 2). Lo “Sciopero globale per il clima”, che ha toccato anche l’Italia, uno dei paesi europei con il maggior numero di manifestazioni registrate, vuole porre l’accento sulla necessità di agire contro gli effetti devastanti di un clima che muta sempre più rapidamente.

 

Figura 2. Mappa delle città che hanno aderito allo “Sciopero globale per il clima” del 15 marzo

 

Dall’aumento della temperatura globale all’inquinamento atmosferico, dallo scioglimento dei ghiacciai all’innalzamento del livello delle acque di mari e oceani, dalle ondate di calore (in estate) a quelle di gelo (in inverno) agli innumerevoli rischi per la salute umana, sono questi solo alcuni dei temi che preoccupano i giovani di oggi, considerati l’ultima generazione (insieme con i loro genitori) che ha il dovere di cambiare passo. A dirlo non sono (solo) loro, ma anche i principali rapporti pubblicati sul tema del cambiamento climatico, in primo luogo, l’ormai celebre – perché continuamente citato quando si parla di clima – Special Report 15 dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), pubblicato ad ottobre 2018, secondo il quale ci restano 12 anni per salvare il Pianeta dalla catastrofe climatica. Infatti, stando al rapporto, se non si agirà tempestivamente, la temperatura globale raggiungerà la soglia dei +1,5 °C – indicata dall’Accordo di Parigi come “soglia-limite” entro la quale contenere l’aumento della temperatura globale – già entro il 2030, superando i 3 °C di aumento entro la fine del secolo. Inoltre, a conferma di quanto dicono (e dimostrano) da tempo i ricercatori di tutto il mondo, il 2018 è stato il quarto anno più caldo da quando sono cominciate le registrazioni, ovvero dal 1850, e il 2019, secondo i primi dati, confermerà il trend negativo (Figura 3).

 

Figura 3. Le temperature dell’aria nel mese di febbraio 2019 rispetto alla media riscontrata per lo stesso mese nel periodo 1981-2010 (fonte: National Centers for Environmental Information)

 

Insomma, quello che chiedono i giovani attivisti per il clima è di passare dalle parole ai fatti, portando avanti politiche di contrasto al cambiamento climatico più efficaci perché stiamo vivendo una vera e propria crisi climatica. “Non sono io l’inizio di questo movimento. Era già lì e serviva solo una miccia per farlo accendere”, ha dichiarato Greta Thunberg parlando nel corso della manifestazione organizzata davanti al Parlamento svedese lo scorso 15 marzo. “Viviamo una crisi da decenni che è stata ignorata. Se non agiamo ora – ha aggiunto la Thunberg, che nel frattempo è stata candidata per il premio Nobel per la Pace – poi sarà troppo tardi”.


Nota:

La foto che compare come immagine d’intestazione dell’articolo è stata scattata da Andrea Campiotti (autore dell’articolo) durante la manifestazione organizzata a Roma.

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Nuovo report sulla plastica del WWF. 100 milioni di tonnellate l’anno disperse in natura

Un nuovo report WWF fotografa gli impatti e propone soluzioni con due parole chiave: responsabilità e rendicontazione. La richiesta nell’assemblea UNEA-4 in corso a Nairobi è di un trattato globale vincolante per fermare l’inquinamento marino da plastica.


La lotta all’inquinamento da plastica in natura non sarà risolutiva finchè non vi sarà l’impegno di tutti i settori coinvolti nel ciclo di vita della plastica. È l’ora di affrontare il problema con strumenti efficaci su scala internazionale perché il mare non ha confini: urge un Trattato globale vincolante con un approccio unitario e condiviso che punti sulla responsabilità e la rendicontazione. È in sintesi il messaggio del WWF che accompagna il lancio del nuovo report "Responsabilità e rendicontazione, le chiavi per risolvere l’inquinamento da plastica" pubblicato al livello globale dall’associazione  pochi giorni prima dell’Assemblea delle Nazioni Unite sull’Ambiente (UNEA-4) che si sta svolgendo a Nairobi (11 – 15 marzo 2019). Per appoggiare tale richiesta il WWF ha  lanciato anche una petizione a livello mondiale: oltre 250.000 cittadini del mondo hanno già chiesto l’adozione di un nuovo Trattato globale sulla plastica. La plastica non è un materiale intrinsecamente cattivo, è un’invenzione che ha cambiato il mondo, rivoluzionando i campi più diversi, dalla medicina ai trasporti alla tecnologia. La plastica è diventata cattiva per il modo in cui industrie e governi l’hanno gestita e perché ha stravolto i sistemi di consumo delle nostre società, acquisendo con l’usa e getta il primato della comodità. Questo ha trasformato la plastica nel disastro ambientale planetario che oggi conosciamo. Quasi la metà di tutta la plastica dispersa in natura è stata prodotta dopo il 2000. Dopo solo pochi decenni di vita  oltre il 75% di tutta la plastica prodotta nel mondo è già divenuta un rifiuto. Sulla base dei risultati di questo studio, il WWF sollecita i governi, le industrie e i cittadini ad affrontare con urgenza e con un approccio condiviso il problema della plastica. L'assenza di una risposta sistemica efficace – a livello nazionale o internazionale – ostacola il progresso, minaccia l’economia sostenibile e ha conseguenze dirette sull'ambiente, le specie e le persone. 

 

I numeri della plastica

I numeri sulla plastica sono impressionanti: 396 milioni le tonnellate di plastica vergine prodotte su scala globale ogni anno, circa 100 milioni di tonnellate (pari a un terzo dei rifiuti plastici prodotti, che ammontano a 310 milioni di tonnellate) quelle che vengono disperse in natura al mondo per colpa della scorretta gestione della filiera della plastica. Se il contesto rimarrà immutato, entro il 2030 l’inquinamento da plastica raddoppierà rispetto all'attuale e gli oceani saranno gli habitat più colpiti poiché oggi è più economico scaricare la plastica in natura piuttosto che gestirla efficacemente fino a fine vita.

 

Una natura #plasticfree

Lo scenario per una natura #plasticfree contenuto nel report WWF dimostra che la generazione attuale ha il potere di invertire la rotta: entro il 2030, con un approccio più sistemico lungo tutto il ciclo di vita della plastica, si potrebbe ridurre del 57% i rifiuti plastici (pari a 188 milioni di tonnellate di plastica in meno). Già il bando della plastica monouso può ridurre la domanda di plastica del 40%. Questo, unito ad una crescita di plastica riciclata, potrebbe abbattere della metà la produzione di plastica vergine.L’eliminazione del monouso ridurrebbe il carico di plastica nei rifiuti di il 57% in meno rispetto all’attuale. Inoltre, migliorare la gestione dei rifiuti e incrementare il riutilizzo creerebbe un’economia della plastica priva di forme di inquinamento capace di creare oltre 1 milione di posti di lavoro nella filiera del riciclo e rilavorazione.


Approfondimenti:

Fonte:

Agenzia di stampa WWF

 

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“Schemi idrici 4.0: il settore dell’acqua pronto alla digitalizzazione”

Promosso da Nonsoloambiente.it si è svolto lo scorso 28 febbraio a Milano, presso la Centrale dell’Acqua, il convegno “Schemi idrici 4.0: il settore dell’acqua pronto alla digitalizzazione”, con la partecipazione dei referenti delle principali aziende del settore idrico e la presentazione di tre discorsi chiave riguardanti:

  • la possibilità e visione su investimenti nazionali, europei ed extraeuropei nel settore idrico;
  • la presentazione di una ricerca condotta da Nonsoloambiente.it in collaborazione con EMG Acqua sul percepito della risorsa acqua;
  • un contributo a cura di ASVIS sul tema dell’acqua, risorsa sostenibile. 

Tre le sessioni, una istituzionale e due tecniche, una sulla movimentazione fluidi e una sulla digitalizzazione, Il convegno dopo i saluti istituzionali è proseguito con la relazione del Direttore Generale di Utilitalia, Giordano Colarullo. “Nonostante la riforma iniziata nel 1994 con la Legge Galli non sia ancora del tutto compiuta – ha spiegato Colarullo  quello del servizio idrico integrato è un comparto in movimento. Grazie anche alla regolazione dell’ARERA, nell’ultimo quadriennio la media degli investimenti pro capite è passata da 34,4 a 41,5 euro, di cui il 76,6% finanziato da tariffa e il restante 23,4% proveniente da contributi e finanziamenti pubblici. Per quanto riguarda gli utili, che sono l’indicatore di un gestore efficiente capace di ridurre i costi e gli sprechi, solo l’11% viene distribuito a soci privati: il 17% viene distribuito a soci pubblici e il restante 73% viene trattenuto in azienda. Al contempo si registra un impegno sempre maggiore delle aziende verso la digitalizzazione dei servizi e il miglioramento della trasparenza e del rapporto con l’utenza. In questo quadro– ha continuato – si inserisce la proposta di legge in discussione alla Camera dei Deputati, che rischia di riportare indietro le lancette di quasi 30 anni, e di reintrodurre quei vincoli che sono all’origine del gap infrastrutturale oggi esistente: l’alternanza di finanziamenti legati alle stagionalità politiche anziché alle logiche progettuali e industriali”.

Riguardo al tema degli investimenti e delle risorse disponibili, Andrea Gallo, Publisher FASI.biz, dice che “Il settore idrico ha centinaia di milioni di finanziamenti in Italia, Europa e resto del mondo, sia per le infrastrutture che per innovare la tecnologia che le gestisce. Per sfruttare queste opportunità e metterle a sistema con benefici per le aziende, i territori e la collettività – continua Gallo – è necessario uno sforzo conoscitivo, sviluppo di competenze e supporto consulenziale strategico. La chiave per far crescere il settore sta nella relazione tra infrastrutture, innovazione tecnologica e attrazione della finanza privata per la realizzazione degli investimenti”.

Il primo gruppo tecnico, moderato da Maurizio Brancaleoni, presidente ATI Lombardia, si è posto come obiettivo quello di fornire uno stato dell’arte sui prodotti e la tecnologia vigente nel settore nel comparto strumentazione e movimentazione. Ad aprire la sessione Nicola Baraldi, di Caprari SpA che ha fin da subito puntualizzato come confrontarsi per innovare”, tema centrale del convegno, siano parole che esprimono numerosi concetti alla base del fare oggi buona impresa. Innanzitutto “confrontarsi” – spiega Baraldi – significa dare ascolto alle necessità di un mercato sempre più difficile, mentre “innovare” dare delle risposte concrete a queste domande creando, al tempo stesso, del valore aggiunto per il proprio business e per il sistema paese. Caprari da 75 anni – continua Baraldi– fonda ancora il suo sviluppo su queste direttrici ed è grazie a questi pilastri che oggi l’Azienda vende i suoi prodotti in tutto il mondo e dà lavoro a 700 persone su 4 continenti”.

In questa era digitale a proporsi nuovo leader tecnologico è ABB che, come dichiara Luca Grimoldi, Business Development Settore Idrico Italia e Sud, “passando da una cultura prettamente di prodotto, alla fornitura di un servizio basata sul know how di processo e automazione, si posiziona sul mercato come partner di innovazione per sviluppare soluzioni digitali mirate, creare valore e supportare lo sviluppo sostenibile del settore”

A parlare di digitalizzazione nel Gruppo tecnico sulla trasformazione dell’impianto idrico e delle relazioni con l’utente anche Giuliano Ceseri con “Water 4.0 – W 4.0”. Il gruppo telecontrollo di ANIE Automazione, l’Associazione confindustriale a cui aderiscono le aziende elettrotecniche ed elettroniche – spiega Ceseri– ha dato vita alla Task Force Acqua (TFA), che è impegnata in azioni e progetti volti a portare il sistema idrico del Paese all’eccellenza, divenendo interlocutore privilegiato di ARERA e di tutti i soggetti coinvolti nella gestione del servizio idrico integrato. Il tema di maggior interesse per TFA è, appunto – conclude Ceseri -la Digitalizzazione Water 4.0 (W 4.0)”. 

La digitalizzazione, dunque, come perno su cui ha ruotato il convegno Schemi idrici 4.0 è tema fondante della ricerca condotta e presentata da Fabrizio Masia, Direttore Generale di EMG Acqua, “Osservatorio sull’acqua in Italia”. Dal sondaggio emerge come circa il 65% degli italiani ritenga i servizi digitali utili per una risoluzione tempestiva dei problemi e per tenere sotto controllo bollette e contratti. Tuttavia, molte di queste persone non conosce in modo approfondito e non utilizza quotidianamente la strumentazione digitale e, ancora peggio, la ricerca ha fatto emergere come tre italiani su quattro dichiari di non informarsi proprio sulle questioni relative all’acqua. Disinformazione e digitalizzazione non ancora interiorizzata sono quindi i due punti nodali che sono parsi evidenti nel sondaggio di Fabrizio Masia.

Oltre a questo problema di carattere sociale, le nuove sfide, sostiene Stefano Tanì di MM S.p.A., riguardano “innovazione, sostenibilità e resilienza che si trovano oggi a fronteggiare i gestori dei servizi idrici nel contesto di una continua e profonda trasformazione digitale delle città. La visione industriale del Servizio Idrico di Milano è supportata da alcuni elementi gestionali e strumentali quali:

  • una strategia di lungo termine fino al 2037 che ha consentito di definire un percorso programmato e sostenibile per lo sviluppo delle infrastrutture con una copertura integrale dell'intero fabbisogno finanziario per gli investimenti, pari a circa 800 milioni di euro in 20 anni anche mediante l’emissione di un bond per 100 milioni di euro e un finanziamento da BEI per 70 milioni di euro;
  • la struttura multiservizio in house di MM S.p.A., con una divisione di ingegneria che assume un ruolo di centro di competenze, è un elemento strategico a supporto del Servizio Idrico. Le competenze di ingegneria supportano il percorso di innovazione del servizio con l’introduzione di tecnologie evolute: contatori smart, la posa in opera e il recupero senza scavo di tubazioni (No-Dig), l’installazione diffusa di sensoristica IoT sulla rete;
  • il rilevante impatto positivo generato dal Servizio Idrico Integrato di Metropolitana Milanese e dal suo sviluppo infrastrutturale in termini di occupazione nel territorio, sia con effetto diretto nel settore, sia con effetto indiretto sull’indotto.

Il rapporto qualità/prezzo dell’acqua distribuita, raccolta e depurata a Milano non teme confronti né in Italia né all’estero.“L’acqua è anche un tema fondamentale dell’agenda ONU 2030” evidenzia Luigi Di Marco, Coordinatore gruppo di lavoro Goals 6 e 14 di ASviS,“e non rappresenta solo il Goal 6 ma coinvolge anche le altre tematiche ambientali, quali l’integrità degli ecosistemi, tematiche sociali, essendo l’acqua riconosciuta come diritto umano fondamentale, e aspetti infrastrutturali e tecnologici. La visione olistica della tematica è essenziale per il conseguimento dei traguardi legati all’acqua e degli altri Goals dell’agenda 2030”.

In conclusione,  dichiara Emilio Benati,“Il mondo dell’acqua è pronto per l’applicazione delle opportunità tecnologiche che si profilano nel panorama internazionale. La rapidità con cui il processo avverrà –continua Benati – dipende da molti fattori sociali che riguardano soprattutto la prospettiva che vogliono darsi le utility; quanto vogliono investire in competenze; quanto vogliono investire sulla soluzione di figure giovani e quindi vicine all’utilizzo di tecnologie smart, ed infine, quanto vorranno essere vicine al servizio efficiente dei cittadini”.