All’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles grande successo per “L’arte triestina al femminile nel ‘900 d’avanguardia italiano ed europeo”
Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles,
fino al 31 luglio 2024
Ampio risalto è stato per altro dato da parte della stampa belga all’evento espositivo: tra gli altri, “La Libre Belgique”, il più importante e storico quotidiano belga in lingua francese, fondato nel 1883, ha dedicato all’esposizione, visitata e apprezzata finora da un ampio pubblico internazionale, un’intera pagina con un articolo molto approfondito e sensibile di Aurore Vaucelle, nota e brillante giornalista del settore cultura del quotidiano belga e fondatrice e conduttrice di “La Libre Explore”, sezione storico-culturale che accompagna i lettori in un viaggio di reportage e di approfondimento.
Traendo spunto dalla mostra, che racconta l’avanguardia delle donne triestine nella vita e nell’arte attraverso cinque artiste iconiche (Leonor Fini, Maria Lupieri, Maria Melan, Anita Pittoni, Miela Reina), Vaucelle traccia con maestria un ritratto inedito del milieu culturale triestino della prima metà del ‘900, costellato di personaggi d’eccezione, tra cui Joyce, Svevo e Saba, Leo Castelli, Gillo Dorfles, Bobi Bazlen. Che sarebbero divenuti noti a livello internazionale e che permearono di sé l’ambiente culturale triestino dell’epoca frequentato assiduamente dalle cinque artiste. Un milieu, nel cui controluce s’intravvedeva anche la figura dello psicanalista triestino Edoardo Weiss, allievo di Freud, che attraverso Trieste traghettò la psicanalisi in Italia.
Il fascino glamour di cui attualmente gode Trieste – “La città celeste” descritta dallo scrittore Diego Marani, da poco riscoperta da un pubblico internazionale – proviene certamente da questo passato d’eccezione, ora noto nel cuore d’Europa, grazie anche a questa mostra.
E vanno pure ricordati gli antichi e forti legami che sussistono fra Bruxelles e Trieste. La capitale belga, considerata nell’Ottocento la più bella città d’Europa in virtù dell’eleganza dei suoi edifici, dovuta anche ai ricchi proventi derivanti dalle miniere del Congo, fu meta di studio e di lavoro da parte di vari artisti di Trieste e dei territori limitrofi. Tra questi, per esempio, Edmondo Passauro (Trieste 1893 – 1969), ritrattista, pittore di figura e maestro di Leonor Fini, che influenzò molto la pittrice nell’ispirazione e nello stile almeno finchè lei partì per Parigi. Nel 1930 Passauro si trasferì a Bruxelles, apprezzato e richiesto soprattutto dall’aristocrazia belga e dalla ricca borghesia europea.
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