Secondo un rapporto dell’Eurostat l’Italia si conferma terza economia agricola in Europa, con 12 milioni di ettari di superficie utilizzata e il 12% del fatturato del settore dell’area Ue. L’Italia leader anche nel settore dell’agricoltura biologica: in testa alla classifica Sicilia, Puglia e Calabria. L’agricoltura biologica tema centrale al Salone Internazionale del biologico e del naturale in programma a Bologna dal 7 al 10 settembre.
L’Italia si conferma terza economia agricola in Europa
Con circa 12 milioni di ettari di superficie utilizzata, l’agricoltura italiana realizza oltre il 12% del fatturato del settore nell’area Ue, confermandosi terza economia agricola in Europa dopo Francia (17% del fatturato e 28 milioni di ettari) e Germania (13% e 15 mln di ettari). Questo è quanto emerge da un recente rapporto dell’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, sul settore agricolo in Europa. In particolare, l’agroalimentare, nel suo complesso, rappresenta una delle maggiori risorse economiche per l’Italia: 61 miliardi di euro di valore aggiunto, 1.4 milioni di occupati (pari al 5,5% degli occupati in Italia), di cui 900 mila impiegati nell’agricoltura, oltre 1 milione di imprese e 41 miliardi di euro di esportazioni. Questi alcuni dei dati presenti nell’ultimo “Rapporto sulla Competitività dell'agroalimentare italiano” realizzato da ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare). Dal rapporto emerge che il settore agricolo italiano, confrontato con quello degli altri Paesi europei, sembra che abbia retto e che stia reggendo tuttora meglio negli anni di crisi economica. La riduzione del numero di occupati in ambito agricolo, registrata in questi anni, risulta essere inferiore alla media europea: -6,7% a fronte del 17,5% di media all’interno dell’Unione europea. Inoltre, il settore, sebbene si sia arrestato a partire dal 2013, ha tuttavia recuperato circa il 3% negli ultimi 5 anni. Ciò è dovuto, sottolinea l’ISMEA, soprattutto alla spinta della componente giovanile tra gli occupati in agricoltura, in controtendenza rispetto alla dinamica negativa prevalente nel resto dei Paesi europei (-7,4%). Tuttavia, in Italia il salario medio annuo per il lavoratore agricolo risulta essere ancora tra i più bassi d’Europa: 7.930 euro rispetto ai 20.133 medi di tutte le altre attività economiche del Paese. Altra problematica che riguarda il settore agricolo nostrano è l’uso dei pesticidi, che ha drammatiche ricadute sulla salute degli ecosistemi e dei consumatori. Secondo l’Annuario dei dati ambientali ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), aggiornato al 2018, le acque superficiali e sotterrane italiane risultano contaminate da pesticidi e altri prodotti fitosanitari, in particolare da glifosato.
Tuttavia, fa sapere Legambiente nel suo rapporto “Stop Pesticidi – Analisi dei residui di pesticidi negli alimenti e buone pratiche agricole”, nel 2017 si sono registrate tracce di un solo residuo di pesticida nel 19,9% dei campioni di frutta, verdura e prodotti trasformati analizzati. Però, emerge dal rapporto, il 38,8% dei campioni analizzati mostrava la presenza di mix di sostanze particolarmente pericolose a causa degli effetti potenziati dall’azione sinergica dei vari componenti. Di qui e dall’urgenza di tutelare la salute del suolo e degli ecosistemi, nonché quella dei consumatori, nasce la richiesta sempre più crescente di prodotti ottenuti da colture biologiche, quindi senza l’utilizzo di sostanze di sintesi. A questo proposito, secondo un rapporto dell’ISPRA, nel 2016 oltre 300 mila ettari di terreno agricolo sono stati convertiti ad agricoltura biologica. Inoltre, secondo i dati SINAB (Sistema d’Informazione Nazionale sull'Agricoltura Biologica), aggiornati al 2017, la superficie adibita ad agricoltura biologica in Italia ha raggiunto quota 1 milione e 796 mila ettari, con una crescita del 20,4% rispetto al 2016. A detenere il record di maggiore superficie coltivata con metodo biologico in Italia è la Sicilia con 363.688 ettari. Seguono la Puglia con 255.853 ettari e la Calabria con 204.527 ettari. Nel complesso, la superficie biologica di queste tre regioni messe insieme detiene il 46% della superficie adibita ad agricoltura biologica a livello nazionale. Le stesse tre regioni sono prime anche nella classifica del numero di operatori nel settore: la Sicilia è in testa con 11.451 aziende operanti nel settore; seguono Calabria con 11.330 e Puglia con 10.029.
Al via a Bologna il Salone internazionale del biologico e del naturale
L’agricoltura biologica sarà il tema chiave del Salone Internazionale del biologico e del naturale in programma a Bologna dal 7 al 10 settembre. Giunto quest’anno alla sua 30esima edizione, il Salone ospiterà numerose aree espositive, convegni e workshop sui temi dell’agricoltura biologica, della sana alimentazione, della cura del corpo attraverso metodi naturali e del green lifestyle. Il Salone è organizzato da BolognaFiere in collaborazione con FederBio e con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e rappresenta un punto di riferimento per coloro che operano nel settore dell’agricoltura biologica, dove l’Italia è tra i maggiori leader in Europa e la cui crescita nel mondo dura ininterrottamente da oltre quindici anni (Figura 1).
Figura 1. Paesi dove è presente il comparto dell’agricoltura biologica
Secondo BioBank, la banca dati del settore biologico italiano, i negozi specializzati in prodotti bio in Italia sono 1.437, di cui oltre la metà concentrato nel Nord del Paese. In testa alla classifica dei prodotti bio più venduti compaiono uova, gallette di riso soffiato, confetture e affini, sostituti del latte, olio extra vergine d’oliva, latte, pasta integrale/farro (Figura 2). Inoltre, i prodotti bio sono confezionati in modo tale da distinguersi da quelli presenti sugli scaffali dei negozi che non vendono biologico (per il 40% dei consumatori italiani, ad esempio, il packaging ecologico di un prodotto è fondamentale per la vendita del prodotto stesso). In particolare sono due le categorie di prodotti che stanno incontrando sempre maggior interesse tra i consumatori italiani: quelli con proprietà benefiche per la salute e quelli vegetariani e vegani.
Figura 2. Prodotti biologici più venduti in Italia (fonte: Nielsen Trade Mis per Assobio, 2018)
La vendita dei prodotti vegani e vegetariani è in forte crescita: Mintel stima che l’11% di tutti i prodotti alimentari e delle bevande lanciati sui mercati internazionali nel 2018 siano stati vegetariani (il 5% è stato vegano). Questo significa che circa un prodotto su sei che ha fatto ingresso nel mondo dei consumi afferisce alla sfera “veg” (note a fine articolo). La crescita nelle vendite di prodotti vegetariani e vegani è a livello globale e riguarda non solo i consumatori che hanno intrapreso stili di vita vegetariani e vegani, ma un pubblico sempre più ampio, che attribuisce loro un valore sotto l’aspetto salutistico, etico e qualitativo. Non fa eccezione l'Italia, dove vegetariani e vegani rappresentano oggi circa l’8% della popolazione e dove sono presenti oltre 53 mila ristoranti con menù dedicati ad un'offerta “veg” (Rapporto Eurispes 2018). Al Salone Internazionale del biologico e del naturale a Bologna si parlerà anche di alimentazione vegana: è, infatti, in programma negli stessi giorni del Salone il VeganFest, il più importante appuntamento in Italia sul mondo del vegano.
Nota:
“Vegetariano”: deriva dall’ingl. “vegetarian”, tratto da veget(able), cioè “vegetale”. Il “vegetarianismo” consiste in una alimentazione limitata a cibi vegetali o, nelle forme meno radicali, estesa ad alcuni prodotti animali come uova, latte e i suoi derivati.
“Vegano”: adattamento ital. dell’ingl. “vegan”. Il “veganismo” è la concezione dietetica che rappresenta la forma più radicale del “vegetarianismo”, escludendo dall’alimentazione umana qualsiasi alimento di provenienza animale (e quindi anche latte e derivati, uova, miele) e consentendo solo l’uso di alimenti vegetali.
Fonte: Enciclopedia Treccani (www.treccani.it)