Come eravamo. Viaggio nell’Italia paleolitica

di Marco Peresani

Casa Editrice: Il Mulino

Pagine: 184

Data di uscita: 10-09-2020

prezzo di copertina € 12,00

ISBN: 8815286799

Il legame tra l’evoluzione dei nostri progenitori e l’ambiente è supportato da molteplici reperti presenti nei diversi siti della penisola frequentati dai primi Ominini fin dal Pleistocene, ovvero il primo periodo dell’Era quaternaria o Neozoica compresa tra 2,58 milioni e 11.700 di anni fa anni fa. Nel Quaternario l’assetto geologico delle catene alpine ed appenniniche, il percorso dei fiumi, la formazione delle pianure e il susseguirsi di glaciazioni hanno influito sulla straordinaria varietà geologica, zoologica e conseguente biodiversità. I nostri antenati hanno saputo utilizzare le risorse ambientali presenti nei pressi dei ripari più o meno temporanei a partire dalle rocce resistenti adatte alla scheggiatura che danno vita a industrie litiche via via più specializzate per la caccia e la lavorazione delle prede.

I Più antichi reperti individuati nella nostra penisola sono quelli rinvenuti nelle fessure carsiche di Apricena nel Gargano, relativi a fauna e industria litica attribuibile alle prime presenze ominine nell’Europa occidentale. La datazione è compresa tra gli 800.000 e i 600.000 anni fa.

I ripari studiati e campionati come ad esempio la Grotta di Fumane in Lessinia, oltre a lasciarci testimonianza di focolari e strumenti litici, confermano che la dieta dei nostri antenati stava variando e si rivolgeva anche ai volatili comuni in ambienti montani e rocciosi.

I nostri progenitori non disdegnavano affatto località marine. Ne sono esempi la grotta dei Balzi Rossi, sulla costa ligure, le grotte del Salento, i ripari sulle coste calabresi dove vengono rinvenuti resti di pesci e conchiglie, queste ultime utilizzate anche come raschiatoi. Testimonianze che il nostro cugino apprezzava una dieta varia ma soprattutto sfruttava le risorse a disposizione.

Un aggiornamento importante è relativo a Poggetti Vecchi nella bassa Maremma con 39 reperti di Digging sticks, frammenti di rami di bosso con evidenti tracce di lavorazione atta a farne strumenti per raccogliere tuberi o larve e insetti, insieme a resti ossei di uri, elefanti, cervi e caprioli. Questi reperti vengono datati 170.000 anni fa, attualmente un primato mondiale per quanto riguarda questi manufatti.

La Sicilia viene frequentata alla fine del tardo glaciale intorno ai 14.900 anni fa, ne sono esempi il riparo di Castello a Termini Imerese e le colline di Caltagirone, oltre alle coste ne sono esempi le grotte dell’Addaura, frazione di Palermo sul fianco nord-orientale del monte Pellegrino, dove compaiono figure antropomorfe e zoomorfe e la grotta di Cala dei Genovesi.

Determinare date o periodi precisi per il popolamento della penisola è impresa incerta e controversa: i ripari erano grotte, caverne, fessure, cavità con acqua potabile non lontano. Si sono spesso trovate tracce di più specie (e comunque di più gruppi umani) stratificate nella stessa superficie: Homo antecessor, Homo heidelbergensis, Homo neanderthalensis non necessariamente in ordine cronologico, talora compresenti nel territorio italiano di allora, solo molto dopo troviamo testimonianze dei sapiens, quasi alla fine del Pleistocene.

L’autore ci accompagna dalle Alpi alla Sicilia con la dettagliata descrizione dei ripari che, con i diversi reperti, forniscono indicazione sullo stile di vita, sulla socializzazione e sul rapporto con l’ambiente dei nostri antenati. Di grande importanza è il conclusivo viaggio nei musei, veri e propri scrigni di preziosi, luoghi che danno parola alle pietre, ossa e resti di focolari, grazie all’impegno di archeologi, paleo antropologi, curatori e operatori didattici.

Alberta

Come siamo diventati stupidi

Armando Massarenti

Edizione Guerini e Associati 2024
Pagine 208

Euro 18,00

Che siamo diventati tutti stupidi non oseremo dirlo. Sarebbe il colmo del politicamente scorretto. Diremo allora che, negli ultimi decenni, il principale vettore dell’intelligenza – un pensiero critico basato su un sapere solido, aperto e antidogmatico – è diventato merce sempre più rara tra i cittadini delle nostre società industrializzate, persino tra coloro che hanno conseguito una laurea. E se fosse proprio il «politicamente corretto», con i suoi annessi e connessi, ad aver contribuito a offuscare la nostra intelligenza? Insieme a Internet è tra i principali sospettati. Dal 2004 si è verificata un’inversione di tendenza, dopo un secolo di ascesa, del celebre «effetto Flynn» che misura l’intelligenza. Che cosa è successo?  Insieme a Internet è tra i principali sospettati….

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Il Grande Medio Oriente

Viaggio al centro della storia tra impero e anarchia

Robert D. Kaplan
Marsilio editore 2024
pp. 448
9788829720842
24 euro


La storia del Medio Oriente è oggi più che mai legata alla storia di tutto il mondo e della nostra civiltà.
Robert Kaplan, famoso politologo americano, autore di saggi su politica, affari esteri e viaggi, affronta il tema evidenziato nel sottotitolo del libro: “Viaggio al centro della storia tra impero e anarchia”, nel modo a lui più congeniale di raccontare la Geografia: il viaggio e il reportage intesi come «l’arte di superare la prima impressione».
Il Grande Medio Oriente di cui si occupa in senso lato è la regione islamica del deserto e delle pianure, la vasta area che va dal Marocco al Turkestan orientale, fino a lambire la Cina; dai Balcani allo Yemen; dalla realtà della Libia a quella dell’Afghanistan. Tra scoperte e memorie, la narrazione si dipana lungo l’Egitto, l’Etiopia, l’Arabia Saudita, l’Iraq e l’Iran. Kaplan insieme ai ricordi delle sue tante esplorazioni e delle letture di esperti, storici e scrittori, rievoca epoche e paesaggi, muovendosi agilmente tra realtà locali complesse, forte di un’unica certezza: «attraversare un paese, annusarne gli odori, guardare come si comportano le persone, non offre risposte definitive, ma aiuta. Permette di toccare con mano il terreno, per non lasciare che i luoghi reali si dissolvano e diventino astratti».

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